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Opinioni / Permessi senza tassa, “una vittoria del movimento delle e dei migranti”

Il Coordinamento migranti commenta la recente sentenza del Tar: “Sappiamo che questa vittoria è solo un passo per abbattere quel sistema che ci ricatta, ci sfrutta e minaccia di espulsione”.

25 Luglio 2016 - 12:12

(da Senza chiedere il permesso di Coordinamento Migranti)

Corteo migranti (repertorio)Basta pagare per restare!
Abolita la tassa sul  permesso di soggiorno

Una buona notizia: la tassa per il rilascio e il rinnovo del permesso di soggiorno è stata cancellata. Lo ha stabilito una sentenza del Tar del Lazio il 24 maggio scorso. Quei soldi – dagli 80 fino ai 200 euro – strappati ogni volta dai nostri salari impoveriti e precari rimarranno nelle nostre tasche. Non è solo una sentenza di tribunale, ma una vittoria del movimento delle e dei migranti che negli ultimi anni hanno lottato contro uno dei tanti pezzi del razzismo istituzionale in Italia. «Basta pagare per restare», abbiamo gridato più volte di fronte alle Questure e alle Prefetture. Ora possiamo dire che quella lotta ha pagato. Non è però questo il momento per smettere di lottare. Tanto il Ministero dell’Interno quanto le questure dell’Emilia Romagna continuano a fare finta di niente, a chiederci soldi quando andiamo a rinnovare il permesso. Certo, prima o poi le questure dovranno adeguarsi alla sentenza del Tar. Ma c’è da aspettarsi che al Ministero dell’Interno presto penseranno a un’altra tassa sul permesso di soggiorno, sicuramente più «proporzionata» e meno pesante per le nostre tasche, dato che la Corte di giustizia europea aveva già definito lo scorso anno la tassa in vigore «sproporzionata». D’altronde, anche nella migliore delle ipotesi, restare in Italia rimane non solo un diritto «a tempo determinato», ma anche «a pagamento». Tra marche da bollo e pagamenti alle poste dobbiamo sborsare 76 euro a ogni rinnovo. Resta poi da vedere come e in che tempi il governo ci rimborserà dei 4 anni di soldi ingiustamente versati allo stato italiano per vivere una vita precaria e arricchire con il nostro lavoro padroni, padroncini e cooperative. Abbiamo tanti motivi per non fidarci né delle sentenze, né dei governi e di certo neanche delle questure. Non ci accontentiamo di promesse e parole a vuoto. Vivendo ogni giorno sulla nostra pelle le tante facce del razzismo istituzionale, sappiamo che questa vittoria è solo un passo per abbattere quel sistema che ci ricatta, ci sfrutta e minaccia di espulsione.