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Scuola, “chi ha paura del referendum?”

Il comitato Articolo 33: “Dal sindaco Merola un attacco gravissimo”. L’Assemblea dei genitori e degli insegnanti: “Il Pd ha perso la bussola e non da oggi”.

13 Marzo 2013 - 18:50

Chi ha paura della democrazia?

Il sindaco ha paura della democrazia? Gravissimo l’attacco di Merola al referendum. Il primo cittadino rivesta i panni di garante, invece di lanciare giudizi di parte. Merola nonostante le nostre richieste non ci ha ancora incontrati per discutere degli aspetti tecnici, non ci ha dato alcun preventivo, eppure ai giornali parla di costi del referendum. Chiediamo al Sindaco di riprendere immediatamente il suo ruolo di garante del diritto di partecipazione dei cittadini.

Ai sensi dello statuto e del regolamento di partecipazione il referendum comunale deve essere richiesto da almeno 9.000 cittadini. Ben 13.000 hanno sottoscritto la proposta del Comitato promotore. Il sindaco lo ha indetto il 9 gennaio. Da quel momento egli è il garante del diritto di voto. Nell’incontro del 9 gennaio fra il sindaco e il comitato promotore egli si era impegnato a rispettare tale ruolo e ad attivarsi per l’avvio della procedura (nomina del responsabile del procedimento, individuazione del numero e della collocazione dei seggi, definizione dei costi etc). Sono passati due mesi da tale incontro, siamo a due mesi dal 26 maggio e il Sindaco non ha ancora compiuto alcun atto per iniziare e non ha ancora risposto al nostro sollecito in tal senso del 28 febbraio. Ora addirittura scende in campo nella campagna elettorale sollevando nuovamente il problema dei costi del referendum. Intanto non chiarisce da dove esca la cifra di 500.000 euro visto che non esiste alcun preventivo ufficiale, poi dovrebbe avere la correttezza di dire che la spesa è solo per questo anno, mentre il finanziamento alle scuole d’infanzia private per un milione di euro è previsto dal Comune (per scelta dell’amministrazione, non certo per obbligo) almeno per i prossimi 4 anni e si ripete da 15. A ciò si aggiunge che il sindaco aveva l’opportunità di favorire il risparmio delle casse pubbliche favorendo la partecipazione. Avevamo proposto l’election day. Il primo cittadino non ha voluto, e ora tira fuori l’argomento dei costi proprio per attaccare lo strumento di partecipazione

Non finisce qui. Il sindaco accusa il quesito di essere fuorviante. Bisogna ricordare che il quesito è stato ritenuto rispondente alle prescrizioni dello statuto e del regolamento da un comitato di garanti (composto da 5 giuristi) eletto dal consiglio comunale. La grave presa di posizione di parte del Sindaco che definisce il referendum “un delirio” si aggiunge a dichiarazioni che considerano il referendum un teatrino o che “per la politica e gli amministratori l’unico referendum che abbia un riscontro sono le urne, e’ il voto”. Ci pare che qualcuno abbia perso l’orientamento e non da oggi. In tutti i paesi democratici come il nostro lo strumento del referendum è considerato essenziale per favorire la partecipazione dei cittadini alle decisioni di chi ci amministra. E’ il momento più alto nel quale si esprime direttamente la volontà popolare.
Mettere in discussione la legittimità del referendum significa minare i fondamenti stessi di una società democratica.

Questo referendum è consultivo, ciò significa che attraverso il voto i cittadini bolognesi possono orientare le priorità della politica del nostro Comune. Questo diritto di cittadinanza per il sindaco è un delirio? Il quesito chiede semplicemente ai cittadini di esprimersi su quale sia la scelta “di utilizzo delle risorse finanziarie comunali più idonea per assicurare il diritto costituzionale all’istruzione delle bambine e dei bambini che domandano di accedere alla scuola dell’infanzia:

a) utilizzarle per le scuole comunali e statali
b) utilizzarle per le scuole paritarie private.”

E’ un quesito chiaro e univoco che permette una scelta responsabile come richiesto dallo statuto comunale.

Chiediamo al Sindaco di riprendere immediatamente il suo ruolo di garante del diritto di partecipazione dei cittadini e di attivare la procedura referendaria affinché questo diritto sia esigibile nel modo migliore.

Per finire chiediamo agli organi istituzionali e di informazione di garantire fin da subito il ruolo istituzionale del Comitato promotore del referendum, fin qui ignorato.

Il Nuovo Comitato Articolo 33

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Exit strategy dal referendum: arroganza o suicidio?

Chissà perché il centrosinistra ha perduto elezioni imperdibili?

Facciamo un esempio concreto, al di là delle interpretazioni più o meno metafisiche che volteggiano nell’aria in questi giorni.

A Bologna è all’ordine del giorno il referendum consultivo sui finanziamenti comunali alle scuole paritarie a gestione privata. Il 26 maggio le cittadine e i cittadini bolognesi avranno la possibilità di esprimersi liberamente per orientare in futuro le politiche scolastiche del Comune. Ebbene – ecco un esempio concreto quanto emblematico – è sufficiente leggere le parole del capogruppo in regione del Partito democratico per capire perché il centrosinistra perde le elezioni. Ascoltiamo la proposta per una exit strategy dal referendum sostenuta appunto da Marco Monari: “Per la politica e gli amministratori l’unico referendum che abbia un riscontro sono le urne, e’ il voto. Dopotutto i cittadini meno di due anni fa hanno eletto Merola al primo turno e in quel modo hanno votato un programma e ad un certo punto Merola ha tutto il diritto di decidere e noi abbiamo il dovere di sostenere le decisioni del nostro sindaco. Punto”

Sarebbe come dire che il referendum sull’acqua votato da 27 milioni di persone non ha alcun valore perché solo due anni prima Berlusconi aveva vinto le elezioni e di certo nel suo programma non c’era l’acqua-bene-comune. Facciamo inoltre presente al capogruppo PD in Regione che nei seggi referendari le urne ci sono e servono a raccogliere i voti dei cittadini.

Alla voce di Monari si aggiunge poi in serata quella del Sindaco Merola per criticare ancora una volta i costi della democrazia, vale a dire i costi della partecipazione popolare alla vita politica e culturale della città.

Insomma ci pare che il partito democratico, malauguratamente, abbia perso la bussola e non da oggi. La scuola pubblica è un bene troppo prezioso per essere lasciato nelle mani di politiche che hanno dimenticato perfino le prescrizioni della nostra Carta Costituzionale. Siano i Cittadini e le cittadine di Bologna a indicare la via per difendere “un organo costituzionale” fra i cui banchi le nuove generazioni costruiscono il loro futuro insieme a quello del Paese e di tutti noi.

Chissà perché il centrosinistra ha perduto elezioni imperdibili?

Gruppo di lavoro dell’ Assemblea genitori insegnanti delle scuole di Bologna e provincia