Acabnews Bologna

::: Notizie brevi :::

Parlano alcuni richiedenti asilo contagiati alla Bartolini: “Ora nè salario, nè un sussidio” | Sgomberato un alloggio Erp, pendono 273 sfratti | Nidi estivi, anche Usb proclama lo sciopero per il 13 | Sempre Usb oggi in presidio con le/i lavoratrici/ori della sala Regina | Usi: “Servono scuole ma a Imola si pensa alle chiese”.

03 Luglio 2020 - 19:29

Il Coordinamento Migranti Interporto segnala l’intervista realizzata a tre richiedenti asilo coinvolti nel focolaio di coronavirus in Bartolini, che oggi si trovano in isolamento in un albergo. “L’intervista mostra chiaramente cosa significa per migranti e richiedenti asilo rischiare ogni giorno di contrarre il virus nei magazzini o nell’accoglienza. Per il lavoro a chiamata non ci sono né ‘smart working’ né ammortizzatori sociali: venire isolati per decine di giorni in un albergo vuol dire non poter fare nessun lavoro, non avere nessuna entrata economica e spesso dover rinunciare anche ai propri progetti di vita. L’intervista mette in evidenza che questo rischio non è frutto del caso ma ha dei precisi responsabili. Migranti e richiedenti asilo sono i più esposti al contagio per lo sfruttamento che le leggi Bossi-Fini e Salvini impongono: Bartolini e gli altri magazzini possono rimanere aperti perché la politica dei documenti non permette loro altra occupazione e perché, nonostante le richieste di chiusura, restano aperti centri di accoglienza come il Mattei, veri e propri dormitori dove padroni e agenzie possono reclutare rapidamente i sostituti di chi si ammala”. L’intervista è disponibile sul sito coordinamentomigranti.org; tra le risposte, afferma uno dei richiedenti asilo intervistati: “Non solo sono andato a lavorare e mi sono ammalato, ma per colpa loro adesso non ho più nemmeno un salario per vivere, né un sussidio né nulla. Di noi non se ne fregano”. Intanto oggi in regione si segnalano 27 casi in più rispetto a ieri (di cui 18 asintomatici) e 18 di questi sono concentrati a Bologna, quasi tutti riconducibili a “focolai sotto controllo” (con otto sintomatici).

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Se per ora c’è il blocco degli sfratti dovuto all’emergenza Covid, sulle case popolari di Bologna pende la minaccia di 273 “pratiche in fase esecutiva“. Il dato è fornito dall’Acer, che intanto rivendica di aver effettuato ieri uno sgombero nel quartiere Porto. In questo modo, sottolinea l’azienda, al momento non risulterebbero alloggi occupati nei palazzi Erp.

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Anche l’Usb proclama lo sciopero del personale dei servizi educativi 9-36 mesi del Comune, dopo che Palazzo D’Accursio non si è neanche presentata al tentativo di conciliazione: “Continua quindi l’atteggiamento arrogante di questa amministrazione che non solo si sceglie le organizzazioni sindacali con cui trattare, ovviamente Cgil Cisl Uil, ma dimostra totale disprezzo verso tutti le lavoratrici e lavoratori impegnati nei centri estivi che pure hanno espresso fortemente la loro contrarietà all’apertura in una situazione di pressapochismo e mancanza di chiarezza e sicurezza. Avremmo voluto chiedere all’amministrazione di entrare nel merito delle tante criticità emerse per l’apertura dei centri estivi a partire dalle tutela della salute degli operatori e dei bambini, ma vista la totale indisponibilità del Comune abbiamo indetto uno sciopero per l’intera giornata del 13 luglio di tutti i dipendenti dei centri estivi dei nidi del Comune con presidio sotto il Comune in concomitanza con la seduta del Consiglio comunale”.

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Oggi intanto l’Usb è stata protagonista di un presidio sotto alle finestre del Comune insieme alle/i lavoratrici/ori della sala bingo Regina, gestita dalla multinazionale spagnola Codere. “Ieri abbiamo avuto un incontro con l’azienda, dall’esito decisamente insoddisfacente”, racconta il sindacato: “L’azienda ribadisce che, a fronte della chiusura della sala di viale XII giugno, l’unica proposta che fanno ai dipendenti è essere trasferiti in altre città: da Pavia, la più vicina, a Lecce. Questo sta succedendo in molti altri casi, in cui le aziende non potendo licenziare trasferiscono i lavoratori come pacchi, senza presentare alternative, se non dimettersi e potenzialmente perdere anche la Naspi. Non si tratta di difendere una sala giochi, ma di rispettare i diritti di lavoratori, uomini e donne in carne e ossa”. Il presidio è stato organizzato per chiedere un incontro all’assessore al Lavoro, Marco Lombardo, “per fare in modo che sia l’amministrazione a farsi carico di una responsabilità: garantire la continuità lavorativa, tramite percorsi di ricollocamento mirati e il più possibili affini alle competenze acquisite, a tutti i lavoratori che non vorranno accettare i trasferimenti, come è loro diritto”.

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“Per fronteggiare l’emergenza coronavirus il governo ha chiuso le scuole: così si è diffuso in Italia l’uso di fare lezione usando i computer. Con la cosiddetta ‘didattica a distanza‘ il rapporto diretto tra insegnante e studenti risulta molto impoverito. È quindi più che mai necessario potenziare l’edilizia scolastica, disporre di più aule per la didattica in presenza, fare più classi con meno studenti ciascuna. A Imola invece, dove il consiglio comunale aveva azzerato i fondi per la costruzione degli edifici di culto, si pensa a costruire chiese: il commissario straordinario Nicola Izzo, con la delibera n 172 del 18/06/2020, ha riportato al 7% la quota degli oneri di urbanizzazione secondaria a favore del culto. Invitiamo i lavoratori, e in particolare quelli della scuola, a protestare contro questa assurda decisione”, è l’appello diffuso dall’Usi.