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Per il 2019 Comune e Prefettura promettono più daspo, tornelli, vigilanti

Prefettura: allontanamenti anche da mercati, fiere, paraggi dei plessi scolastici. In centro, intanto, tornano gli assistenti civici. Acca dopo il presidio di mercoledì scorso: “Unire i fronti di resistenza, creare nuove forme di socialità”.

24 Dicembre 2018 - 12:50

Nei giorni scorsi, il prefetto Patrizia Impresa ha fatto il bilancio di un anno di lavoro e annunciato cosa aspettarsi per il prossimo, invocando un intesa su scala regionale per “rendere più efficaci le misure” del recente decreto sicurezza firmato Salvini. Spicca l’ampliamento del mini-daspo, “l’allontamento delle persone in contrasto con certe zone ambientali. Andremo anche nelle zone dei mercati, delle fiere, attorno ai plessi scolastici”. Poi c’è la stazione: Impresa ha confermato che entro il 2019 avrà i suoi tornelli, a spese delle Fs. “Saranno fatti investimenti anche sulle attività commerciali”, ha tenuto a precisare.

Il Comune intanto non sta a guardare: di questi giorni è anche il rinnovo dell’ordinanza anti-alcol su via Boldrini, esteso stavolta al tratto più vicino alla stazione di via Amendola. Lo ha deciso il sindaco firmando un nuovo provvedimento “in materia di tutela di residenti e cittadini”, valido fino al 17 gennaio.

In piazza Nettuno e nelle aree limitrofe, invece, arriveranno gli assistenti civici. Una definizione che suscita ricordi datati ma inquietanti. La novità è contenuta in un ordine del giorno presentato da Insieme Bologna, la sigla fondata dell’ex leghista Manes Bernardini, e votato all’unanimità.

Sono tasselli che vanno ad aggiungersi a una impressionante accelerazione securitaria che interessa la città da diversi mesi, tale da fare immaginare una città in preda al crimine, alla violenza, alla dissolutezza. Questo quadro però non trova alcun fondamento nei dati, diffusi dalla stessa Prefettura: nel 2018 i reati, nel complesso, sono calati di oltre il 5%. E allora, come sempre, emerge distinta l’immagine della solita guerra ai poveri, di una città sempre meno capace di tutela, accoglienza, inclusione e che tende a sostituire welfare municipale e politiche sociali con esclusione, polizia, carcere.

C’è però chi resta convinto che “libertà, diritti, casa, lavoro, salute, futuro, o sono di tutt* o non sono di nessuno”, come recitava lo striscione del presidio antirazzista dello scorso 19 dicembre, convocato con tanto di materiale informativo e microfono aperto dall’assemblea Acca, che qualche giorno più tardi ha diffuso un comunicato per trarre il bilancio della sua prima iniziativa di piazza: “Questo presidio era una necessità per tutt* noi, si è respirato dal clima sentito e partecipato, dal calore nonostante il freddo, dall’orizzontalità anche organizzativa del pomeriggio, dove ogni realtà e persona presente si è sentita coinvolta e pronta a fare la sua parte”.

Proseguono gli antirazzisti: “Si parla di diritto all’abitare, tema quanto mai caldo in zona bolognina; si analizzano gli effetti della legge Salvini che va a colpire poveri e lavoratori precari oltre che migranti; si parla delle lotte delle donne e di quella contro i confini. Usb, Non Una di Meno, Associazione Sopra i Ponti, Noi Restiamo, prendono la parola. Altre realtà sono presenti mentre Eat The Rich distribuisce vin brulè caldo. Non solo realtà, ma anche singole persone che hanno avuto modo di sperimentare una socialità diversa attraverso il confronto, l’orizzontalità e il riconoscimento reciproco. A. è uscita da lavoro ed è venuta al presidio nonostante il freddo, ha seguito in silenzio questa realtà crescere senza sapere bene cosa portare, se non se stessa, è venuta ugualmente per dire che c’era. Come lei anche altri. Una cittadina prende la parola dopo essere stata via da Bologna per un po’, è contenta di trovare qualcosa come Acca ad aspettarla al suo ritorno. Un ragazzo albanese si ferma ad ascoltare, sta tornando a casa dai suoi bambini dopo una giornata di lavoro ma spende qualche minuto solidale ricordando insieme ad una ragazza quando i clandestini che incutevano paura erano loro. Circolano al microfono parole di resistenza che arrivano da altre epoche e latitudini: ‘all’inizio eravamo in sei, ma sapevamo che avremmo vinto’ ha confidato un vecchietto cubano a M. l’altro giorno al bar. Ora lo sappiamo anche noi. Storie che attraversano storie, lotte che attraversano lotte. In presidio per dire che i diritti dell’altro sono i nostri, e che ledere i diritti di uno rende possibile ledere i diritti di tutti. Unire i fronti di resistenza, creare nuove forme di socialità. Questo vuole essere Acca.Ci vediamo il 9 gennaio alle 20:30 al Centro Interculutrale Zonarelli, con nuove energie, per la 4° assemblea pubblica antirazzista, informeremo qui e in mailing list di eventuali cambiamenti”.