Acabnews Bologna

“Per una piazza di movimento e conflitto il 12 dicembre” [comunicati in aggiornamento]

#Iononlavorogratis: “Sindacati confederali protagonisti dell’attacco a lavoratori, reddito e welfare”, nel giorno dello sciopero generale “vogliamo relazionarci con chi non se ne sente rappresentato”. Le adesioni di Medi autorganizzati, Hobo, Foglia di Fico, Educatori contro tagli, Tpo, Làbas e Adl.

04 Dicembre 2014 - 11:07

Appello per una piazza di movimento e conflitto il 12 dicembre

No Recruiting day (foto fb Làbas)Arrivati al settimo anno di una crisi che colpisce in modo sempre più duro, il quadro è ormai chiaro. Il governo delle larghe intese di Renzi non si preoccupa nemmeno più di una parvenza di consenso, com’è dimostrato dalla sua completa indifferenza per lo storico crollo dei votanti alle elezioni regionali in Emilia Romagna. L’unica cosa che conta per loro è l’esercizio del potere, attraverso cui imporre sacrifici e tagli, togliendo a lavoratori, precari e ceti medi declassati per dare a speculatori, grandi imprenditori e professionisti delle istituzioni. Non appagati di una disoccupazione giovanile arrivata al 43%, il Jobs Act non solo rende definita la precarietà e l’annullamento di aspettative per il futuro, ma reintroduce di fatto il lavoro gratuito, che avrà nell’Expo di Milano o nel Fico bolognese dei modelli di applicazione. Ma il lavoro gratuito è già da tempo una realtà per decine di migliaia di giovani, nei centri e nelle periferie urbane, con stage e tirocini, nelle università e nell’economia delle illusioni.

In questo quadro perfino la Cgil e la Uil sono ora costretti, dopo oltre tre anni, a convocare uno sciopero generale per venerdì 12 dicembre. Sulle motivazioni per cui lo fanno vi sono pochi dubbi: dopo essere stati non solo complici ma protagonisti dell’attacco ai salari dei lavoratori, ai redditi dei soggetti produttivi e al welfare, i sindacati concertativi si muovono innanzitutto per la salvaguardia e la riproduzione delle proprie istituzioni e dei propri apparati di funzionari. Tuttavia, nonostante la volontà o gli obiettivi dei confederali, in quella giornata in molti scenderanno in piazza per affermare che non ne possono più di pagare i costi della crisi e le politiche di austerity.

Per questo motivo assumiamo lo sciopero generale del 12 dicembre come una possibilità, una giornata di lotta che può eccedere gli stretti confini in cui la vorrebbe rinchiudere chi l’ha convocata. Proponiamo quindi di rilanciare l’appuntamento degli studenti medi e di fare di Piazza San Francesco dalle ore 9 una piazza di movimento e di conflitto, di autonomia e di opposizione sociale (a partire dalle 8 ci troveremo in Piazza Verdi per comunicare all’interno della zona universitaria). Vogliamo una piazza che sia composta delle lotte e dei percorsi che quotidianamente costruiamo sul territorio: dagli studenti medi a quelli universitari, dai precari ai lavoratori della logistica, dai migranti agli occupanti di case, dall’opposizione ai grandi eventi ai comitati per la salute. Non in un’ottica di sommatoria, ma di messa in comune delle esperienze di lotta. Vogliamo una piazza, al contempo, aperta a quei molteplici soggetti che soffrono la crisi e con cui non sempre riusciamo a entrare in contatto. Perciò da qui al 12 dicembre saremo tutti i giorni impegnati in volantinaggi, iniziative comunicative e azioni per preparare una partecipazione espansiva e non di rappresentanza. Vogliamo una piazza, ovviamente, che si ponga in relazione con quei lavoratori che, pur partecipando al corteo dei confederali, non se ne sentono rappresentati. Vogliamo una piazza, infine, libera e selvaggia, capace di muoversi nello spazio urbano per bloccarlo e riappropriarsene. Capace, cioè, di fare davvero sciopero.

Questo percorso, che già abbiamo avviato con le iniziative all’università contro il lavoro gratuito e che soprattutto vive della molteplicità di lotte sul piano cittadino, non può chiudersi il 12 dicembre. Si tratta di una tappa, importante, per rilanciare in avanti, per scommettere collettivamente su nuovi percorsi di conflitto e movimento. Perché, indipendentemente dal clima, l’autunno è solo una stagione dell’anno, mentre la lotta contro questo sistema di crisi e sacrifici va portata avanti tutti i giorni.

Assemblea #iononlavorogratis – martedì 2 dicembre, via Zamboni 38

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Una #lezionedisciopero

Il 12 dicembre noi studenti saremo nuovamente in piazza per prendere parola! Torneremo in strada dopo le giornate del 10 ottobre e del 14 novembre perché vogliamo essere protagonisti di ogni data che si presenti davanti a noi senza badare troppo a bandiere e partiti. Lo faremo ancora una volta in maniera autonoma, determinata ed allargata perché se c’è chi parla e dibatte su chi un contratto di lavoro ce l’ha già, di noi, il 43% di disoccupati tra i 15 e i 24 anni (ultimo dato Istat), chi parla? Chi se ne interessa? Dobbiamo farlo Noi manifestando per dire la nostra! La piazza di San Francesco, infatti, vuole creare una grande giornata di sciopero reale e partecipato in prima persona da tutte le categorie della nostra società che siano esse lavoratori, precari, studenti o movimenti sociali. Una giornata in cui esprimere le reali necessità del nostro paese: da una scuola che sia veramente pubblica e liberamente fruibile da tutt*, ad una riforma del lavoro che garantisca diritti e dignità ad ogni lavoratore o futuro tale, ad un sistema sociale che tuteli anche precari e disoccupati.

Siamo stanchi di cedere ad altri la scelta di cosa sia meglio per le nostre vite prendendo decisioni che, nonostante affermino il contrario, contribuiscono sempre più a creare un clima di instabilità e disagio così da farci passare come necessarie misure inaccettabili. Per questo il 12 anche gli studenti saranno nelle strade per far vedere che il confronto e la costruzione comune del nostro futuro noi lo vogliamo e lo pretendiamo. Anche le ultime elezioni regionali ci hanno dimostrato che questo governo e questa classe politica in generale non ha più alcuno straccio di consenso e proporre una consultazione di facciata a poco serve. La scuola è nostra e le consultazioni le facciamo tra di noi, nelle nostre scuole, nei nostri collettivi, nelle nostre assemblee, in piazza e nelle nostre case!

#noisiamoil43% vi daremo una #lezionedisciopero #consultiamoci

Studenti medi autorganizzati

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Scioperare la crisi per costruire opposizione

Alla fine del Settecento gli schiavi neri di Haiti si ribellano ai propri padroni coloniali, tra cui la Francia appena percorsa dalla rivoluzione. Si narra che, da un forte assediato dai veterani francesi e su cui sventolano le bandiere rosse che annunciano lotta senza quartiere per difendere la libertà conquistata, gli ex schiavi intonano la Marsigliese, una Marsigliese nera. I soldati francesi, ex rivoluzionari, rimangono impietriti: il loro inno e le loro parole d’ordine si rivoltano e rovesciano contro di loro. I giacobini neri si appropriano della libertà, dell’eguaglianza e della fraternità, la portano alle estreme conseguenze e dunque ne cambiano completamente il significato, cioè la rivendicano e la praticano per tutti. I poveri e gli sfruttati si ribellano contro vecchi e nuovi padroni.

Cosa c’entra questo con lo sciopero generale del 12 dicembre? Niente, o forse molto. I sindacati confederali, ammantandosi della bandiera della difesa dei diritti dei lavoratori, vogliono in realtà solo conservare e riprodurre il proprio ruolo di garanti della pace sociale. Hanno deciso lo sciopero solo quando hanno capito che i margini di trattativa con il Partito Democratico e con il suo capo si erano chiusi. Dal canto suo, Renzie governa incurante di qualsiasi maschera di consenso e legittimità sociale, come dimostrano le sue veloci fughe in ogni città: per lui a contare è solo la possibilità di continuare separatamente nella sua opera, cioè nelle politiche di austerità e sacrifici a vantaggio dei padroni, degli speculatori e della casta politica. Nella crisi, legittimità e legalità hanno definitivamente divorziato.

Del resto, da una parte ci sono quelli che sulla crisi speculano e si arricchiscono, dall’altra quelli che ne vengono colpiti e impoveriti. Un pezzo di questa composizione sarà in piazza il 12 dicembre; e tra questi, c’è da scommettere che molti non si sentono rappresentati dalla Cgil o dalla Uil. C’è poi una parte che non sarà in piazza e che vive quotidianamente di una rabbia che fatica a trasformarsi in conflitto sociale, per implodere nella frustrazione individuale o, peggio ancora, nella guerra tra poveri (che può assumere le forme della competizione meritocratica per le briciole o del razzismo contro i migranti per guadagnarsi il posto di penultimi della gerarchia sociale).

Il 12 dicembre può allora essere un’occasione e un banco di prova, per costruire una piazza autonoma e dell’opposizione sociale che scommetta sulla possibilità del conflitto collettivo. Una piazza giovane, politicamente e socialmente, capace di trasformare il 43% della disoccupazione giovanile in un indice di lotta e non di sfiga. Una piazza radicale e irriducibile alle parole d’ordine della governance sindacale. Una piazza contro il piano casa e il Jobs Act, contro il lavoro gratuito e lo sfruttamento pagato. Una piazza dei movimenti, quelli che ci sono e soprattutto quelli che vanno costruiti. Una piazza che non guardi al proprio ombelico, ma che rilanci in avanti. Una piazza in cui risuoni, finalmente, la Marsigliese dei lavoratori e dei precari, dei giovani e dei migranti, di chi la crisi l’ha finora subita e non vuole più pagarne i costi.

Appuntamento ore 8 in Piazza Verdi per comunicazione in zona universitaria; ore 9 in Piazza San Francesco per il corteo di #iononlavorogratis

Hobo – Laboratorio dei saperi comuni

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Contro le grandi opere, verso lo sciopero del #12D

Viviamoci lo Sciopero

Ci vediamo il 12 dicembre, alle ore 9.00, in piazza San Francesco.
Saremo là, in piazza San Francesco, indipendenti e autonomi dai sindacati confederali, perché ci sembra assurdo che con la miseria più totale del presente ancora ci sia chi promuove modelli di sviluppo che niente hanno a che vedere con il benessere sociale, con la ridistribuzione della ricchezza, con un territorio sano e sostenibile. Saremo in piazza San Francesco perché Jobs Act, Youth Garantee e Sblocca Italia rappresentano appieno quel modello che già sappiamo caratterizzerà F.I.Co., perché figlio di Expo 2015.

Lavoro gratuito, nuove forme di ricatto suldel lavoro, cemento dilagante: questo sarà il lascito del grande evento milanese, raccolto subito dalla futura Fabbrica Italiana Contadina dove, ad esempio, qualunque azienda interna potrà far affidamento sui propri dipendenti (e quindi i rispettivi contratti), andando a minare il colossale piano di migliaia di assunzioni sbandierato da mesi.

Scenderemo in piazza per bloccare simbolicamente una logica che poi ci porterà, di certo, di nuovo nelle piazze nei prossimi mesi, quindi non per esibizionismo, né per assoluta ideologia, ma per senso di giustizia e per essere lo Sciopero.

La Foglia di Fico

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12 Dicembre 2014: in piazza per rivendicare diritti, non carità.

In continuità con la mobilitazione del 14 Novembre, cui abbiamo partecipato come membri della Rete Nazionale Operatori, come Educatori contro i Tagli aderiamo alla giornata di sciopero e lotta del 12 Dicembre indipendentemente dalle sigle sindacali che l’hanno convocata. Come trasversale movimento di lavoratori riteniamo infatti doveroso cogliere ogni occasione per unire la nostra voce a chi si oppone alle politiche economiche, sociali e del lavoro del governo Renzi e della UE e si batte per la cancellazione della Legge Formero e dei contratti atipici, contro l’abolizione dell’art. 18, per lo sblocco dei contratti del Pubblico Impiego e per l’attivazione immediata di istituti come il reddito minimo garantito. Come lavoratori del sociale vogliamo inoltre portare in piazza il nostro particolare disagio e quello delle persone cui rivolgiamo i nostri servizi, gli ultimi, gli inascoltati: ribadiamo dunque il nostro No alla privatizzazione dei servizi e alle gare d’appalto al ribasso, il nostro Si a misure a sostegno della tutela del posto di lavoro, al ripristino immediato dei fondi nazionali per la sanità e l’assistenza, alla piena applicazione delle regole legali e contrattuali. Concludiamo infine con la ferma richiesta, non più prorogabile, che il tema delle povertà entri nell’agenda dei governi nazionali e locali con priorità assoluta ed abbia dunque la precedenza in sede di destinazione delle risorse disponibili.

Chi tra noi sarà in piazza lo farà anche in nome e per conto di quelle migliaia di lavoratori, trasversali a tutte le categorie, che a causa di forme contrattuali sempre più precarie sono particolarmente ricattabili e di quelli che a causa di gravose difficoltà economiche non sono nella condizione di sacrificare una giornata di stipendio. A tale proposito chiediamo alle sigle sindacali, tutte, di adoperarsi per mettere al più presto in campo forti azioni di contrasto alle politiche governative ed europee, azioni alternative ed efficaci che non penalizzino in modo così pesante i tanti lavoratori che stanno vivendo da tempo una situazione di insostenibile disagio. I tempi sono cambiati, in peggio.

Educatori contro i tagli

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Non gestiamo lo sciopero, viviamolo!

Se dovessimo indicare un elemento che storicamente ha forgiato, più di ogni altro, la misura con cui mettiamo a verifica il nostro metodo di lottare contro lo sfruttamento e la povertà,  la prassi con la quale costruire l’agenda politica, l’opportunità della stessa e il posizionamento che ne deriva, non avremmo dubbi: questo elemento è lo sciopero.

Li abbiamo attraversati, li abbiamo costruiti, li abbiamo divisi e ricuciti. Li abbiamo praticati e sostenuti. Li abbiamo anche contestati nei contenuti, nelle forme, negli obiettivi, nelle sigle che li hanno proclamati.

Abbiamo dato e continueremo a dare allo sciopero ogni tipo e forma di aggettivo, accezione, sfumatura o connotazione spaziale, geografica e temporale a seconda delle condizioni reali che riteniamo appartenere al momento in cui viene a porsi in essere nella materialità, mai a tavolino o attraverso prismi ideologici.

Quello del 12 dicembre, per noi, è uno sciopero da Vivere. Questo significa sincronizzare le forme di vita ribelli di questa città affinché cooperino, in maniera libera ed autonoma, sociale e organizzata, gioiosa e radicale per inscrivere nel cuore di Bologna, distintamente dalla marcia dei sindacati confederali (pur imponente nei numeri e nella discontinuità che segna), il battito delle agitazioni sociali che in questo autunno hanno attraversato piazze, scuole, Università, magazzini della logistica ed ogni luogo del lavoro vivo colpito dalla macelleria sociale targata Renzi e predecessori, di cui esprime continuità e al contempo precipitazione, sino ad una classe politica, finanziaria e imprenditoriale locale, speculativa quanto estrattiva, che affronta ora la più grave crisi di consenso e legittimità sostanziale.

Di motivi che ci spingono a scendere in piazza ne abbiamo da vendere, e nessuno di questi è banalizzabile, riducibile, circoscrivibile e tanto meno governabile: nel mosaico da distruggere composto da la buona scuola, il Jobs Act, laYouth Garantee e lo Sblocca Italia, i segmenti sociali che si mettono in gioco hanno ognuno il proprio scalpello che esprime l’attitudine del proprio accumulo di forza soggettivo.

Ma diciamolo con chiarezza: non ci tiene insieme solo la condizione di sfruttamento, di assoggettamento, di povertà e ricatto, di privazione di diritti, di un futuro degno e di rifiuto della indicibile dicotomia tra “garantiti” e “non garantiti”. A questi segmenti sociali in continuo movimento, concatenamento e coagulazione non è mai appartenuta alcuna dinamica concertativa, figuriamoci l’autoconservazione della stessa!

E’ per questo che ognuno di noi non solo sfoggerà la veste in cui è stato inscatolato dalla frammentazione imposta dal capitalismo e dal governo della crisi dello stesso, ma Vivrà lo sciopero da student@, precari@, migrante, da disoccupat@ facente parte del 43%, da facchino, lavorator@ sfruttat@, tirocinante, pensionat@, da occupante di case sfitte o di spazi sociali, da corpo che si oppone ad un saccheggio ambientale, edilizio, territoriale e alimentare senza precedenti.

Vogliamo vivere le trasformazioni, esserne le viscere, dare loro spessore e ballare nelle stesse con la musica del tempo: quella del conflitto sociale.

Viviamoci lo Sciopero. Ci vediamo il 12 dicembre, alle ore 9.00, in piazza San Francesco.

Làbas Occupato
Cs Tpo

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Il 12 dicembre anche l’Associazione Diritti Lavoratori manifesta per le strade dell’Emilia-Romagna.

Il JobsAct di Renzi è un durissimo attacco ai lavoratori e alle lavoratrici rispetto al quale occorre mobilitarsi tutti e tutte. Da oggi in poi le aziende potranno licenziare indiscriminatamente, controllare ossessivamente i lavoratori, ricattarli ancora di più con contratti da fame e senza diritti.

La crisi economica continua a farsi sentire ed il governo Renzi, su mandato della Troika, pensa a salvare banche ed imprese, non curandosi delle condizioni di vita di lavoratori e lavoratrici. La disoccupazione, il disagio abitativo, la redistribuzione della ricchezza, l’accesso a diritti, beni e servizi: tutte questioni urgenti che non interessano minimamente a chi invece ha a cuore solamente gli affari dei potenti. Mentre i ricchi sono sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri, cooperative, partiti, mafiosi e imprenditori si spartiscono la ricchezza pubblica per i loro interessi privati, scaricando poi la colpa sui migranti, sugli occupanti di case, sui giovani precari.

Contro il lavoro non retribuito

Contro il furto di salario e diritti messo in atto dal JobsAct di Renzi

Contro le privatizzazioni, le grandi opere e lo spreco di denaro pubblico

Contro i licenziamenti indiscriminati

Per il reddito garantito e il salario minimo

Per salvaguardare il diritto di sciopero

Per salute e sicurezza nei posti di lavoro

Per una piena ed effettiva rappresentanza sindacale

Per la difesa dei beni comuni

Per massicci investimenti nella scuola, nella sanità, nei trasporti e servizi pubblici

È ora di dire basta a questa rapina di salari e diritti! È per questo che il 12 dicembre attraverseremo in maniera meticcia e diffusa le strade dell’Emilia-Romagna. Costruiamo dei cortei che sappiano far sentire la rabbia degna di chi ogni giorno lotta per una vita migliore ed è stanco di subire soprusi. Unisciti a noi!

Bologna – Piazza San Francesco, ore 09:00

Rimini – Via Sacramora 52, ore 08:30

Reggio Emilia – Piazza del Tricolore, ore 09:00

Parma – Viale Vittorio Bottego (Stazione centrale), ore 08:30

Adl Cobas