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Quattro persone, un figlio disabile: alloggio Erp da 26 metri quadrati

Denuncia dello Sportello Antisfratto Imola: niente residenza, niente tessera sanitaria, spese sanitarie quadruplicate. Sempre a Imola uno sfratto rinviato, uno sgombero eseguito e una raccolta firme sulle case popolari. A Bologna, effettuato il sit-in in v.Battistelli.

21 Luglio 2018 - 16:26

Un alloggio popolare di soli 26 metri quadrati per quattro persone. Tra queste un ragazzo affetto da una grave forma di autismo, che richiede continua assistenza: viste le dimensioni dell’apparatamento, i vigili hanno tolto la residenta alla famiglia e di conseguenza il ragazzo è rimasto senza tessera sanitaria. Risultato? Spese mediche quadruplicate. E’ la situazione denunciata dallo Sportello Antisfratto di Imola: “La famiglia di L. e S. sta vivendo una situazione insopportabile, che non è possibile tollerare ulteriormente e che vogliamo denunciare con forza insieme a loro. Da novembre 2017 la famiglia, che comprende madre, padre e due figli minorenni, vive in una casa popolare a Imola. Il figlio dodicenne ha una grave forma di autismo ed è stato operato lo scorso anno per un tumore al cervello, non è in grado di deambulare autonomamente e richiede di essere assistito 24 ore su 24. L’alloggio assegnato loro da Acer è di soli 26 metri quadrati per quattro persone e senza il gas in cucina. Per di più l’edificio è privo sia di ascensore che di montascale, rendendo estremamente pericoloso per i genitori trasportarlo in braccio per le scale. La situazione è degenerata ad inizio 2018 quando la Polizia municipale non ha potuto autorizzare la residenza nell’alloggio, viste le dimensioni insufficienti e l’assenza di spazi adeguati per il figlio autistico. Senza residenza la famiglia non ha potuto rinnovare la tessera sanitaria del figlio. Di conseguenza, in una situazione economica già estremamente precaria, si è ritrovata costretta dall’inizio dell’anno a sostenere interamente le spese sanitarie per le cure mediche e i medicinali per il figlio, che sono così quadruplicate. La famiglia sta spendendo tutti i propri risparmi per garantire le cure necessarie al figlio, ma a breve senza tessera sanitaria non ne avranno più la possibilità”.

Il comunicato dello Sportello Antisfratto continua così: “Questa situazione è inconcepibile e pretendiamo che vengano appurate le responsabilità di chi ha assegnato un alloggio evidentemente inadeguato per la famiglia e soprattutto per il figlio. Ci domandiamo inoltre cosa aspettano i servizi sociali ad intervenire, per esempio richiedendo per la famiglia almeno una residenza fittizia per permettergli di rinnovare la tessera sanitaria. Chiediamo alle istituzioni di intervenire immediatamente per risolvere questa situazione inaccettabile! Lo Sportello Antisfratto di Imola da anni si batte al fianco di chi vive sulla propria pelle non solo il problema abitativo, ma anche lo sfruttamento lavorativo e le carenze di un welfare sempre più impoverito da decenni di politiche antipopolari. Per questo chiediamo un incontro urgente alla sindaca Sangiorgi e all’assessora alle politiche abitative e sanitarie Dhimgjini, e siamo pronti a mobilitarci assieme a L. e S. se non si troverà immediatamente una soluzione dignitosa!”. Un paio di giorni dopo la segnalazione del caso, lo Sportello ha ottenuto l’incontro, assicurando che saranno diffusi ulteriori aggiornamenti.

Sempre lo Sportello Antisfratto, intanto, ieri è stato impegnato in un picchetto: alla fine “l’ufficiale giudiziario non si è presentato per eseguire lo sfratto. Noi siamo pronti/e ad attenderlo anche le prossime volte, fino a quando non si troverà una sistemazione dignitosa per tutta la famiglia! La famiglia in questione non ha nessuna morosità, ma è sotto sfratto per finita locazione. Chiede solo il tempo necessario per trovare una nuova casa senza finire per strada, essendo ormai difficile trovare un affitto anche per chi lavora!”.

Ancora a Imola, è invece andato a segno lo sgombero di un alloggio Acer occupato in via Cenni. L’operazione, eseguita dai vigili e dai tecnici dell’azienda per la casa. All’interno gli agenti hanno trovato un 28enne albanese e una 19enne cubana, denunciati per occupazione abusiva di edifici pubblici. A carico dei due è stato anche emesso un ordine di espulsione.

Per finire, lo Sportello Antisfratto imolese segnala anche di aver iniziato una raccolta firme per migliorare la situazione nelle case popolari: “La Regione Emilia-Romagna, con la riforma Erp, ha introdotto il ricalcolo dei canoni di affitto delle case popolari in base alle caratteristiche oggettive dell’alloggio (per esempio se si ha o meno il balcone, l’ascensore, il livello del piano, la posizione centrale e quant’altro). In questo modo viene meno la natura sociale fondamentale dell’Edilizia Residenziale Pubblica, non basando più per molti inquilini il calcolo dell’affitto in proporzione al reddito, ma legandolo a parametri di prestigio, non diversamente da quanto avviene sul libero mercato.Il Comune di Imola, applicando questa riforma regionale, che lasciava i singoli Comuni liberi di stabilire entro una certa fascia quale valore al metro quadro adottare per il ricalcolo degli affitti, ha scelto una delle tariffe al metro quadro più alte in regione per i Comuni non capoluogo.
Questo ha comportato un aumento medio dei canoni di affitto del 14% per gli inquilini delle case popolari imolesi, moltissime delle quali sono fatiscenti e necessitano di interventi di manutenzione, che raramente vengono eseguiti. Si tratta quindi di una riforma che aumenta i canoni per fare cassa, mentre la manutenzione delle abitazioni è pessima e gli interventi di recupero assenti o insufficienti! L’Edilizia Residenziale Pubblica è inoltre già impoverita da oltre un centinaio di alloggi tenuti sfitti, da un piano di alienazione che prevede nel tempo la svendita di 170 alloggi, dalla diminuzione di un centinaio di alloggi negli ultimi 10 anni del patrimonio gestito da Acer. Per questo lo Sportello Antisfratto Imola, insieme a inquilini e inquiline delle case popolari, sta promuovendo un appello, rivolto alla nuova amministrazione comunale, per investire maggiormente e per abbassare i canoni nelle case popolari. Le due proposte contenute nell’appello sono: 1) Scegliere il valore minimo delle tariffe al metro quadro, tra quelli previsti dalla legge regionale, per ricalcolare il prezzo degli affitti, calmierando gli aumenti causati dalla riforma regionale. 2) Cessare la svendita delle case popolari e investire maggiormente nell’Edilizia Residenziale Pubblica, sia per la riqualificazione e la manutenzione degli alloggi esistenti, sia per l’eventuale creazione di nuovi alloggi.

Ieri, intanto, come annunciato si è svolto il presidio organizzato in via Battistelli per protestare contro lo sfratto intimato ad un gruppo di famiglie migranti da parte del Comune, proprietario della struttura. L’Unione inquilini, che ha promosso l’iniziativa, segnala l’adesione di Sgb, Cobas, associazione per i diritti alla casa e alla dignità e Coalizione Civica “in solidarietà e per chiedere che l’amministrazione comunale si prenda la responsabilità di trasformare le attuali politiche di emergenza in risoluzioni strutturali della questione abitativa. Vogliamo casa, vogliamo dignità!”.