Acabnews Bologna

“Sono razzista e me ne vanto”

Le gesta, ostentate su Facebook, di un agente della Polizia municipale di Bologna a cui piace fare dispetti agli “zingarelli”.

08 Aprile 2013 - 15:17

Viviamo in tempi in cui vantarsi di essere “razzisti” o comunque farlo trasparire dai propri comportamenti non è più un problema o una cosa di cui vergognarsi. Ma, quando si vede uno che indossa una divisa con atteggiamenti simili a quelli degli ultras della Pro Patria che insultano Boateng perché ha la pelle scura, è bene denunciarlo a chiare lettere, per tutelarsi da questi tutori dell’ordine.

La storia che andiamo a raccontare è quella di un tal Giovanni T., di professione “agente della Polizia municipale” di Bologna, impegnato nelle pattuglie di pronto intervento.

Al “pulismano” Giovanni piace documentare le sue azioni in città e così, col suo telefonino, immortala la sua macchina di servizio quando è all’opera. Poi, scattata la foto, la posta sul suo profilo Facebook (accessibile a chiunque sia iscritto al social network), accompagnandola con i suoi acuti commenti.

Per esempio, con la data 26 marzo, si vede una foto di un intervento di polizia in un campo rom, commentato in questo modo: “Oggi dobbiamo sgomberare giusto qualche zingarello”. Un suo “amico” pubblica il seguente commento, in dialetto: “Averana fa una bott! Bummeeeeeeeee!!! Averna zumpà i ntistin da fora!” (“Dovrebbero esplodere in un solo colpo”, “Dovrebbero dovrebbero saltar loro fuori le budella”). Frase che per Giovanni T. merita un “mi piace”, così come quella in cui lo stesso “amico” ribadisce il concetto: “Puzzano e rubano, ana fa una botta”. La timida obiezione di un secondo “amico” trova la pronta replica dell’agente: “Ospitali tu”.

E ancora, con data 27 marzo, viene immortalato un giro notturno. Si tratta di un intervento su persone che dormono per strada. La foto fa vedere la macchina della Polizia municipale che entra col muso nel portico dove si sono coricati i senza fissa dimora. Il commento è questo: “Gli zingari dormono e noi al lavoro. Ma tra poco non dormiranno neanche loro…”.

Fino a pochi anni fa, a Bologna, i vigili comunali venivano chiamati ufficialmente “vigili urbani”, una denominazione che traeva origine da uno dei primi regolamenti dei “sorveglianti municipali”. Era il mese di luglio del 1867, il Consiglio comunale discusse e approvò la sostanziale smilitarizzazione del corpo dei vigili. Tra le altre cose, all’articolo 38, si raccomandava ai “sorveglianti municipali” di usare nei loro interventi “urbanità dei modi verso tutte le persone indistintamente”.

Come si dice in questi casi, di acqua ne è passata sotto i ponti, dell’urbanità molti vigili hanno perso le tracce. Di sicuro, lo zelante Giovanni T. non le ha mai trovate.