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La tragedia di Zola: “Niente dopo lo sfratto”, poi il suicidio

Alla donna il compagno aveva comunicato che il Comune non aveva trovato soluzioni. In precedenza, fallito il tentativo di applicare un protocollo antisfratti. Per l’amministrazione, però, i servizi sociali hanno fatto “tutto quanto in loro potere”.

24 Giugno 2015 - 11:19

La casa è un diritto - © Michele LapiniRaffaella Godi, 41 anni e madre di due bambini, due sere fa si è suicidata impiccandosi in casa, alla grata di una finestra. In serie difficoltà economiche, tra poche settimane sarebbe stata sfrattata dalla casa in cui abitava, a Zola Predosa: poche ore prima del suicidio, a cena, il compagno le aveva comunicato che il Comune non aveva trovato nessuna soluzione alternativa per loro e che quindi avrebbero dovuto arrangiarsi. Raffaella, così, probabilmente non ha retto allo sconforto e alla paura. Lo sfratto per morosità era fissato per il 9 luglio (terzo tentativo di accesso dell”ufficiale giudiziario), ma il gas era già stato staccato da qualche tempo: la cena lunedì ieri sera, così come quelle dell’ultimo periodo, era stata cucinata usando solo il forno a microonde. La donna, che in passato aveva lavorato come donna delle pulizie, era rimasta senza lavoro. Il compagno, invece, lavora saltuariamente come manovale.

“Riteniamo che i servizi sociali di Asc insieme abbiano fatto tutto quanto in loro potere per tentare di offrire soluzioni e sostegno, come succede peraltro con tutti i cittadini e i nuclei famigliari in difficoltà”, è la posizione del Comune di Zola. Vista la situazione di morosità che durava dal luglio 2013, spiega l’amministrazione, la donna si era rivolta ai servizi sociali nel dicembre 2014 una volta avviato il procedimento di rilascio dell’appartamento: c’era stato un tentativo di applicare il protocollo antisfratti, ma non era andato a buon fine. Il Comune afferma che la famiglia aveva trovato una sistemazione alternativa “tramite conoscenti”, ma di questa ipotesi il compagno della 41enne, sentito a lungo dai Carabinieri, non ha fatto parola alcuna. In ogni caso, come sistemazione alternativa il Comune parla di un alloggio da affittare a 600 euro mensili, senza spese condominiali, con la possibilità di un aiuto economico da parte dell’amministrazione: probabilmente, uno sforzo comunque eccessivo per una famiglia che non poteva contare neanche su un solo reddito fisso.

Sulla tragedia di Zola non si è fatta attendere la speculazione politica. Ha detto la sua anche l’immancabile Matteo Salvini (“Stato italiano, dove sei?”), con replica del Pd che ha accusato il leader della Lega di “sciacallaggio”, perchè il compito della politica non è “guadagnare qualche voto” commentando vicende come questa ma “affrontare i problemi dei cittadini e costruire le condizioni per risolverli”. Vero. Alla famiglia di Raffaella Godi, però, non è bastato.