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Veneto / Se i sindacati confederali si alleano alle imprese contro le lotte nella logistica

Catene concorrenti della grande distribuzione, Legacoop, Cgil, Cisl e Uil, enti locali: tutti attorno allo stesso tavolo per contrastare le mobilitazioni dei lavoratori che chiedono garanzie nei cambi d’appalto. Il comunicato di SiCobas e Adl.

25 Gennaio 2016 - 15:53

Grande distribuzione : padroni, istituzioni, Cgil, Cisl, Uil, tutti uniti contro i lavoratori in lotta. Nasce la santa alleanza contro chi lotta per portare diritti e legalita’ all’interno dei magazzini.

Picchetto facchini all'Interporto di Parma (foto da twitter @AdlCobas)Il 19 gennaio si è riunito, convocato dalla dalla Regione Veneto, un tavolo che ha visto la partecipazione, oltre che della Regione Veneto, nella figura dell’Assessore Reg. al Lavoro Donazzan, della provincia di Padova, di Cgil, Cisl e Uil, Legacoop, le società Prix, Despar-Aspiag, Trasporti Romagna-Mg Service, Alì, Unicomm, avente come titolo: “contro mobilitazioni selvagge” e per chiedere ai Prefetti di tutte le provincie il “ripristino della legalita”. Questo tavolo è stato convocato dopo che nelle scorse settimane in alcuni dei magazzini di proprietà dei soggetti convocati si sono tenute iniziative di lotta che hanno posto come rivendicazioni il riconoscimento di alcuni obiettivi già ottenuti in moltissimi altri magazzini del settore: avere garanzie in caso di cambio di appalto, avere delucidazioni in merito alla chiusura del magazzino MaxiD di Montegalda dove operano 120 lavoratori, ottenere malattia e infortunio integrati al 100%, istituti contrattuali al 100%, un buono pasto, il riconoscimento dell’anzianità pregressa e la mezz’ora di pausa retribuita. Per avere un’idea della gravità di quanto accaduto il 19 gennaio, basti pensare che, da una parte si sono messe assieme catene di supermercati da sempre concorrenti, dall’altra, Regione, Provincia di Padova, Legacoop, Cgil, Cisl, Uil, hanno trovato il modo di condividere una comune crociata contro chi ha osato mettere in discussione una situazione divenuta oramai insostenibile dal punto di vista dei lavoratori. In particolare, dobbiamo ancora assistere a licenziamenti di massa in occasione di cambi di appalto, legittimati in qualche modo dalla legge. E, da parte delle Istituzioni e dei sindacati collusi, non una parola viene spesa contro questa “libertà” garantita dalla legge nel lasciare a casa le persone, o nel togliere diritti acquisiti, grazie al cambio di appalto. Così è successo nel magazzino Prix di Grisignano di Zocco, dove il giorno 15 di gennaio Prix dava disdetta alla cooperativa Leone, lasciando a casa tutti e 70 i lavoratori e ingaggiando una nuova cooperativa che immetteva nel magazzino nuovi lavoratori. Così succede in moltissime altre situazioni dove grazie al cambio di appalto si perdono per la strada diritti acquisiti o addirittura il posto di lavoro. Si tratta di una norma contrattuale infame, quella che non garantisce il passaggio di tutti i lavoratori in caso di cambio di appalto alle medesime condizioni, che deve essere essere assolutamente cambiata. Questo obiettivo, già conquistato con alcuni dei corrieri principali, deve diventare un obiettivo centrale da raggiungere per impedire le infamie che abbiamo sotto gli occhi.

La mancanza di una normativa in questo senso ha portato anche alla situazione gravissima verificatasi alla Bormioli di Fidenza, dove, sempre grazie al cambio di appalto la CGIL si è accordata con i padroni per cancellare diritti acquisiti, quali l’anzianità di magazzino, i livelli e messo in discussione l’organico. A fronte della sacrosanta risposta messa in campo dai facchini abbiamo assistito ad un uso spropositato della polizia e siamo arrivati al fatto che CGIL ha organizzato un corteo dei lavoratori dipendenti da Bormioli contro i facchini in lotta. Tutto ciò, a conferma che il connubio sindacati-padroni è diventato oramai un vero e proprio matrimonio indissolubile. A fronte di questa situazione che costringe i lavoratori a lottare, a volte anche in forme dure, ma adeguate al livello delle ingiustizie subite, si produce quindi un blocco di potere economico e politico che ha come unico scopo quello di bloccare lo sviluppo di un movimento di lotta che rivendica diritti e che, paradossalmente, ha portato legalità in un comparto, da sempre attraversato dalle forme più odiose di sfruttamento che rasenta la schiavitù, e che risente anche di pesanti infiltrazioni mafiose. Se, fino a qualche tempo fa poteva ancora esserci qualche dubbio circa il fatto che Cgil, Cisl e Uil potessero ancora rappresentare in parte interessi dei lavoratori, oggi, entrando a far parte di questa “santa alleanza” contro le lotte dei facchini, cancellano ogni dubbio sulla metamorfosi che hanno subito e che li rende oggi parte determinante del sistema di sfruttamento. La cosa è ancora più grave se pensiamo che questo appello alle Prefetture ad intervenire con la forza per ripristinare la “legalità” si rivolge ad un comparto con una forza lavoro supersfruttata e dove i diritti si sono conquistati solo ed esclusivamente con quelle lotte che oggi diventano oggetto di campagna militare da parte del neocostituitosi “blocco d’ordine”. Ci rivolgiamo quindi a tutti quei lavoratori che ancora oggi pensano di avere ache fare con dei sindacati che tutelano i diritti dei lavoratori, per far capireche ogni velo di ipocrisia è caduto e che la riunione di Venezia, e quanto staavvenendo a Fidenza alla Bormioli, sono la dimostrazione lampante di una sceltadi campo, da parte di CGIL CISL e UIL, totalmente schierata con i poteri forticontro i lavoratori.

Si Cobas – Adl Cobas