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“Stop decreti sicurezza”, al via campagna cittadina

Mercoledì assemblea pubblica: “Non possiamo più dire ‘non mi riguarda’ se non sono un migrante, se non sono un manifestante, se non sono uno scioperante, se non occupo una casa o uno spazio sociale”. Intanto, un comunicato diffuso oggi da Vag61 tende un filo tra questa iniziativa e il corteo dei migranti di domani.

14 Febbraio 2020 - 15:40

Prenderà le mosse da un’assemblea pubblica convocata mercoledì alle 19 alle 20,30 al centro sociale della Pace di via del Pratello 53 la mobilitazione contro i provvedimenti voluti dall’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini e varati dal primo governo Conte e che colpiscono libertà dei migranti, libertà di espressione e di manifestazione del dissenso. Misure che il secondo governo Conte, in carica da settembre e sostenuto da una maggioranza di centrosinistra, ha finora mantenuto intatte.

Scrivono le realtà promotrici della costituenda rete cittadina ‘Stop decreti sicurezza’ in un appello rilanciato in rete da associazione di Mutuo soccorso, associazione Bianca Guidetti Serra, circolo anarchico Berneri, Vag61 e Xm24: “Le norme penali, amministrative, disciplinari che via via si sono accumulate negli ultimi 50 anni dietro il paravento delle emergenze di turno, impediscono, di fatto, di esercitare quelle libertà che, a parole, sono sancite dal patto costituzionale. Da ultimi i decreti ‘sicurezza’ dell’ex ministro dell’interno, Salvini, ma prima di essi tanti altri decreti ‘sicurezza’ (da Minniti a ritroso). Ci sono normative specifiche per i migranti; ci sono quelle per gli scioperanti; ci sono quelle per chi occupa le case o gli spazi sociali; ci sono quelle per chi va allo stadio; ci sono quelle per chi manifesta nelle strade e nelle piazze; ci sono quelle per chi critica con parole e scritti le azioni dei governi e delle classi dirigenti. Oltre alle normative esiste poi una pratica reale fatta di soprusi, arbitrarietà, arroganza… Normative e pratiche che non colpiscono, guarda caso, i crimini delle classi dirigenti. Le politiche di governo della ‘repubblica fondata sul lavoro’ tendono a colpire preventivamente il conflitto sociale che trae origine proprio dallo sfruttamento del lavoro, dalla mancanza di un reddito dignitoso, dalla privazione della libertà e della dignità per milioni di persone che abitano nella penisola”.

“È necessario – si legge in conclusione – mettere in campo un’iniziativa culturale e di critica politica capace di mettere in discussione l’impianto delle leggi ’emergenziali’. Non possiamo più dire ‘non mi riguarda’ se non sono un immigrato, se non sono un manifestante, se non sono uno scioperante, se non occupo una casa o uno spazio sociale. Ognun* di noi è una di queste cose almeno una volta nella vita”.

Un comunicato diffuso oggi da Vag61 tende un filo tra questa iniziativa e il corteo dei migranti di domani, “per dar vita a un corteo antirazzista  che chieda di mettere la parola fine a un impianto legislativo che oggi non fa altro che discriminare le soggettività migranti che attraversano il Paese, così come ha fatto negli ultimi decenni e in particolare a partire dalla legge Bossi-Fini che per prima legò la possibilità del permesso di soggiorno alla presenza di un contratto di lavoro. Il fatale intreccio di razzismo, classismo e non ultimo sessismo (come ci ricorda la quotidiana lotta transfemminista contro una società ancora patriarcale, mettendo in luce quanto il carico di discriminazione gravi in modo ancora più pesante sulle spalle delle donne e delle soggettività lgbtiq+ migranti) ha trovato nei decreti sicurezza e sicurezza-bis promulgati dall’infame governo giallo-verde di Salvini la sua peggiore concretizzazione, e ancora oggi con il rinnovo del memorandum con la Libia per la detenzione dei migranti nei lager libici dimostra come non sia cambiato nulla nel razzismo istituzionale operato dai governi che via via si succedono. Ricordiamo brevemente alcuni contenuti dei decreti sicurezza: abolizione della protezione umanitaria; estensione del trattenimento (cioè la reclusione) nei centri per il rimpatrio fino a 180 giorni; trattenimento fino a 30 giorni negli hotspot e valichi di frontiera per accertare l’identità dei migranti; esclusione dal registro anagrafico per i richiedenti asilo; restrizione del sistema di accoglienza. Contro questi abusi legalizzati ci schieriamo dalla parte delle e dei migranti senza se e senza ma, come tante realtà hanno fatto e continuano a fare, nella costellazione di quelli che non smetteranno mai di pretendere giustizia sociale e libertà per tutte e tutti”.

Quindi, prosegue il centro sociale, “è proprio a partire dalle forme concrete di solidarietà che queste stesse leggi hanno messo nel mirino chi decide di opporsi alla barbarie del razzismo istituzionale. Così il decreto sicurezza bis colpisce chi mette in atto forme di soccorso in mare suggerendo si tratti di ‘favoreggiamento dell’immigrazione clandestina’, chi manifesta opponendosi agli abusi delle forze di polizia, aumentando le pene per le forme di resistenza messe in atto nelle piazze (ma anche soltanto per l’accensione di fumogeni o petardi), chi sciopera e mette in atto blocchi stradali, chi rischia di essere colpito dai daspo negli stadi. Per tutte queste ragioni parteciperemo anche al percorso della ‘Rete Cittadina Stop decreti sicurezza!’, che vedrà il suo primo momento di incontro pubblico mercoledì 19 febbraio alle 20,30 al centro sociale della Pace in via del Pratello 53”.