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Rimini / “Abbiamo cambiato le regole dell’accoglienza”

Gli abitanti del Villino Ricci dopo lo sgombero: “Dal Comune arrogante incapacità di confronto”. E intanto il Coordinamento Migranti: “Perché dopo due anni il permesso di soggiorno di Bazir è ancora bloccato?”.

06 Dicembre 2015 - 15:59

Abbiamo cambiato le regole dell’accoglienza
Lotteremo per dare una casa a tutti con il protagonismo dei poveri

riIeri (venerdì, ndr) una delegazione composta da attivisti, abitanti, volontari della coalizione sociale per il Villino Ricci ed un ingegnere ha incontrato l’assessore alle politiche sociali Gloria Lisi. Obiettivo primario dell’incontro – raggiunto – era l’ottenimento, per gli abitanti sgomberati dal Villino Ricci il 23 novembre, di un prolungamento dell’accoglienza presso le due strutture Caritas e Capanna di Betlemme, dove solitamente il tempo massimo di pernottamento è, rispettivamente, di 7 e 3 notti. Importante, indubbiamente, far si che parte degli abitanti del Villino Ricci possano avere un posto letto in queste notti ma di certo ciò non può essere risolutivo. Ci interroghiamo infatti sulla motivazione che sta alla base di tale scelta: quale prospettiva per questi poveri sgomberati (e trattati come criminali) e rimessi in strada? C’è l’intenzione seria e reale, da parte dell’Amministrazione, di attivare percorsi non emergenziali finalizzati alla riacquisizione di un’indipendenza economica e una propria autonomia per queste persone o la volontà è di continuare a posticipare all’infinito l’accoglienza emergenziale nelle strutture, sottraendo oltretutto 14 posti letto ad altri homeless? Nel caso invece tale rinvio sia funzionale ad evitare che in città si possano aprire nuovi percorsi conflittuali di rivendicazione di diritti, tutto ciò ci fa alquanto sorridere.

In ogni caso emerge chiaro come da un lato Sindaco e assessori ci parlino di regole e del loro rispetto assoluto ma nella pratica in questa vicenda è avvenuto esattamente il contrario, con una riformulazione delle regole dell’accoglienza.

Durante l’incontro ci siamo dovuti confrontare per l’ennesima volta con il leit motiv dello snocciolare numeri, dati e gamma dei servizi offerti, così come le percentuali del bilancio comunale destinate al disagio abitativo che conosciamo ormai a memoria. Vi è un elemento che ci lascia però perplessi in questa propaganda: come mai se il Comune di Rimini si è così tanto prodigato a destinare risorse per poveri ed homeless, i numeri di chi si trova ad affrontare situazioni di grave disagio abitativo sono così elevate? Come mai a Rimini è già il secondo anno che l’emergenza freddo non viene attivata, dopo che lo scorso inverno in città sono morti 8 homeless, deceduti in alloggi di fortuna o, ancora più terribile, presso la stazione dei treni tra l’indifferenza di centinaia di persone? E come mai, vista la palese non autosufficienza dell’Amministrazione di fronte ad un problema così importante e serio, la stessa si prodiga solertemente per spingere un giudice a disporre il sequestro del Villino Ricci, struttura comunale lasciata per decenni all’abbandono e all’incuria, all’interno del quale ha preso vita in questi mesi un’esperienza di mutualismo nella crisi che in città, senza alcun finanziamento pubblico, dava una casa ad una ventina di homeless?

Resta espressa in tutta la sua violenza ed arroganza l’incapacità dell’attuale Amministrazione di confrontarsi – se non dopo l’intervento dei Tribunali e il pugno di ferro – con esperienze nuove e di mutualismo che stanno sperimentando, mediante la condivisione di competenze e conoscenze personali, l’autorganizzazione e la messa in rete di intelligenze, manualità, sensibilità differenti, risposte a bisogni nati nella crisi. Tra questi anche l’interrogarsi e il ripensare– intorno al nodo specifico delle povertà e dell’abitare – la funzione delle strutture dell’accoglienza classiche, nate decenni fa per rispondere a bisogni totalmente differenti rispetto a quelli odierni che sono invece il frutto di 7 anni di feroci politiche di austerità che hanno smantellato welfare e diritti.

Gli incontri e gli scambi che continuiamo ad avere tutti i Mercoledì in occasione del Guardaroba Solidale (che prosegue nonostante il sequestro del Villino ogni mercoledì in via fracassi dalle 10.30 alle 12.30) ci rimandano ad uno stato di cose che non rientra nella fotografia che l’Assessorato alle politiche sociali continua a diffondere. Quegli incontri e quegli scambi ci raccontano di persone poverissime, che sono lontani anni luce dal possedere i requisiti necessari per usufruire dei contributi e dei servizi erogati dal Comune; ci raccontano di persone che preferiscono dormire nei gelidi vagoni dei treni piuttosto che confrontarsi con l’inadeguatezza delle strutture di accoglienza classiche; ci raccontano di persone che nonostante non abbiano nulla non vogliono cedere alla passività e alla carità.

È con queste persone che vogliamo costruire un nuovo modello di città, di relazioni, di solidarietà.

Abitanti Villino Ricci Rigenerato
Coalizione Sociale per il Villino Ricci
Sportello per il diritto all’abitare Adl Cobas


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Casi scottanti per le questure dell’Emilia-Romagna: perché dopo due anni il permesso di soggiorno di Bazir è ancora bloccato?

Cara vice presidente Gualmini e cari prefetto Sondano e questore di Rimini Impronta,

sicuramente non vi è giunta voce di quanto è successo a Bazir alla Questura di Rimini. Ci pensiamo noi a rimediare. Sono ormai due anni che Bazir ha il permesso di soggiorno bloccato in Questura, con tutto quello che questo comporta in termini di difficoltà ad avere accesso alla assistenza sanitaria, ai servizi sociali e a trovare un lavoro. Il suo non è affatto un caso unico, né raro. Al contrario sono molti i migranti che a Rimini non riescono a ottenere il rinnovo del permesso soltanto perché nei primi anni di residenza nella città capitale del turismo estivo sono stati venditori ambulanti. Anche se oggi Bazir ha un regolare contratto di lavoro, il calcolo del reddito e dei contributi versati è usato con assoluta discrezionalità per impedire la sua permanenza a Rimini e provincia. Non credete, vice presidente, prefetto e questore, che se ci fosse stato un tavolo regionale “l’equivoco” – si fa per dire – in cui è caduta la Questura di Rimini sarebbe stato chiarito e Bazir – e tutti gli altri migranti nella sua situazione – avrebbe avuto il rinnovo del suo permesso nei tempi e nei termini stabiliti per legge? Pensateci, ma non troppo… perché, se volete i migranti timidi e zitti, sappiate che non vi lasceremo in pace!

> Leggi qui il primo caso: perché Youssef non può rinnovare la sua carta di soggiorno?

Coordinamento Migranti