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Milano / “Io, prof a contratto, faccio lezione in piazza contro la guerra”

“Sono la persona più ricattabile della storia. Se lo faccio io, possono farlo anche altri”. Da Bologna, l’Assemblea di Scienze politiche ai docenti che hanno condannato le contestazioni a Panebianco: “Prona obbedienza”.

03 Marzo 2016 - 19:35

po“Da poche settimane insegno letteratura portoghese all’università di Milano. Martedì, alle 10.30, avrò la mia prima lezione sul colonialismo portoghese, ma sarò costretto (visto che Boaventura de Sousa Santos ha definito quello portoghese un ‘colonialismo subalterno’ rispetto a quello di Gran Bretagna e altri) a offrire una panoramica più generale. Tuttavia parlare di colonialismo non è mai una cosa neutra, soprattutto in questo periodo in Italia. Visto che stiamo per attaccare la Libia per la quarta volta ho pensato di fare la lezione in piazza, come forma di protesta. Dopo cento anni di guerre la Libia è un colabrodo e riproporre la stessa modalità delle altre volte non è la soluzione, quanto piuttosto il problema. La lezione si terrà quindi in Piazza Sant’Alessandro, gli studenti hanno dato il loro accordo all’iniziativa”. E’ il messaggio affidato ai social network da Paolo La Valle, che aggiunge: “Viste le polemiche nell’accademia degli ultimi giorni faccio notare a margine che sono un docente a contratto, pagato poco e con scarsissime possibilità di carriera. In quanto tale sono la persona più ricattabile della storia. Direi che se lo faccio io lo possono fare anche altri”.

A Bologna, intanto, continua il dibattito scaturito dalle contestazioni che hanno interessato il docente Angelo Panebianco proprio per le sue posizioni sulla Libia. L’Assemblea di Scienze politiche critica gli accademici che hanno sottoscritto un appello per condannare le contestazioni: “Circa 1.400 docenti, ricercatori e rappresentanti delle caste che compongono il feudo dell’Unibo hanno devotamente firmato un appello in solidarietà (!) di Angelo Panebianco. Per ricambiarli del gesto di prona obbedienza, negli stessi giorni il barone nero faceva uscire un articolo in cui sostiene che il problema non è la morte di Giulio Regeni, ma il ritrovamento del suo cadavere che imbarazza il governo militare e mette in crisi ‘i nostri rapporti commerciali e i nostri investimenti in Egitto’ (sic). Insomma, avrebbero dovuto far sparire il corpo, come hanno fatto a Scienze Politiche con la foto e la targa messe dagli studenti sull’aula autogestita a lui dedicata, chiusa da un’amministrazione che ha così palesato da che parte si schiera. Ecco le ‘teorie della pace e della guerra’ insegnate da questo signore che ora si finge un perseguitato politico, dal ricco conto in banca e che ha come pulpito della propria espressione il più grosso quotidiano italiano”.