Acabnews Bologna

Picchetti alla Conor, interventi violenti della Polizia

Blocchi in corso da stamattina. In merito alla vertenza Mr.Job/Yoox, intanto, depositati 17 esposti per denunciare “casi di molestie, rimproveri, mortificazioni, denigrazione alla religione delle lavoratrici e violenze psicologiche”.

01 Luglio 2014 - 12:53

cDopo i blocchi di ieri, ancora una mattinata ad alta tensione davanti ai cancelli della Conor di Bologna. Stamattina i picchetti sono ripartiti e la Polizia, per sgomberarli, è intervenuta più volte con decisione. Determinata la resistenza di facchini e solidali, come raccontano su Facebook diverse realtà presenti sul posto.

Hobo parla prima di “botte e spintoni della celere” e poi, poco dopo, di uno “sgombero violento e cariche” con “maglie strappate, scarpe buttate e feriti. Ora un ragazzo medicato dall’ambulanza per ferita all’orecchio”.

hDopo i primi interventi degli agenti, “il picchetto si ricompatta bloccando le strade intorno”, riferiscono dal Cua, mentre la Polizia è “ancora schierata davanti ai cancelli”. Aggiunge Crash: “E’ blocco su piu’ fronti”, con la celere che a più riprese tenta di “forzare il picchetto”. Ma “nonostante l’intervento della celere, i facchini in lotta contro i licenziamenti e solidali non se ne vanno” e si resiste anche “sotto i camion”. Il Cas parla di una “dura carica delle celere contro i facchini”, con “diversi feriti” ed un “facchino trascinato dentro una camionetta”.

Ieri, intanto, i SiCobas hanno convocato una conferenza stampa per fare il punto sulla vertenza che coinvolge la coop Mr.Job, che lavora all’Interporto per conto della Yoox. “L’avvocato delle lavoratrici Marina Prosperi ha relazionato in merito ai 17 esposti denuncia presentati alle autorità competenti allo scopo di diffidare la cooperativa e ripristinare all’interno del luogo di lavoro delle condizioni di legalità. Gli episodi denunciati riguardano casi di molestie, rimproveri, mortificazioni, denigrazione alla religione delle lavoratrici che si perpetuano da anni e violenze psicologiche perpetrate nei confronti delle lavoratrici minacciate di licenziamento o sospese dal lavoro per giorni senza reddito, comprese lavoratrici in gravidanza alle quali non erano garantite le condizioni di legge sulla maternità”, raccontano i SiCobas. “Si denunciano condizioni del luogo di lavoro non consoni al rispetto e alla dignità dei lavoratori con la presenza di bagni promiscui e ambienti non conformi alla legge e ulteriori reiterate attività che sconfinano in inadempienze contrattuali dove si necessità di verificare le responsabilità”.

sIl sistema descritto “non poteva essere sconosciuto ai dirigenti di cooperativa e committente. Denunciamo le molestie sessuali subite dalle lavoratrici e il clima ti terrore instaurato con il quale era possibile determinare un controllo aziendale funzionale al maggior sfruttamento della forza lavoro. Prima delle denunce e dello sciopero le stesse condizioni salariali e l’organizzazione del lavoro erano scandalose. Le lavoratrici raccontano del funzionamento dei sistemi punitivi della Cooperativa. I ritardi di un singolo lavoratore venivano puniti non concedendo le pausa a un intero reparto. Se il target di produttività non veniva raggiunto le rappresaglie consistevano nel non concedere la pausa pranzo o nei casi peggiori in sospensioni, spostamenti in altri cantieri (anche fuori provincia) o costrizione a firmare le dimissioni”.

Sempre i SiCobas scrivono: “Scandalosa è stata la presa di posizione di Cgil, Cisl e Uil che dopo gli scioperi sono usciti con un volantino dicendo di aver fatto un accordo di secondo livello grazie alle loro capacità persuasive mentre per anni erano a conoscenza della situazione e permesso tutto: come confermato dalle lavoratrici, negli anni precedenti le lavoratrici che si sono recate a richiedere aiuto in uno dei sindacati confederali stranamente venivano subito o sospesi o licenziati. Per noi è anche fondamentale ottenere il riconoscimento della nostra organizzazione all’interno del magazzino perché la rappresentatività di un organizzazione sindacale si misura in base al consenso che effettivamente si ha dei lavoratori, indipendentemente dal fatto che sia firmatario di CCNL. Il SiCobas è il Sindacato maggiormente rappresentativo all’interno del magazzino. Ora, dagli incontri informali con la direzione della cooperativa, ci è stato detto che solleveranno i due responsabili che principalmente sono la causa di tutto questo e riorganizzeranno il magazzino con orari e lavoro non discriminatori, se questo non avverrà apriremo di nuovo lo stato di agitazione”.