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Siria / Ypg: “È morto Hiwa Bosco”, combattente partito dall’Italia

L’uomo ha perso la vita vicino al confine turco a seguito di un incidente. La Procura di Torino ha invece recentemente richiesto la sorveglianza speciale per 5 attivisti rientrati dal Rojava. L’articolo di Radio Onda d’Urto.

09 Gennaio 2019 - 11:45

(Da Radio Onda d’Urto)

Giovanni Francesco Asperti, nome di battaglia Hiwa Bosco, è il primo volontario italiano morto a fianco della rivoluzione confederale del Rojava e contro l’Isis. E’ morto in Siria un mese fa. Era bergamasco, di Ponteranica, il 53enne geologo. Lì vivono la moglie e i figli di 13 e 14 anni. Il padre di Giovanni era Pietro Asperti: medico di base, del Pci, conosciuto in zona, per il suo impegno a sostegno della salute nei luoghi di lavoro e al quale è dedicata la piazza di Ponteranica.

Secondo le YPG, Giovanni sarebbe rimasto vittima di uno “sfortunato incidente” il 7 dicembre a Derik, nel nordest della Siria, vicino al confine turco. La morte è stata confermata anche dalla Farnesina, specificando che il consolato d’Italia a Erbil sta seguendo “il caso e di essere in contatto con i familiari per prestare loro ogni possibile assistenza”. Sul portale delle YPG si legge Hiwa Bosco era uno delle “centinaia di rivoluzionari che si erano uniti alla lotta contro l’Isis nella regione curda di Rojava e nel nord della Siria” e che “durante tutta la sua vita nella lotta di liberazione ha dato l’esempio di una vera vita rivoluzionaria”.

La notizia del primo martire italiano al fianco della rivoluzione in Siria del Nord segue, di pochi giorni, la mossa della Procura di Torino, che ha chiesto per 5 compagni rientrati proprio dal Rojava la sorveglianza speciale, misura ereditata dal codice fascista Rocco e che prevede – senza alcuna ipotesi specifica di reato – pesantissime limitazioni alla libertà personale. Presidio di sostegno al Tribunale dalle ore 9.30 del 23 gennaio, quando si terrà l’udienza di merito.

Sempre sulla Siria del Nord l’autocrate turco Erdogan interviene sul New York Times. “Il presidente Trump ha preso la giusta decisione di ritirarsi dalla Siria. Il ritiro Usa, tuttavia, deve essere panificato attentamente ed attuato in cooperazione con i partner giusti per proteggere gli interessi degli Stati Uniti, della comunità internazionale e del popolo siriano”: così Erdogan, che – in risposta alle parole del segretario di Stato Usa, Pompeo, che aveva parlato di “promesse di Ankara di proteggere i curdi”, dice in realtà di volere sostenere “una forza di stabilizzazione nella Siria del Nord anche con i curdi, ma non con i terroristi”: vale a dire, nel linguaggio di Ankara, proprio Ypg e Ypj.

Il tutto mentre nella stessa Turchia 2 degli oltre 100 prigionieri politici curdi in sciopero della fame contro le detenzioni arbitrarie e il perdurare dell’isolamento totale contro Abdullah Ocalan, rinchiuso ormai da 20 anni nell’isola carcere di Imrali, sono in coma dopo oltre 60 giorni di digiuno. La polizia impedisce a parenti e compagni di raggiungere le carceri turche dove sono reclusi.