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Strage del 2 agosto, depositato un maxi-dossier sui mandanti

I familiari delle vittime portano in Procura il frutto di un lungo lavoro di ricerca sugli atti relativi a diversi processi: “Un’analisi incrociata che identifica mandanti, complici e strutture clandestine che si servirono della violenza stragista”.

04 Luglio 2015 - 15:03

strageContinua il pressing sulla magistratura da parte dei parenti delle vittime della strage di Bologna del 2 agosto 1980. L’associazione dei familiari ha depositato in Procura “un dettagliato dossier sui mandanti”, frutto di “un lungo e approfondito lavoro di ricerca e analisi incrociata di migliaia di pagine di atti giudiziari di processi per fatti di strage e terrorismo dal 1974 ad oggi- spiega l’associazione- che identifica mandanti, complici e strutture clandestine che si servirono della violenza stragista per finalita’ di politica interna. Elementi certi, concreti che consegniamo ai magistrati”. Insomma, “a
distanza di 35 anni, il lavoro di ricerca e analisi svolto dalla nostra Associazione prova che i mandanti non sono piu’ fantasmi della storia, ma hanno nomi e cognomi”.

E’ dalla lettura incrociata delle carte che l’associazione delle vittime “prospetta alla Procura una serie di elementi gravemente indizianti nei confronti di varie persone che hanno agito, anche in concorso fra loro, per il reato di strage, insurrezione armata contro i poteri dello Stato e guerra civile con l’aggravante, per i militari, del reato di alto tradimento”. Ai tempi in cui veniva celebrato il processo di merito per la strage di Bologna, cosi’ come per altri analoghi, si legge nel dossier, “non si aveva la percezione della relazione esistente tra stragi e progetti di rivolgimento istituzionale violento, tant’e’ che nessun processo, tra i tanti celebrati all’epoca, tratto’ queste diverse ipotesi delittuose unitariamente. Ne’ si ebbe contezza che i vari progetti di rivolgimento istituzionale fosser portati avanti sulla base di input che vedevano protagonisti sempre gli stessi soggetti e le medesime strutture antinsorgenza. La prospettiva di cui si dispone ora e’ completamente diversa”.

Tra gli elementi di novita’ contenuti nel dossier, c’e’ “il rinvenimento -tra gli atti del processo bis per la strage dell’Italicus- di una corrispondenza che prova l’ospitalita’ data nel 1984 in Paraguay dal leader ordinovista Elio Massagrande a Licio Gelli (gia’ condannato per il depistaggio delle indagini sulla strage di Bologna) e l’interesse ad un incontro con Gelli mostrato, in questa occasione, da Paolo Marchetti e Rita Stimamiglio, le stesse persone che ospitarono -nel gennaio-febbraio 1981 a Padova- Valerio Fioravanti, Francesca Mambro (esecutori della strage) e il terrorista neofascista Gilberto Cavallini”. Nei confronti di ques’ultimo l’associazione chiede “la revoca del provvedimento di archiviazione”.

Un “dato nuovo” e’ anche “la relazione del dottor Loreto D’Ambrosio sul ritrovamento, in un covo dei Nar, della parte residua di targa montato sulla Fiat 127 utilizzata il 6 gennaio 1980 dai killer di Piersanti Mattarella e che non risulta essere stata esaminata dai giudici che assolsero per quel delitto Fioravanti e Cavallini ne’ trasmessa ai magistrati di Bologna”.