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Sciopero femminista e transfemminista in zona rossa: “Ci organizziamo!”

Non una di meno diffonde le modalità per astenersi dal lavoro e rendere visibile la protesta: “A questo 8 marzo non possiamo rinunciare!”. La promessa: “Non appena sarà possibile” sarà chiamata una piazza “e il nostro sarà un grido grandissimo e collettivo”. Commissione garanzia esclude comparto scuola: “Gravissimo”.

04 Marzo 2021 - 19:20

“Sta succedendo di nuovo. Come l’anno scorso, l’8 marzo a Bologna sarà in zona rossa, ma in un modo o nell’altro, con la cura e l’attenzione verso tutto ciò che è necessario per prevenire ogni rischio di contagio, anche noi – donne, soggettività dissidenti, migranti – avremo il nostro 8 marzo, perché mai come ora lo sciopero femminista e transfemminista è essenziale”. Lo scrive Non una di meno, in un comunicato intitolato “Otto marzo, sciopero femminista e transfemminista in zona rossa: non non rinunciamo, noi ci organizziamo!”.

Prosegue il testo: “Questa volta nessuno può permettersi di dire che si tratta di un’emergenza. Solo pochi giorni fa il presidente della regione Emilia-Romagna parlava di riaprire i ristoranti la sera, dopo avere garantito ostinatamente la continuità dei commerci con ogni mezzo e in sprezzo di ogni allarme sulla diffusione dei contagi. Per la gioia di Confindustria, non si sente parlare da mesi dell’interruzione della produzione, che deve andare avanti senza se e senza ma. Il sindaco di Bologna ha dichiarato: «uscite solo per andare a lavorare». Zona rossa significa perciò chiusura delle scuole di ogni ordine e grado, limitazioni strettissime alla mobilità, divieto di ogni relazione che non sia commerciale. Da un giorno all’altro, migliaia di lavoratrici e madri si scontrano di nuovo con l’incubo della chiusura di nidi e scuole e della DAD che si sovrappone al lavoro, che sia in remoto oppure nei magazzini, nelle fabbriche o nei mille luoghi da sanificare. Si parla di congedi parentali pagati al 50%, ma il lavoro non si dimezza, al contrario raddoppia e che vanno sempre a discapito delle donne perché se hanno un reddito, è quello più sacrificabile in termini di bilancio familiare. Centinaia di migliaia di donne hanno perso il lavoro perché non sono più in grado di sostenere insieme quello salariato e quello di cura, oppure hanno dovuto lottare duramente per non perderlo, come hanno fatto le lavoratrici migranti di Yoox rifiutando di scegliere tra maternità e lavoro. Tredici donne sono state ammazzate nei primi tre mesi del 2021, nessuna risorsa è stata destinata alla prevenzione della violenza maschile e di genere cresciuta esponenzialmente nell’ultimo anno, eppure le case dove quella violenza si consuma sono l’unico luogo in cui ci è concesso di stare. La commissione di garanzia ha negato al comparto scuola lo sciopero dell’8M perché una settimana prima è stato proclamato uno sciopero di categoria. Le limitazioni al diritto di sciopero sono sempre più intense e l’8 marzo colpiranno proprio le insegnanti che nell’ultimo anno hanno dovuto fare i salti mortali per garantire la didattica, a distanza o in presenza, e che ora per l’ennesima volta sono travolte dalla necessità di riorganizzarla. Bisogna assembrarsi alla catena di montaggio e nei magazzini, ma non è possibile una pausa pranzo all’aperto e così a Bologna 28 lavoratrici domestiche migranti – le stesse a cui durante il primo lockdown era stato negato il bonus e che sono state escluse dal blocco dei licenziamenti – sono state multate al parco. Andavano bene le folle per strada, quando consumavano, non va bene trovare sollievo da un lavoro h24, magari nell’unico luogo in cui è possibile trovarlo, uno spazio pubblico all’aperto, perché la propria casa è il luogo di lavoro e lì non ci si può fermare mai. Unico imperativo è lavorare, sempre e a qualsiasi condizione, e mentre noi dobbiamo chiederci come proteggerci anche al prezzo di rinunciare a manifestare, possiamo essere sfruttate a qualsiasi prezzo senza che nessuno si faccia scrupoli sui contagi nei posti di lavoro”.

“L’8 marzo lo sciopero femminista e transfemminista ci sarà ed è per questo che, nonostante a Bologna non possiamo convocare la piazza che avremmo voluto, ci stiamo organizzando perché a questo 8 marzo non possiamo rinunciare! Non appena sarà possibile organizzeremo una piazza e il nostro sarà un grido grandissimo e collettivo. Quest’anno l’8m vivrà nelle lotte di migliaia di città in tutto il mondo. Donne, migranti, persone lgbt*qia+ si asterranno dal lavoro e da ogni tipo di attività dovunque sia possibile, anche a Bologna, anche se si tratta di lavoro online o di quello domestico e di cura. Noi ci impegniamo a dare visibilità in ogni modo a tutte le forme dello sciopero femminista e transfemminista che è per noi essenziale anche quando sembra impossibile. Lo faremo con la nostra presenza dove sarà possibile, senza rinunciare alla cura necessaria per impedire che questo contagio colpisca ulteriormente le nostre vite precarie e riduca al silenzio le nostre lotte ostinate, e lo faremo anche sul web, con le parole e le immagini. Per conquistare questa visibilità ci stiamo organizzando!
Per questo chiediamo a chi l’8 marzo sciopererà e vorrà dare visibilità alla propria lotta di contattarci e condividere con noi: diverse sigle sindacali l’8marzo hanno proclamato lo sciopero generale, incrociare le braccia è possibile. Se tu puoi scioperare, facci sapere dove lavori e in quali condizioni: troveremo insieme modi per connettere e dare risonanza a ogni momento di rifiuto dello sfruttamento patriarcale e razzista!”

Non Una di Meno invita dunque a scrivere per mail, Facebook o Instagram per “sapere come dare voce e manifestare la tua partecipazione allo sciopero femminista e transfemminista in tutte le attività che sono permesse in zona rossa (mentre vai a fare la spesa, se non puoi smettere di lavorare e devi farlo in presenza o su una piattaforma digitale, mentre vai in farmacia)” ma anche per inviare foto dei fazzoletti fucsia appesi alle  finestre o messaggi vocali “in cui ci racconti quali effetti ha avuto sulla tua vita e sul tuo lavoro la pandemia e da cosa vorresti scioperare”. Altri suggerimenti: “Se ne hai la possibilità, imposta nella mail il messaggio automatico ‘Oggi partecipo allo sciopero femminista e transfemminista transnazionale dell’8 marzo! Essenziale è la nostra lotta, essenziale è il nostro sciopero’” e ancora “se hai call o incontri di lavoro online a cui non puoi sottrarti vestiti di nero e mettiti qualcosa di fucsia addosso!”.

Sul comparto scuola è però piovuta la decisione della Commissione di Garanzia che lo ha escluso dallo sciopero: secondo Nudm “è gravissima e va a pesare su un settore tanto essenziale quando profondamente svilito dalle scelte del Governo. La scuola è uno dei luoghi cardine in cui la lotta femminista e transfemminista, ora più che mai, è necessaria e non rimandabile. Non sarà quindi questa limitazione del nostro diritto di sciopero ad impedirci di prendere parola! L’8 marzo anche il mondo della scuola si mobilita”.

Ecco come: “Se devi recarti a scuola indossa un panuelo, racconta alle tue colleghe perché oggi avresti scioperato; prepara una lezione che parli di violenza di genere, educazione sessuale e scelte riproduttive, educazione alle differenze, etc, se l* tu* alunn* sono abbastanza grandi incentiva un dibattito su questa giornata e sui motivi per cui in tutto il mondo tante donne e altre soggettività scendono in piazza, analizza da un punto di vista femminista i libri di testo che usate a scuola per scovare i contenuti patriarcali e maschilisti (ne sono pieni), presenta personaggi femminili come Rosa Parks, Mary Walker, Alfonsina Strada etc, mostra video o film sul tema, indossa un panuelo o imposta uno sfondo di NUDM tramite la funzione lavagna e spiega alla tua classe cosa rappresenta, e se te la senti… informa la tua classe che oggi tu resterai in silenzio per tutta la lezione, spiega il perché e poi spegni il microfono…”