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Medicina è zona rossa

Nel paese dell’area imolese un abitante ogni 200 positivo al coronavirus, Regione decide blocco totale. Industria, si fermano Ducati e Magneti Marelli. Nuova iniziativa di protesta di Riders Union. E anche in Emilia-Romagna si registrano multe a carico di senza dimora accusati, paradossalmente, di non rispettare l’obbligo di restare in casa.

16 Marzo 2020 - 16:11
Foto Agenzia Dire

Da mezzanotte e fino al 3 aprile non è più possibile uscire da Medicina, paese di quasi 10.000 abitanti del circondario imolese, e dalla frazione di Ganzanigo, altri 1100 abitanti, ne è possibile entrarvi. Uniche eccezioni, l’ingresso dei residenti ancora fuori dalla zona circoscritta e chi lavora nei servizi pubblici e privati essenziali: quelli comunali, sanitari, le farmacie, gli alimentari. Tutte le altre attività commerciali, produttive e di servizio sono chiuse, così come cimiteri, parchi pubblici, orti comunali, aree di sgambamento cani, aree sportive. Soppresse anche le fermate degli autobus.

In quel territorio infatti sono stati accertati 54 casi di coronavirus (un abitante ogni 200), otto decessi, 22 ricoveri ospedalieri (cinque dei quali in terapia intensiva) e 24 pazienti positivi sono in isolamento fiduciario domiciliare, oltre a 102 persone in autoisolamento a seguito di contatti stretti di casi accertati.

Tutto è iniziato ai primi di marzo, con i primi tamponi positivi tra i frequentatori del centro anziani all’ex bocciofila, che ha visto un vero stillicidio di affetti al covid-19. L’incremento del contagio, nel paese, non è cessato nemmeno con la chiusura del centro anziani in seguito al decreto del governo.

Intanto, nel territorio metropolitano, iniziano a fermarsi i grandi stabilimenti, come la Magneti Marelli (stop fino a mercoledì a Bologna e Crevalcore) e la Ducati di Borgo Panigale, fino al 25 marzo.

Al via anche una nuova iniziativa di protesta da parte di Riders Union, che diffonde online foto dei ciclofattorini con in mano un cartello contenente alcuni hashtag fra #Stopconsegne #Peoplebeforeprofits #Dirittodiquarantena.

Scrive il colletivo: “#Andràtuttobene è lo slogan che va per la maggiore di questi tempi, un messaggio di speranza per tutti coloro che auspicano un ritorno alla tanto agognata “normalità”, una volta placata la pandemia del Covid-19. Ebbene, oggi prendiamo parola per dire che in realtà nulla sta andando bene, e che lo stato di emergenza che stiamo vivendo non fa che esasperare le condizioni di chi, il proseguire della normalità, lo subisce ogni giorno della propria vita. Non va bene che noi riders dobbiamo rischiare la nostra salute, spesso e volentieri senza nessun dispositivo di sicurezza fornito dalle aziende, per 3 euro a consegna mentre a buona parte del lavoro dipendente viene concesso di stare a casa con dei sacrosanti ammortizzatori sociali. Non va bene che siamo stati equiparati, tramite una diretta facebook del Presidente del Consiglio, ad un servizio pubblico essenziale al pari di ospedali e mezzi pubblici. Non va bene che Glovo e Deliveroo pensino che abbiamo diritto a una sorta di sussidio per restare a casa solo in caso di positività ai tamponi, e non prima. Non va bene che sulla nostra pelle qualcuno si diverta a fare discorsi demenziali elogiando gli ‘eroi’ che continuano a lavorare per far andare avanti il paese. Non va bene che durante una delle peggiori pandemie degli ultimi cent’anni dobbiamo ‘scegliere’ se compromettere la nostra salute lavorando, ed essere causa di eventuali nuovi contagi, o restare a casa senza avere la possibilità di pagare affitti e bollette. Non va bene neanche che la stessa sorte debba toccare a migliaia di precari, autonomi, piccole partite IVA e lavoratori a nero. Infine, non va assolutamente bene che la condotta irresponsabile dei manager di queste aziende possa in qualche modo contribuire a sovraccaricare il Sistema Sanitario Nazionale, già messo a dura prova nelle ultime settimane e sottofinanziato da più di vent’anni di scelte politiche quanto mai vergognose a fronte dello scenario in atto. Colleghi e solidali, è giunto il momento di prendere posizione! Mettiamo a disposizione i nostri corpi per rivendicare il nostro #dirittoallaquarantena e pretendere ammortizzatori sociali, #redditodiquarantena e il diritto alla salute”.

Infine, anche in Emilia-Romagna si sono registrate multe a carico di senza dimora accusati di violazione dell’articolo 650 del Codice penale, non avendo rispettato l’obbligo di restare in casa per contenere la diffusione del coronavirus: una casa, però, loro non ce l’hanno. Ne parla l’associazione Avvocato di strada: “Bisogna occuparsi, e in fretta, di chi non ha un tetto sulla testa ed è costretto a vagare per le città. Diciamo da più di 20 anni che chi vive in strada ha bisogno di una casa e di una residenza per potersi curare ma oggi, ai tempi del coronavirus, queste necessità assumono una drammatica urgenza. Ad aggiungere un carico su una situazione già paradossale stanno iniziando a fioccare i verbali redatti ai senza tetto. È gia’ successo a Milano, Modena, Verona, Siena e in tante altre città. Siamo a lavoro per chiedere le archiviazioni ma intanto continuiamo a porre la nostra domanda. Come fanno a restare a casa le persone che una casa non ce l’hanno?”. L’associazione ha rivolto un appello al Governo, alle Regioni e ai Comuni per chiedere, ad esempio, di “far cessare immediatamente l’irrogazione di sanzioni alle persone senza dimora per il solo fatto di trovarsi ‘fuori casa’ senza motivo” e, inoltre, di “stanziare somme per consentire ai Comuni di fornire un tetto alle persone senza dimora, utilizzando palestre, capannoni o altri edifici pubblici o privati”.