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Slovenia / Lo Sciopero sociale fa tappa a Lubiana

Meeting della piattaforma transnazionale, dopo gli appuntamenti di Poznam, Parigi e Londra: “Approfondire la connessione con i movimenti di massa dei migranti, affrontare l’attuale riorganizzazione politica dello spazio europeo”.

08 Maggio 2017 - 15:33

Dopo essere stati a Poznan, un raccordo cruciale nella ristrutturazione europea della produzione verso Est; dopo essere stati a Parigi, dove la lotta contro la loi travail e il suo mondo ha brandito lo sciopero come pratica di convergenza di massa; dopo essere stati in una Londra post-Brexit, dove migranti e nativi si stanno impegnando a mostrare il carattere inevitabilmente transnazionale della società, la Piattaforma per lo Sciopero Sociale Transnazionale si incontrerà a maggio a Lubiana, un nodo politico cruciale della cosiddetta «rotta balcanica».

Le ragioni per essere a Lubiana sono per noi chiare: un processo transnazionale contro lo sfruttamento e il neoliberalismo ha bisogno di approfondire la connessione con i movimenti di massa dei migranti e di affrontare l’attuale riorganizzazione politica dello spazio europeo. I migranti, entrando in Europa dal Mediterraneo e dai Balcani, superando innumerevoli confini, hanno cambiato l’Europa nel suo complesso: da Est a Ovest, da Nord a Sud. Hanno esercitato un’ostinata pressione aprendo la rotta balcanica e l’hanno riempita di azioni sociali e di solidarietà capaci di oltrepassare confini sempre più controllati e impenetrabili. I movimenti dei migranti hanno prodotto una ristrutturazione giuridica e amministrativa in tutta Europa con l’obiettivo di governare la loro mobilità in nome della sicurezza sociale e per amore del profitto. Praticando la loro libertà di movimento e scioperando contro i confini, centinaia di migliaia di migranti ci hanno mostrato nuove possibilità di resistenza contro l’Europa del neoliberalismo e del razzismo istituzionale.

Come reazione a questo movimento, negli ultimi due anni sono state erette barriere e introdotti pesanti controlli ai confini, hanno preso piede discorsi politici che parlano di uno «stato d’emergenza», esacerbando la retorica della paura dello straniero, e il dibattito pubblico si è sempre più focalizzato sulle misure di sicurezza. Allo stesso tempo, le riforme neoliberali e i progetti di sviluppo di infrastrutture vogliono trasformare questa stessa regione in un hub del commercio e dello sfruttamento globale. Contro questa realtà dobbiamo riconoscere che la privazione di diritti non colpisce solamente rifugiati e migranti in un modo specifico, ma che è in atto in tutta Europa un processo di precarizzazione, di tagli alla spesa sociale, di peggioramento delle condizioni salariali e di lavoro alle spese di tutte e tutti i lavoratori e le lavoratrici. Possiamo dire che siamo tutte e tutti diventati migranti. Dipingendo rifugiati e migranti come il nemico esterno, le autorità cercano di tenere la precarizzazione, le misure di austerity, la corruzione, la diminuzione di diritti sociali e il declino delle condizioni di lavoro al di fuori della nostra attenzione. Dietro alla violenza dei fili spinati, moltissimi lottano in tutta Europa la loro lotta quotidiana per sopravvivere a una cittadinanza che non garantisce un pieno godimento dei diritti sociali e a lavori che non garantiscono un salario e una vita decenti.

Siamo convinti che un’iniziativa autonoma che miri a trasformare il presente debba evitare la contrapposizione tra l’Europa come spazio neoliberale e il ritorno allo Stato nazione come soluzione alla crisi attuale. Se vogliamo trasformare l’Europa nel nostro terreno di lotta, dobbiamo tradurre la solidarietà con i migranti espressa in tutta Europa e la nuova circolazione transnazionale dello sciopero come mezzo per aprire nuovi fronti di lotta, in un reale processo politico. Ciò di cui abbiamo bisogno è che tutti quelli che sono subordinati ai diversi tipo di sfruttamento si riconoscano come parte di percorso comune. Mentre combattiamo per la libertà di movimento dobbiamo riconoscere che la «politica dell’accoglienza» riguarda tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori. Noi migranti, rifugiati, disoccupate, precarie e operai viviamo in una profonda crisi sociale. In Europa c’è un «noi» e c’è un «loro»; eppure l’opposizione non è tra democrazia e terrore, ma tra sfruttati e sfruttatori; tra coloro che si spostano in cerca di una vita migliore e coloro che costruiscono muri, ostacoli, barriere. Dobbiamo trasformare lo «stato d’emergenza», che nelle mani dei governanti è una scusa per attivare misure straordinarie, in un’occasione per costruire alleanze e disseminare insubordinazione.

Il prossimo meeting della Piattaforma per lo Sciopero Sociale Transnazionale, che si terrà a Lubiana dal 19 al 21 maggio presso l’Autonomous Factory Rog, affronterà queste divisioni che ci sono imposte. Discuteremo della centralità della regione balcanica per l’intero spazio europeo e continueremo la nostra riflessione su come trovare terreni comuni per la nostra iniziativa transnazionale. Porteremo avanti il progetto di costruire un’infrastruttura politica che consenta di organizzarci attraverso i confini e di unire le molteplici esperienze di insubordinazione contro il neoliberalismo, dentro e fuori i luoghi di lavoro, per fare la differenza nello scenario presente di crisi sociale.

I workshop e le discussioni affronteranno molteplici terreni di lotta, con l’obiettivo di stabilire una comunicazione politica tra le lotte che riguardano la migrazione, la libertà di movimento, i diritti sociali e sul lavoro, lo sciopero delle donne, la logistica e la riorganizzazione della produzione, la militarizzazione della società, le mobilitazioni studentesche e oltre. Durante la tre giorni ci saranno workshop e assemblee plenarie, a cominciare da venerdì 19 maggio alle 18 fino a domenica 21 maggio alle 14. Il programma dettagliato, le descrizioni dei workshop, indicazioni di viaggio e di alloggio saranno pubblicate nei prossimi giorni. Per informazioni: tssljubljana@gmail.com

Transnational Social Strike – traduzione di sConnessioni precarie