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Riconosciuto il lavoro dei riders: “Resistere allo sfruttamento è possibile!”

Per la Corte d’Appello di Torino nel processo contro Foodora c’è subordinazione. Exarchia: “Condividiamo l’entusiasmo dei lavoratori torinesi”. Rub: necessario riconoscere “strutturalmente diritti e tutele a tutti”. Sabato grave incidente sul lavoro a Medicina.

14 Gennaio 2019 - 11:41

Una sentenza che crea un importante precedente anche per i fattorini che lavorano a Bologna, quella che venerdì 11 gennaio ha visto riconoscere in Corte d’Appello del giudice del lavoro di Torino il rapporto di lavoro subordinato a 5 fattorini licenziati nel 2016 da Foodora in seguito ad iniziative di protesta. Sulla pronuncia del tribunale intervengono anche due realtà bolognesi. Queste le parole del Collettivo Exarchia in un comunicato diffuso ieri: “Il mito del rider imprenditore di sé stesso, ‘fornitore autonomo’ di forza lavoro, che è la condizione necessaria per queste aziende delle consegne di poter sfruttare i lavoratori senza garantire alcun tipo di diritto e tutela, cade e si infrange fragorosamente persino nelle aule della giustizia borghese. La sentenza non può in nessun modo essere definita un ‘successo’ in senso assoluto, sbandierato invece come tale a destra e a manca da politici e sindacati. È una parziale conferma di uno stato di fatto: a lavoratori etero-organizzati, cioè che eseguono ordini impartiti da un superiore gerarchico, deve essere riconosciuta l’applicazione del contratto nazionale della logistica con relative retribuzione e tutele. Parziale perché i lavoratori non sono stati reintegrati; perché devono comunque sobbarcarsi i due terzi delle spese processuali (non era così prima del Jobs Act); perché tra le varie richieste avanzate dai lavoratori che non sono state riconosciute in appello è presente quella della violazione della privacy: la sorveglianza da grande fratello che le aziende esercitano sui lavoratori attraverso l’app (anche fuori dai turni di lavoro) è legittima secondo la Corte”.

Nonostante il risultato ottenuto sia quindi un riconoscimento solo parziale – continuano dal collettivo –  “condividiamo l’entusiasmo espresso dagli stessi lavoratori torinesi alla lettura della sentenza e gli siamo solidali. Da parte nostra, non ci facciamo chissà quali illusioni sulla natura della legge dello Stato. Sappiamo che in quel tiro alla fune tra lavoratori e padroni che è la lotta di classe non ci sono scappatoie, e che le necessità della lotta ci costringono ad utilizzare qualsiasi mezzo possibile per resistere e contrattaccare. Ogni piccola vittoria legale è parziale, effimera, revocabile in qualsiasi momento. Come dimostra bene la recente storia sindacale in Italia, al minimo allentamento del conflitto da parte nostra, il padrone avanza e si riprende tutto quello che gli era stato strappato a forza, e anche di più. Perché questo entusiasmo allora? Dobbiamo innanzitutto riconoscere di stare vivendo in una fase di offensiva padronale quasi incontrastata. In questo triste scenario, un risultato come questo va decisamente in controtendenza. Ma se è importante il risultato ottenuto, fondamentale è il modo in cui si sta portando avanti una lotta nella quale il percorso legale è solamente uno dei mezzi messi in campo. I fattorini torinesi sin dai primi mesi di mobilitazione hanno dato vita a un percorso di lotta autorganizzato, caratterizzato sia dalla creazione di spazi di aggregazione, socialità e mutuo appoggio (la ‘casa rider’, che comprende una camera del lavoro precario e una ciclofficina), che dall’adozione di mezzi conflittuali di lotta: scioperi, picchetti con blocco del servizio, ‘visite’ agli uffici dei responsabili aziendali o istituzionali. Un percorso autorganizzato e autonomo rispetto a politici (di movimento e non) e sindacati, perché la lotta prende forma nelle strade e nelle piazze, ed è da qui che bisogna ripartire. Esprimiamo tutta la nostra solidarietà ai lavoratori torinesi. A Torino, a Bologna e ovunque, organizziamoci contro chi ci vuole schiavi dei padroni. Non viviamo più come schiavi/e!”

Anche Riders Union Bologna ha preso la parola dopo la sentenza torinese esprimendo soddisfazione per il risultato che ha ribaltato le conclusioni della prima fase di giudizio, pubblicando sulla propria pagina Facebook queste righe: “Ai riders vanno riconosciuti i diritti dei lavoratori subordinati: così ha stabilito oggi la Corte d’Appello di Torino nel secondo atto del processo contro Foodora. Una notizia importante e positiva; noi, ora con maggiore forza, continuiamo a sollecitare un intervento politico che riconosca strutturalmente diritti e tutele a tutti i riders, consolidando la linea che esce dalla sentenza di Torino e di molti tribunali europei. Avanti riders!”.

Infine, sempre in tema di lavoro, a quanto si apprende dalla cronaca locale, sabato scorso si è  verificato un grave incidente in un’azienda agricola di Medicina. Una donna che si trovava in quel momento sul posto di lavoro rischia di perdere una mano, dopo che le si era incastrata all’interno di un macchinario.