Acabnews Bologna

Un orto sociale nell’ex caserma occupata

Làbas: “Orteo non è solo uno spazio fisico costituito di terra e lavoro, ma innanzitutto uno spazio politico”. Domenica 24 marzo’013 presentazione del progetto nell’ex caserma Masini di via Orfeo 46.

21 Marzo 2013 - 16:49

Domenica 24 la Primavera arriva anche a Làbas!

Lo fa presentando Orteo alla città, in una giornata che vedrà:

– per tutto il giorno attività di giocoleria e per bambini a cura della Casa dell’Arte;

– alle ore 18 presentazione e proiezione di “È il tempo delle zucchine: indagine sugli orti in città” docu-inchiesta realizzato dal collettivo Trame urbane. Ne parliamo con le autrici ;

– a seguire aperitivo e musica contro la crisi.

Che cosa è Orteo?

Nella fucina di nuovi linguaggi, nuove pratiche e nuove relazioni che Làbas prova a sperimentare, per noi Orteo rappresenta uno dei paradigmi utili per cogliere i discorsi, le volontà e le ambizioni che animano lo spazio (ri)occupato di via Orfeo 46.
Ci sembra importante immaginare Orteo non come un qualcosa di assoluto, sciolto quindi da qualsiasi altro percorso che parli con gli stessi linguaggi; piuttosto vorremo che Orteo si collocasse in quel campo di possibilità arricchito anche dalla volontà di creare un Gruppo d´acquisto Solidale e un mercatino contro la crisi costituito da produttori locali, sempre più schiacciati dalle grandi catene alimentari e dal caro-affitti di suolo pubblico per vendere in piazza.

Orteo non è solo spazio fisico costituito di terra e lavoro, ma è innanzitutto spazio politico, che porta con sé la potenza di un discorso come quello sull´alternativa concreta dentro e contro la crisi, sulla riappropriazione e messa a valore di aree altrimenti lasciate all´abbandono, sulle pratiche collettive agite e regolate dalla forza della cooperazione sociale.

Orteo ci permette di “rompere quei ragionamenti in prospettiva” che spesso, forse anche per incapacità nostra di trasmettere (intesa come far sentire propria) un´idea, non riescono ad essere accolti e quindi riconosciuti; Orteo è tentativo di connessione fra tutte quelle persone divise dalla crisi, rinchiuse nella loro individualità e incapaci di vedere come solo pratiche collettive possano costituire quell´inversione di marcia rispetto a speculazione, subordinazione e sfruttamento; Orteo è un piccolo esperimento per veicolare una nuova idea di società, libera e capace di autodeterminare non solo le proprie scelte alimentari, ma anche sociali e culturali.

Nel delineare un orizzonte in cui i modelli di produzione e circolazione di beni e merci vengono radicalmente ribaltati e innervati da logiche altre rispetto a quelle attuali, a partire da solidarietà, biodiversità, eco-sostenibilità, tutti i progetti immaginati e valorizzati con Orteo vanno immediatamente a creare conflitto; vanno cioè a mettere in discussione alcuni dei principi portanti odierni, pilastri su cui fanno perno continuamente i meccanismi della speculazione che lasciano pesanti e irreversibili segni di sfruttamento e distruzione, sia delle risorse naturali del pianeta che di quelle umane.

Orteo è pratica di sovversione dei modelli di produzione e circolazione di beni e merci, a partire dagli assi della biodiversità, della solidarietà e dell´eco-sostenibilità. Orteo è messa in discussione di alcuni dei principi portanti odierni, sui quali si basano i meccanismi della speculazione che lasciano pesanti e irreversibili segni di sfruttamento e distruzione, sia delle risorse naturali del pianeta sia di quelle umane.

Per questo, ad esempio, abbiamo denunciato e continueremo a farlo la Coop Adriatica e tutte quelle società della grande distribuzione che, dietro una facciata ipocrita di cooperazione sociale e sensibilità alle tematiche ambientali, nascondono un sistema speculativo e di sfruttamento pienamente allineato alla tendenza generale.

Siamo convinti che le pratiche collettive e conflittuali siano motore positivo del cambiamento e pensiamo per questo alla riappropriazione diretta, all´autoproduzione, alla costruzione di società autonoma come a reali vie d´uscita dalla crisi, affermazioni di desideri collettivi che sfociano in pratiche reali di ripresa concreta e diretta d´elementi di reddito. Affermazioni, riteniamo, totalmente legittime, in nome di una giustizia che vada oltre a quella meramente legale/legalista, paralizzata nella sua utilità sociale da un voler normare (innalzare cioè a norma) forme d´austerità e depressione in nome della difesa di uno status quo che richiede, tra l´altro, la sistematica repressione di qualsiasi ricerca d´alternativa, imbrigliandone e mettendone a profitto la ricchezza che naturalmente queste ricerche sprigionano.

Noi questa ricchezza collettiva e potenziale, insita in quel “fare società” altra che ci piace praticare, intendiamo non solo crearla, ma anche difenderla; ed è per questo che teniamo sullo stesso piano cose apparentemente diverse come un mercato biologico del km0, un GAS, un´aula studio multimediale liberata, uno spazio abbandonato ri-occupato, un esproprio in un supermercato o lo sciopero dei lavoratori della logistica. Perché sono pratiche, cioè azioni concrete volte alla trasformazione del reale, riproducibili ed emblematiche, e sono conflittuali e costituenti, cioè determinate nell´obiettivo e decise a creare l´alternativa.

Làbas