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Sant’Orsola, blitz studenti in dirigenza: vigilantes alzano le mani [audio+video]

Guardie giurate strappano megafono a studente e telefono a collaboratore di Zeroincondotta. Oggi, inoltre, autoriduzione del Cua con vassoi della mensa portati in rettorato, e volantinaggio di Noi Restiamo che contesta un questionario diffuso dall’ateneo.

25 Maggio 2016 - 19:56

Medicina in movimento (foto Zic)Momenti di tensione questa mattina dopo la conferenza stampa convocata dal collettivo Medicina in Movimento all’ospedale Sant’Orsola. Dopo aver denunciato l’iniziativa presa ieri dalla direzione dell’ospedale, che aveva chiamato la questura per far sgomberare il banchetto informativo nel quale denunciavano le condizioni di lavoro nei reparti, gli studenti questa mattina si sono mossi verso gli uffici amministrativi dell’ospedale universitario per chiedere un incontro con la dirigenza e manifestare il proprio sdegno contro la scelta di far intervenire le forze dell’ordine in un luogo pubblico di particolare importanza e con un ruolo fondamentale per la città.

Quando si sono avvicinati all’ingresso degli uffici, due guardie private della sorveglianza hanno tentato di sbarrare loro la strada chiudendo il portone aperto al pubblico. Studenti e attivisti si sono frapposti, tenendo aperta la porta; i vigilantes hanno reagito rabbiosamente, strappando di mano e gettando a terra il megafono a uno studente e il telefono a un collaboratore di Zeroincondotta. Distrutto il primo, danneggiato il secondo.

(l’articolo prosegue sotto il video inviato a Zic da Medicina in movimento)

Gli attivisti del gruppo sono comunque riusciti a raggiungere gli uffici dell’amministrazione, dove non hanno tuttavia ricevuto risposta dal personale. Hanno quindi depositato fuori dagli uffici i cartelloni che avevano preparato e si sono mossi verso l’uscita. Nell’uscire dall’ospedale hanno poi potuto assistere all’arrivo di alcuni blindati della polizia, chiamati anche oggi per intervenire contro di loro. Situazione che fortunatamente non si è verificata.

(l’articolo prosegue sotto gli audio registrati da Zic in conferenza stampa)

 


Mensa in rettorato (foto fb Cua)Oggi è stato anche un nuovo giorno della settimana di autoriduzione permanente in mensa promosso dal Cua. Così il colelttivo: “Nelle scorse iniziative siamo riusciti ad autoridurre oltre 2000 pasti, ma nonostante questi numeri l’università si ostina a non voler incontrare gli studenti che per iniziare realmente a risolvere questa situazione. Per interrompere questo silenzio oggi abbiamo deciso di portare l’autoriduzione sotto gli uffici del rettore, facendo diventare quel palazzo la nostra mensa! In centinaia, infatti, dopo aver autoridotto il pasto abbiamo fatto breccia nel palazzo del rettore prendendoci il corridoio centrale per mangiare il nostro pasto a 3€ conquistato con determinazione. Con i vassoi appena utilizzati abbiamo composto una scritta ‘Mo’ Basta’, riferita alla campagna in atto contro il caro-servizi ed il caro-vita per studenti, una pratica che abbiamo ripreso da quelle che furono vecchie mobilitazioni sulla mensa universitaria negli anni ’90 durante il movimento della Pantera. Abbiamo invitato quindi anche il rettore a scendere ed osservare cosa succede da più di un mese nella zona universitaria, ma a quanto pare ha preferito non affrontare la realtà direttamente. ‘100 metri dalle vostre poltrone ai nostri bisogni, se non scenderete noi verremo noi’, questo uno slogan utilizzato nei primi giorni della mobilitazione ed oggi abbiamo mantenuto la promessa. Ora la palla spetta a voi, dirigenza dell’uniBo”.

Aggiunge il Cua: “Nel frattempo si allargano i punti che la mobilitazione sulla mensa inizia a toccare: dalla riduzione per tutti a 3€, alla possibilità di trovare migliorie anche per i borsisti ed una mensa che riesca a fornire anche una varietà di scelta per chi ha diete differenti. Vogliamo un reale accesso ai servizi e non siamo più disposti ad aspettare i comodi di un rettore che pensa a tutto tranne che alle necessità dei suoi studenti. La settimana di autoriduzioni continua dunque anche domani, trovandoci dalle 12 davanti a via Zamboni 36 per poi passare ad una nuova autoriduzione. Ora lo ribadiamo con ancora più forza: Ubertini non può continuare a far finta di nulla, gli studenti hanno bisogno di un servizio mensa accessibile e ad un prezzo giusto! Mo’ Basta!”.

Infine, si registra che oggi Noi Restiamo ha diffuso un volantino di ‘risposta’ a una consultazione online promossa dall’Alma Mater su come viene percepito l’ateneo da parte degli studenti. La prima domande è: “Qual è il motivo principale per cui ti sei iscritto all’Università di Bologna e non a un’altra Università?”; così gli attivisti: “Partiamo bene Rettore, al primo punto del suo questionario si pone subito l’obiettivo ultimo di questa operazione: attrezzare l’Unibo alla competizione tra Atenei. In piena sintonia con la linea politica del suo predecessore Dionigi, l’uomo che ha fatto dell’Unibo uno dei fiori all’occhiello delle controriforme universitarie degli anni precedenti. Smantellare il sistema educativo passa anche per la valorizzazione di alcuni poli d’eccellenza devolvendo loro i pochi fondi pubblici rimasti e attirando capitali privati. Poco importa se questi chiederanno una contropartita nelle decisioni di indirizzo strategico per l’assetto formativo dell’Unibo”.

Un altro quesito dell’Alma Mater chiedeva “di indicare fino a cinque termini che secondo te sono importanti per il futuro dell’Università di Bologna”. Noi Restiamo: “Tra quelli indicati, abbiamo scelto: Accogliente, Conoscenza, Futuro, Pubblica, Partecipazione. Perché questi obiettivi siano realizzati, il Rettore dovrebbe rompere con il modello imposto dalle controriforme degli anni passati e opporsi alla tendenza in atto, che vuole fare dell’Unibo un polo di serie A a discapito delle università-parcheggio del Sud Italia, con l’intento di fornire al capitale del Nord Europa una certa fetta di forza lavoro qualificata costretta ad emigrare. Per tutti gli altri giovani e studenti, ci sono disoccupazione e precarietà, in cui la retorica meritocratica si scioglie come neve al sole qua come all’estero. Questa è l’idea su cui la classe dirigente europea sta delineando il perimetro della futura società dell’UE, e non ci sembra affatto che il Rettore Ubertini si discosti da questo programma. I contenuti della cerimonia di apertura dell’Anno Accademico alcuni mesi fa, la mancata previsione di sostegno al welfare studentesco, l’appoggio al guerrafondaio professor Panebianco, l’ospitalità dimostrata a Salvini, il permesso accordato alle forze di Polizia di entrare continuamente in Università e manganellare studenti a freddo per un volantinaggio, la militarizzazione di Piazza Verdi in occasione dell’inutile Start Up Day e delle sparate di Farinetti, imprenditore da sempre attento a togliere diritti ai lavoratori e ad arraffare risorse pubbliche…sono solo alcuni degli esempi plateali di una condotta amministrativa che sembra assolutamente in linea con quella del suo predecessore e con lo smantellamento dell’istruzione italiana secondo il modello immaginato a Roma e Bruxelles negli ultimi anni, come dimostrato dall’accordo tra il ministro Giannini e il governo Merkel.Questo questionario non ne è che una preoccupante conferma, e le Giornate dell’Identità previste per l’autunno ci sembrano un’operazione di copertura ideologica anche in vista dell’ennesima controriforma universitaria più volte annunciata dal Governo”.

Noi Restiamo esprime anche solidarietà agli studenti sospesi con l’accusa di aver contestato Panebianco:”Questo volantino viene distribuito negli stessi giorni in cui è resa nota la decisione del Senato Accademico di sospendere per due mesi alcuni studenti rei di aver contestato la retorica bellicista a cui troppo spesso le nostre aule fanno da megafono. Il Codice Etico consente anche questo. Tutti elementi che purtroppo abbiamo individuato nella missiva al Rettore, perchè evidentemente intrinseci con la condotta amminsitrativa che in questi mesi ha dimostrato di voler tenere durante il suo mandato. Il già citato incontro con Salvini di alcune settimane fa, le felicitazioni del candidato sindaco leghista Borgonzoni di fronte alla notizia delle sanzioni, la stretta repressiva che segna un ulteriore triste avvitamento nella vita di questo Ateneo, il clamore dei sedicenti democratici di fronte alle contestazioni di alcuni mesi fa, sono tutti elementi che confermano come oggi il paventato sentimento liberaldemocratico dei sostenitori dell’austerità e della guerra faccia sempre più il paio con il rigore eurofascista di settori politici non intenzionati a rompere con l’attuale corso delle cose da Bologna a tutto il continente, ma desiderosi di farne i cani da guardia. Solidali con gli studenti che hanno dovuto fare i conti con questo clima esacerbato, non possiamo che essere convinti una volta di più della necessità di continuare ad alzare il livello dell’attenzione sugli stessi temi che anche essi sono incolpati di aver sollevato. L’antimilitarismo e l’antimperialismo devono vivere dentro le aule universitarie e nelle nostre città, incontrandosi con chi ha orecchie per sentire perchè dalla guerra ha tutto da perdere. Dall’intervento in Libia, rimandato ma ancora in programma, salendo lungo l’anello di fuoco che ci porta fino in Ucraina e alle Repubbliche Popolari del Donbass, sono molti i focolai di guerra che divampano parallelamente alla costituzione dell’Unione Europea in competizione in uno scenario globale sempre più stretto. Quanto fatto nell’ultimo anno con quelle forze politiche e sociali che in tutta Italia cercano di organizzare un’opposizione alla recrudescenza militare è stato un passaggio fondamentale, che va però esteso e allargato. Una volta ancora questa necessità viene oggi confermata”.