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Referendum scuola,”non un seggio in più”

Il Comune ha deciso: 199 seggi per la consultazione del 26 maggio. Il comitato Articolo 33 rilancia: “Raddoppiamo lo sforzo per la partecipazione”. I Precari della scuola: “Il sistema integrato ha mostrato tutta la sua ingiustizia”.

22 Aprile 2013 - 19:18

A questo punto è ufficiale: i seggi predisposti dal Comune per il referendum sui fondi che Palazzo D’Accursio riserva alle scuole paritarie private saranno solo 199, nonostante il comitato promotore Articolo 33 abbia più volte affermato che in questo modo la partecipazione al voto sarà ostacolata. “Riceviamo oggi dall’amministrazione comunale il decreto del 18 aprile con il quale il sindaco dispone l’individuazione dei seggi per il referendum del 26 maggio. Da una rapida comparazione- scrive il comitato in una nota- risulta con chiarezza che non un seggio in più è stato aggiunto rispetto alla proposta mostrataci qualche giorno fa dall’assessore Matteo Lepore. Permangono quindi tutte le difficoltà che i promotori del referendum, supportati da pareri autorevoli come quello del professor Ignazio Drudi, avevano già fatto presente: i 199 seggi consentono solo al 38% dei cittadini di esercitare serenamente il proprio diritto di voto, e inoltre la loro dislocazione lascia gravemente scoperte alcune zone, rendendo difficoltoso l’arrivo ai seggi specialmente per i più anziani. Vogliamo dire ai cittadini che con queste condizioni imposte dall’amministrazione sarà difficile andare a votare, ma che proprio per questo è ancora più importante farlo. Facciamo appello a tutti i cittadini perché pur con scarsità di risorse e mezzi il Comitato promotore e tutta la cittadinanza raddoppino il loro sforzo per la buona e partecipata riuscita dell’importante appuntamento di democrazia del 26 maggio”.

In vista del referendum, intanto, interviene anche il Coordinamento dei precari della scuola. “Per noi, che da anni lottiamo in favore della Scuola Pubblica, il sistema integrato ha mostrato, sia a livello locale che nazionale, tutta la sua ingiustizia. Laddove si definanziava la scuola della Costituzione, si aumentavano i finanziamenti a quelle private o paritarie che dir si voglia. Il gioco di parole dei contrari al Referendum è infatti quello di definire Pubbliche anche le scuole confessionali, intendendo per Pubblico ciò che è finanziato dallo Stato. Per noi, invece, la Scuola Pubblica è la scuola dell’inclusione e della costituzione, quella che rimuove gli ostacoli economici e sociali che impediscono il pieno sviluppo della persona umana, quella che mescola nazionalità e culture diverse affinché la società diventi migliore, quella che accoglie differenti idee al fine di promuovere il pensiero critico, in una parola, quella dei cittadini. Per noi la Scuola è Pubblica perché è di tutti, e proprio per questo i cittadini, come sta accadendo a Bologna, devono farsi carico della sua qualità, devono dire di no al suo smantellamento anche se esso sembra naturale e chi vi si oppone è tacciato di essere “marziano”, devono riprendere in mano le redini della democrazia e insegnare, soprattutto a quei partiti che tale valore portano nel nome, cosa essa significhi in realtà. Il 26 maggio 2013, al Referendum, anche se i seggi saranno pochi, anche se il Sindaco dice che a lui non interessa, anche se l’Europa non ce lo chiede, noi andremo a votare affinché non ci siano scuole di serie B ma solo e soltanto la Scuola Pubblica di serie A”.