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Ungheria / Se diventa realtà il sogno del sindaco che voleva l’Impero

Il referendum anti-migranti manca il quorum ma Orban tira dritto. Chi è andato a votare? Gli stessi che hanno eletto primo cittadino un amico dei neonazisti e che rivendica l’idea del muro al confine serbo.

04 Ottobre 2016 - 13:06

Toroczkai László @fb Asotthalom è il nome di una cittadine ungherese che conta poco più di quattro mila abitanti. Si trova a pochissime centinaia di metri dal confine con la Serbia, e tutto intorno al centro abitato ci sono solo campi coltivati.
Per il resto è un paesino come tanti ce ne possono essere nella provincia italiana: una strada principale, la piazzetta con le panchine. La chiesa dove tutti vanno la domenica difronte alla scuola per i ragazzi, e gli anziani che passeggiano in bicicletta. Nel dicembre 2013, il 71% dei cittadini di Asotthalom ha eletto per la carica di sindaco una promessa della politica locale: László Toroczkai .

Quando il giovane László si è seduto per la prima volta alla scrivania del municipio, aveva già alle spalle una buona carriera. Si era fatto le ossa qualche anno prima fondando il “Movimento per la gioventù dei 64 comitati” (Hvim), un gruppo dagli ideali nazionalisti nato per rivendicare la “Grande Ungheria” e pretendere di rifondare i confini del paese stabiliti dopo la dissoluzione dell’Impero Austro Ungarico. Un uomo che non si fa problemi ad intervenire nei convegni organizzati dallo Jobbik, il partito neonazista ungherese e prenderne le difese pubblicamente.

Trovandosi esattamente sul confine ungherese, durante i mesi della Balkan route, Asotthalom ha costituito il primo approdo in Europa per le migliaia di migranti che scappavano da Siria e Iraq a piedi.

Quello dell’arrivo dei migranti, per il sindaco paladino dell’integrità nazionale Toroczkai ha costituito un’occasione unica per poter rivendicare gli ideali di una vita. Per sua stessa ammissione in un’intervista rilasciata a uno dei nostri collaboratori che lo ha incontrato in Ungheria ha raccontato: “La barriera difensiva è stata una mia idea. Sono stato io a proporla per primo in televisione e alle autorità. E il governo ha accettato la mia idea e ha costruito la barriera”.

Migranti bloccati al confine ungherese @fb Toroczkai László

Un consiglio che è stato effettivamente seguito dal governo ungherese quando nel settembre 2015 ha costruito una recinzione su tutta la linea di confine con la Serbia e la Croazia e messo di pattuglia l’esercito. Un gesto talmente estremo che ha stravolto completamente la geografia della rotta migrante sulla via balcanica e provocato a catena la chiusura dei confini nel resto d’Europa.

“La polizia e l’esercito sono arrivati a proteggere la nostra cittadina la nostra nazione e l’unione europea. Questo confine è il confine di Schengen, il confine dell’Unione europea. Abbiamo 20 km di stato in questa città. Vogliamo proteggerlo. Era aperto. Non ci sono confini naturali come fiumi o montagne solo campi” ha raccontato il sindaco di Asotthalom.

Ancora oggi, nonostante il confine sia effettivamente chiuso e i migranti siano bloccati nei campi profughi in Grecia e Turchia, secondo il primo cittadino la minaccia dello straniero è ancora concreta. Per questo, non ritenendo sufficienti le pattuglie della polizia, ha addirittura organizzato una guardia locale armata di cani da guardia che controlla la recinzione aspettando che qualcuno la attraversi.

Non di rado capita che sia lo stesso primo cittadino a condividere sulla sua pagina Facebook le foto dei migranti che bloccano. Gruppetti di 3 – 4 – 10 persone, con addosso solo i vestiti, sedute per terra nel bosco con le mani dietro la schiena. Catturate come in un film e consegnate per essere arrestate dalle autorità ungheresi.

In questo contesto, domenica 2 ottobre i cittadini ungheresi sono andati urne per votare al referendum che poneva questo quesito: “Volete voi che l’Ungheria sia obbligata a prendere gli immigrati anche senza l’autorizzazione del parlamento?”. Il presidente Viktor Orbán, che ha fortemente voluto questa consultazione, è da sempre contrario al sistema che prevede la distribuzione per quote dei rifugiati nei 27 paesi dell’Unione europea. Secondo il calcolo fatto da Bruxelles, Budapest dovrebbe accogliere appena 1200 rifugiati. Meno degli abitanti di un quartiere sull’intero territorio nazionale.

A recarsi ai seggi ieri è stato circa il 43 per cento degli aventi diritto. Nella stragrande maggioranza, nel 98 per cento dei casi, i votanti si sono detti contrari alle quote in linea con le indicazioni di Orban. Insomma, a votare sono andati solo gli stessi cittadini che hanno già eletto un sindaco come Toroczkai.

“Se fosse stata raggiunta la soglia del 50 per cento il parlamento non avrebbe avuto alternativa”, dice il governo: “Ma anche cosi il parlamento deve rispettare la scelta dell’esecutivo”.