Acabnews Bologna

::: Notizie brevi :::

Lettera ex operatori/rici del centro Mattei: “L’accoglienza non la fa un luogo, ma le persone” | Cda della Fiera approva l’accordo sul personale, Sgb: “Lottare per migliorarlo” | Riders Union: “Un euro l’ora di aumento per i co.co.co Sgnam/MyMenu” | I dati sulle dimissioni e risoluzioni consensuali delle lavoratrici madri.

18 Giugno 2019 - 18:55

“L’accoglienza non la fa un luogo, ma la fanno le persone: i lavoratori e le lavoratrici del sociale”. Si conclude così una lettera pubblica di alcuni/e ex operatori ed ex operatrici del centro Mattei. Uno stralcio della lettera, diffusa su Facebook dalla pagina No alla deportazione dal Centro Mattei – Bologna Accogliente: “Di certo non ci vogliamo arrogare il diritto di farci portavoce di tutti gli operatori e le operatrici che hanno avuto l’opportunità di vivere questa esperienza lavorativa. Ma non possiamo neanche tacere di fronte a tanta dequalificazione professionale, che gira nelle menti e nelle parole di chi non vuol guardare e di chi non vuol conoscere. Il mondo dell’accoglienza è fatto di persone qualificate, professionisti, portatori di competenze e conoscenze. E l’hub Mattei è stato portato avanti giorno e notte da persone che per poco più di 1.000 euro al mese hanno cercato di trasformare un carcere in un posto accogliente e non solo un luogo di transito. Integrazione, mediazione, gestione dei conflitti, lavoro di squadra e gestione dell’operativo quotidiano, stancavano, facevano arrabbiare, ma allo stesso tempo gratificavano. Non è stato facile lavorare in una struttura fatiscente, nata con altre finalità e trasformata in centro di accoglienza. Infatti tra di noi c’è chi è rimasto e chi se n’è andato, ma ne difendiamo le possibilità di crescita non solo emotiva e umana, ma anche professionale che sono state sperimentate”.

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Il Consiglio di amministrazione della Fiera ha approvato l’ipotesi di accordo con i sindacati sulla riorganizzazione del personale. Ora dovrà esprimersi l’assemblea dei lavoratori, in programma per domani. L’intesa nelle scorse settimane era stata siglata da Cgil, Cisl e Usb. Diversa la posizione di Sgb: “Secondo noi l’accordo così com’è, alla luce anche di ciò che sta emergendo rispetto alle parti inserite all’ultimo secondo- afferma il sindacato nella parte conclusiva di un comunicato- va bene e sarebbe necessario respingerlo e riaprire il tavolo di contrattazione almeno su questi punti: modalità e criteri di assunzione – riorganizzazione full time e accordo isopensione – stagionalità. Questo è un momento particolare in cui tutti siamo chiamati a pronunciarci non solo su cosa significa nell’immediato quello che vi è scritto nell’accordo, per ognuno di noi e per tutti quanti, ma anche il mondo che disegnerà. Per questo siamo convinti che ognuno di noi deve trovare il coraggio di respingere questo accordo e lottare per migliorarlo”.

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Sgnam/MyMenù “accoglierà le nostre richieste e che ci saranno aumenti di un euro l’ora della paga oraria per quanto riguarda i contratti co.co.co. Gli aumenti riguarderanno tutto il territorio nazionale in cui la piattaforma è presente”. Lo annuncia Riders Union Bologna, aggiungendo che “abbiamo inoltre ottenuto l’impegno dell’azienda a concretizzare lo step successivo, quello del riconoscimento di tutti i diritti del lavoro subordinato. La Carta dei diritti di Bologna si conferma una volta di più uno strumento utile per rafforzare il potere contrattuale di noi lavoratori e la possibilità di esercitare e conquistare i diritti che ci spettano. Si è aperta dunque la possibilità concreta di strappare per la prima volta, dentro la gig economy, tutele importanti e fondamentali come la tredicesima, la quattordicesima, la malattia, le ferie, il Tfr: come dire, la lotta paga! Sappiamo benissimo che questa notizia è una goccia nell’oceano, perché – in assenza di leggi che regolamentino questo settore – le grandi multinazionali come Glovo e Deliveroo stanno continuando ad abbassare salari e tutele – promuovendo un dumping sociale e una concorrenza al massimo ribasso. Proprio per questo ci stiamo organizzando per rilanciare la mobilitazione contro il sistema del cottimo e la filosofia dello sfruttamento promossi dalle piattaforme che fanno capo ad Assodelivery”. Proteste da parte della Uil, colta di sorpresa dalla notizia dell’aumento.

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La maternità continua a risultare un freno per il lavoro delle donne. È quanto emerge dalla Relazione annuale per il 2018 sulle convalide di dimissioni e risoluzioni consensuali delle lavoratrici madri e dei lavoratori padri nei primi tre anni di vita del figlio. In Emilia-Romagna sono state 5.184 quelle convalidate nel 2018, un dato in crescita del 23% rispetto al 2017, di cui i due terzi riferiti a donne. Le convalide sono riferite soprattutto alle dimissioni volontarie (4.946) e per giusta causa (169). Le risoluzioni consensuali sono 69. I motivi? Per le donne al primo posto c’è la difficoltà a conciliare il lavoro con la cura del figlio, ad esempio per mancanza di una rete parentale o per i costi elevati dei servizi che spingono le madri a rimanere a casa, e anche per motivi legati all’azienda, come la mancata concessione del part time oppure orari di lavoro non flessibili. Per i padri invece al primo posto c’è il passaggio ad un’altra azienda.