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Sos Rosarno: “Coop evita la vera domanda”

Il colosso della grande distribuzione respinge le accuse sulla filiera degli agrumi, ma il coordinamento replica: “Coop risponde con argomenti prevedibili, spostando il problema invece di affrontarlo”.

09 Gennaio 2014 - 19:59

“Coop dalla zona di Rosarno non acquista clementine ed arance né a proprio marchio, né a marchio del produttore. Risultano quindi prive di fondamento le accuse riportate in un comunicato apparso su internet a cura dell’organizzazione Sos Rosarno. Coop acquista agrumi da altre zone della Calabria, con grande attenzione verso gli aspetti etici e  qualitativi delle produzioni, e a prezzi ben più alti di quanto segnalato nel suddetto comunicato. Il tema dello sfruttamento di migliaia di lavoratori stranieri, in gran parte clandestini, che vengono impegnati nelle campagne del sud per effettuare la raccolta stagionale di frutta e verdura,  è da anni alla nostra attenzione”. Il colosso della grande distribuzione replica così alla campagna promossa da Sos Rosarno che a Bologna, sabato, si manifesterà con Alchemilla Gas davanti al Centro Nova.

“L’unica risposta che coop può dare e non dà mai è quanto concretamente ed esattamente vengono pagati al produttore sul campo (non a intermediari vari ed eventuali, locali o nazionali) i frutti venduti sui banchi dei suoi esercizi”, replica la stessa rete Sos Rosarno, secondo la quale “dire che Coop non compra più a Rosarno è molto grave”.

Non solo perché ovunque “sono identici i meccanismi che attraverso l’imposizione dei prezzi di vendita alla fonte implicano lo strozzamento della piccola agricoltura e il ricasco sull’ultimo anello, i braccianti, del peso enorme di tutta la catena di sfruttamento e speculazione che dai campi arriva fino ai banchi dei supermercati”, precisa la nota diffusa dalla rete. “Ancor più grave” è che Coop “risponda criminalizzando un territorio di frontiera, che vive nell’abbandono totale da parte delle istituzioni un fenomeno imponente di disagio sociale stagionale che si somma a quello già presente in un’area depressa come questa”.

“Demonizzare chi sta coi piedi nel fango – accusa Sos Rosarno – per lavare la coscienza di chi, in alto, porta le responsabilità di governo dell’intera filiera è una professione troppo facile e consueta, per chi come Coop mette insieme il fare trade e il made in Italy fabbricato sul sudore dei moderni servi”.

Piuttosto, il gruppo dica “una volta per tutte quanto viene pagata ai produttori, sul campo, di norma, la frutta che Coop vende nei suoi esercizi”, o meglio dia “garanzie di assunzione regolare e regolare retribuzione della manodopera, pratichi un prezzo davvero equo e sostenibile ai produttori e realizzi la trasparenza esponendo negli esercizi quanto loro viene riconosciuto e quanto il margine”, conclude la rete confermando i presidi di sabato, oltre che a Bologna a Roma, Livorno, Firenze e Milano.