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“#LottoMarzo atto III”: Santa Insolvenza denuncia i contratti precari alla conferenza del Piano Strategico

Per la conferenza personale co.co.pro. reclutato con paghe misere. “Il Comune si fa promotire di precarietà”. Appuntamento all’Agorà davanti all’Arena del Sole di Via Indipendenza giovedì 29 marzo’012 alle 9.

27 Marzo 2012 - 16:53

> La nota diffusa degli insolventi:

Oggi Santa Insolvenza è apparsa a Palazzo d’Accursio, durante la conferenza di presentazione del Piano Strategico Metropolitano, per denunciare che chi si radunerà giovedì all’Arena del Sole, mentre parla di “partecipazione democratica” e della “possibilità occupazionale” che il progetto apporterebbe, recluta personale con contrattini co.co.pro part-time, di sei mesi, per poco più di 650 euro mensile, per non parlare della grande massa di forza-lavoro stagista reclutata direttamente da e dentro l’Alma Mater Studiorum, parte anch’essa del Comitato Promotore. Insomma: il Comune, in linea con il governo, si fa promotore e produttore di precarietà. Per questo ha allestito nel cortile del palazzo comunale il Centro per il Reddito, già portato davanti al centro per l’impiego e agli uffici del ministero del Lavoro nelle scorse settimane, per far conoscere,  ancora una volta, il piano degli insolventi, che si chiama reddito di base incondizionato e che permetterebbe a tutte e tutti di sottrarsi al ricatto, smettere di accettare qualsiasi condizione di lavoro pur di sopravvivere, restituendo il diritto di scegliere lavoro, vita, cammino.

Santa Insolvenza tornerà, insieme ad altre realtà e campagne di mobilitazione attiva a Bologna, durante la presentazione del Piano Strategico Metropolitano, davati all’Arena del Sole, per una Agorà che dia voce a una divergente visione del futuro per Bologna, che parla di sciopero precario e reddito di base incondizionato, di rifiuto del debito, di una casa per tutt*, di beni comuni, di condivisione dei saperi, di libertà di movimento, di desideri senza confini.

Santa Insolvenza

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>  Il testo del volantino distribuito stamattina in Comune.

#LOTTOMARZO ATTO III
ANCHE NOI #ABBIAMOUNPIANO!

Lasciate che mi presenti. Sono Santa Insolvenza, protettrice delle precarie e dei precari. Forse ci siamo già conosciuti a ottobre, davanti a Banca d’Italia e dentro gli uffici Unep, da dove partono i pignoramenti. Oppure in corteo a Roma, o a novembre dentro il Cinema Arcobaleno, che per cinque formidabili giorni è stato il mio Community Center. O forse a dicembre abbiamo fatto la spesa  assieme, quando la coop non ha voluto farci lo sconto. Se ci siamo conosciuti mi hai sentito sicuramente parlare del debito, pubblico e privato, e del sacrosanto diritto di sottrarsi al ricatto e rifiutarsi di pagarlo.

Ma c’è un altro ricatto che mi fa andare su tutte le furie: quello che ci impedisce di scegliere. Di scegliere che lavoro fare e per quanto tempo farlo, di scegliere di studiare senza lavorare o di lavorare senza studiare. Di scegliere chi amare e  con chi andare a letto, se fare dei figli o no, se avere una famiglia, due, cento o nessuna. Di scegliere la nostra strada nella vita. Insomma, di scegliere. Prima si sono inventati il lavoro interinale, i co.co.co. e co.co.pro., il finto lavoro  autonomo, i contratti a chiamata, a ritenuta d’acconto, a somministrazione. Ci hanno abituato a credere che l’unico modo di campare fosse accettare qualsiasi lavoro, qualsiasi contratto, qualsiasi retribuzione, rinunciare a tutte le tutele,  pur di sopravvivere. Ci hanno abituato a credere che il lavoro fosse un valore  assoluto per il quale sacrificare il nostro tempo, i nostri affetti e, a volte, anche
la vita. Per le persone migranti avere un lavoro qualsiasi, anche il più disumano, è addirittura condizione per avere il diritto di esistere. Per loro non lavorare vuol dire perdere ogni diritto, finire reclusi per mesi o anni nei Cie,  essere deportati.
Ora sono arrivati i tecnici, quelli che sanno-come-si-fa, e si sono accorti che chi non ha reddito né certezze non compra e non consuma, girano pochi soldi e i ricchi guadagnano di meno. Toh! Bisogna fare qualcosa, dicono i tecnici. Una bella riforma del mercato del lavoro. Vogliono imporci uno scambio: contratti a tempo lungo, come quello di apprendistato per chi ha meno di 29 anni, in  cambio della rinuncia a quisquiglie come una bella fetta di stipendio, l’indennità di malattia o la tutela dal licenziamento senza giusta causa (art. 18). E chi ha più di 29 anni?! Già ora fatica a trovare anche ai lavori semischiavistici che occupano molti ventenni: con l’apprendistato “prevalente” si troverebbe ancor più tagliata fuori dal mercato del lavoro.

I Tecnici vogliono anche farci credere che se si tolgono dei diritti ai lavoratori “garantiti”, i precari ci guadagneranno. Ma quando mai! Qualsiasi arretramento sul piano delle tutele sul lavoro è una fregatura per tutti/e. Un’altra interessante novità riguarda il sussidio di disoccupazione (meno universalistico d’Europa) che verrebbe sostituito con l’Assicurazione sociale per l’impiego (Aspi) che  sostanzialmente ripropone gli stessi limiti lasciando ancora una volta i miei  devoti più affezionati con le chiappe in terra, ovvero tutta quella la fitta selva di lavoratori atipici, intermittenti, precari (co.co.pro, associati in partecipazione, co.co.statali, dottorandi e assegnisti di ricerca, venditori porta a porta,  “collaboratori” e occasionali, insomma tutti quei lavoratori subordinati di fatto ma non di norma…) e naturalmente la miriade delle partite IVA . Ma c’è di più, pare che il sussidio sarà erogato da un’agenzia privata che contemporaneamente sarà incaricata di cercarti un lavoro: se non accetti il posto che ti propongono, ti tolgono il sussidio. E siccome pare che a finanziarlo sarà lo Stato ma in parte anche l’agenzia di tasca sua, potete immaginarvi quanto interesse avrà l’agenzia a farvi fare il prima possibile il primo lavoro di merda che capita.

Insomma, io non voglio fare la Santa degli insolventi per tutta la vita. Il mio sogno è fare la dj o la giornalista, ma anche suonare il basso o riparare le biclette mi piacerebbe. Non sogno il posto fisso. Sogno di poter scegliere, e di non essere più sotto ricatto. La via d’uscita dalla precarietà non è trasfigurare in un sogno la forma lavoro che ha incatenato la generazione precedente, e che tutt’ora incatena molti/e, che anno dopo anno sospirano la pensione. L’unica strada è riconquistare in prima persona la facoltà di autodeterminare le nostre scelte, riprenderci l’accesso universale ai servizi fondamentali, ai beni comuni, e reclamare un reddito incondizionato slegato dal lavoro: settecento euro al mese per tutti/e, cioè quanto basta per superare la soglia di povertà calcolata
dall’Istat.

Ciò non significa che nessuno lavorerebbe più, ma soltanto che ci sarebbero meno persone disposte ad accettare lavori faticosi, alienanti e malpagati. Allora l’alternativa per le imprese sarebbe o pagarli meglio, o trovare soluzioni  tecniche alternative. Non è un’utopia, ma qualcosa che esiste già in molti paesi europei. Sempre quelli che sanno-come-si-fa dicono che non ci sono i soldi: mentono sapendo di mentire, e intanto comprano novanta caccia F35 e insistono sulla TAV, oppure rincarando la dose dicono che il problema non sono tanto i soldi quanto la fannullaggine degli italiani che con un reddito incondizionato profittando del sole, della pasta e del pomodoro che il nostro bel paese ci offre si siederebbero in tavola a mangiare ed oziare tutto il dì.
Bene per difendere le miei cari devoti da queste squallide accuse giorni fa quando la Ministra in persona venne in visita nella mia città ho offerto io ai precari e alle precarie bolognesi un bel piatto di pasta al pomodoro, vi ricordate era il 12 Marzo, #occupywelfare scrissi sull’invito a pranzo. E ora mi chiederete cosa ci faccio nel cortile del Palazzo D’Accursio? Se mi riservate ancora un secondo del vostro tempo (ahimè non proprio più così vostro ormai) ve lo spiego.

Sempre nella mia bella città il 29 marzo all’Arena del sole si svolgerà il primo Forum del Piano Strategico Metropolitano, che come la maggior parte delle belle parolone risuona di fregatura, e infatti è una specie di percorso promosso da Comune, Provincia di Bologna e Regione Emilia-Romagna al quale hanno già aderito Unindustria, Legacoop, l’Università di Bologna, la Camera di Commercio, l’Ascom, la Cna, Confcooperative e si attende anche l’arrivo di altre associazioni di categoria, come l’Ance dei costruttori edili, nonchè di Cgil, Cisl e Uil, insomma la creme della creme della mia cara Bologna. Tutti insieme allegramente per pianificare i prossimi anni in tema di lavoro, ambiente, urbanistica, welfare, mobilità, cultura, conoscenza.

Insomma durante la giornata del 29 vedrò la mia città invasa da fiumi di retorica, supportati dall’assicurazione che al percorso possono partecipare tutti ma proprio tutti, iscrivendosi ai “tavoli progettuali” e seguendone le regole (decise da chi?). Bene. Ma secondo voi Santa Insolvenza crede davvero che precari, disoccupati, migranti o studenti potranno influenzare i succosi disegni di politicanti e potentati economici? No, sono troppo furba e saggia per cascarci, infatti spinta dalla convinzione invece che in questo gioco ai miei piu car@ devot@ sia stato riservato un altro ruolo sono andata un po’ meglio a ficcare il naso in questa faccenda.

Così ho scoperto che al posto della tanto decantata “partecipazione democratica” e della “possibilità occupazionale” che il progetto apporterebbe , i piani di chi si raduna all’Arena del Sole sono ben altri, dando un’occhiata ai bandi per il reclutamento di personale del Piano Strategico ho infatti scoperto contrattini co.co.pro part-time, di sei mesi, per poco più di 650 euro mensile, per non parlare della grande massa di forza-lavoro stagista reclutata direttamente da e dentro l’Alma Mater Studiorum, naturalmente parte anch’essa del Comitato Promotore. Ma quale occupazione e partecipazione il buon Comune bolognese che qui ha sede, in linea con i vari Monti e Fornero che si radunano nei Palazzi romani, si fa promotore e produttore di Precarietà. Non potevo fare altro che venire qui con il mio Centro per il Reddito a svelare le ramanzine di chi amministra la mia Bologna e a far conoscere, ancora una volta, il piano dei miei devoti, che si chiama reddito incondizionato e che  permetterebbe a tutt@ di sottrarsi al ricatto, smettere di accettare qualsiasi  condizione di lavoro pur di sopravvivere, restituendo il diritto di scegliere lavoro, vita, cammino.

Con questo vi saluto e vi aspetto tutte e tutti Giovedì 29 Marzo davanti all’Arena del Sole, allestirò una bella agorà all’aperto!

NOI CI PRENDIAMO IL SOLE VOI TENETEVI L’ARENA

Santa Insolvenza

Verso lo sciopero precario