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Roma / Cucchi, la sorella Ilaria racconta: «Un anno senza Stefano, e senza verità»

Il 22 ottobre del 2009, sei giorni dopo l’arresto per droga, il 31enne romano moriva all’ospedale Pertini. “Non abbiamo mai accettato la bugia della morte naturale”

21 Ottobre 2010 - 15:31

(Agenzia Dire) È stato “un anno difficile, di elaborazione del lutto”, iniziato con “l’incredulità che provavo quando mi hanno chiamato per il riconoscimento all’obitorio del corpo di Stefano”. Una sensazione che “ricordo perfettamente”, e che è durata “per un lungo periodo”. Così Ilaria Cucchi racconta all’agenzia Dire un anno senza Stefano, quello trascorso da quel 22 ottobre 2009, quando, dopo sei giorni dall’arresto per droga, il 31enne romano è morì nel reparto detentivo dell’ospedale Sandro Pertini di Roma. E proprio Ilaria quell’incredulità e quel “dolore” ha deciso di viverli “pubblicamente”, di condividerli da subito con la stampa e la televisione, cui ha affidato le immagini drammatiche del corpo del fratello. “È stato un atto di forza disperata”, dettato dalla necessità di “non accettare la bugia della morte naturale. Ho gridato la mia rabbia” e sì, “ci vuole coraggio”.

In questo anno “ho messo in discussione me stessa, la mia famiglia, ho parlato di tutto” a costo di rivivere “quotidianamente il dolore”. Ma in ballo c’è “la verità” su Stefano, sulle cause della sua morte, ma anche sulla sua vita, che Ilaria racconta nel libro ‘Vorrei dirti che non eri solo’ appena pubblicato da Rizzoli. “Lo racconto senza nascondere nulla, come ho sempre fatto. Non siamo una famiglia perfetta, abbiamo avuto problemi legati alla droga”.

Un libro, e poi un recital, spettacoli, appelli, interviste e programmi tv: le iniziative per non lasciare che quella di Stefano rimanesse una ‘morte segreta’ in questo anno sono state moltissime, come tanta è stata “la solidarietà che ho ricevuto. Per questo ho deciso di dare vita a un’associazione, perché quando ricevi senti di dover ridare”. Si chiamerà ‘Le loro voci’, un “nome difficile, ma chi ci è passato sa che l’ostacolo è non sapere a chi rivolgersi”, perché “potenzialmente può capitare a tutti”.

E poi ‘Le loro voci’ sarà “un monito per lo Stato e per le forze dell’ordine, affinché sappiano che esiste una associazione che non lascia sole le persone”.

È arrabbiata Ilaria. Contrappone la “trasparenza, con cui ho sempre raccontato tutto”, alla giustizia, che “evidentemente non è per tutti, non per le persone come noi, non per Stefano”. Il suo corpo “parla chiaro”, ma si cerca di “sminuire le responsabilità degli autori del pestaggio”. L’altro giorno la notizia della superperizia rifiutata dal gup e richiesta dalla famiglia di Stefano, “umiliata in aula da qualcuno che non voleva che fossimo lì- dice ancora Ilaria all’agenzia Dire- Ci hanno fatto accompagnare fuori da un carabiniere. Chiederò agli avvocati di fare un esposto per capire da chi è partito l’ordine”. Lei è stata “accusata di avere troppi rapporti con i media”, ma “per me non è un problema se i giornalisti assistono alle udienze”.

Non vuole far passare nulla sotto silenzio Ilaria, nemmeno la giornata di domani, che segna un anno esatto dalla morte di Stefano. Anche questa sarà piena di incontri e iniziative, ma “in modo pacato. Abbiamo organizzato tutto nella nostra parrocchia, la Santa Giulia a viale Filarete, nel nostro quartiere”. Ci sarà la commemorazione alle 15.30, poi “gli altri appuntamenti, a cui tengo molto: di nuovo la presentazione del libro, uno spettacolo della compagnia Magma teatro che si chiama ‘Un cucchiaino'”, a ricordare che a salvare Stefano, almeno secondo i magistrati della Procura di Roma, “sarebbe bastato un po’ di zucchero”. “Abbiamo invitato anche altri familiari”, quelli che hanno vissuto “storie simili alla nostra, come Lucia Uva”.

Domani in parrocchia, Davide Silla canterà il suo rap per Stefano Cucchi, ‘E poi finalmente la luce’. Quella sulla verità della morte di Stefano, quella che “noi sappiamo- dice Ilaria- ma che non si vuole ammettere”.

21 ottobre 2010

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