Acabnews Bologna

Logistica, 283 denunce

La procura emette sei nuovi avvisi di fine indagine, la questura aggiorna il conteggio dei procedimenti inoltrati per i blocchi nel settore. Mercoledì Si Cobas dal prefetto. Il sindacato: l’appello di Granarolo? “Soldi sprecati”.

27 Gennaio 2014 - 20:16

Il palazzo di giustizia invia sei notifiche di conclusione indagine, atto che precede la richiesta di rinvio a giudizio, ad attivisti di SiCobas e Crash. Il fascicolo è quello per il blocco dello scorso 29 ottobre ai cancelli di Granarolo e Ctl. Istigazione a delinquere, violenza privata in concorso e turbata libertà dell’industria le ipotesi di reato. Quel giorno, secondo le contestazioni della Questura, per cinque ore i dimostranti, oltre a bloccare gli ingressi , impedirono ai lavoratori presenti in azienda di uscire temendo che nelle auto trasportassero merce. Oggi inoltre la questura ha aggiornato a 283 il conteggio dei procedimenti inoltrati per le proteste nel settore.

Nel frattempo la prefettura ha reso noto di aver convocato per dopodomani i SiCobas per riaprire il tavolo di trattativa sulla vertenza Granarolo. E il sindacato ha replicato all’appello pubblicato sui giornali locali dal colosso latteario, dalla cui parte si sono schierato acriticamente tutto il mondo politico emiliano-romagnolo, così come le sigle confederali. Sono “soldi sprecati”, si legge in una nota: “Le responsabilità di Granarolo sono quelle di avere appaltato per anni la propria logistica e movimentazione merci a cooperative che non applicavano gli istituti previsti dal contratto collettivo nazionale garantendo, conseguentemente, per sé lauti profitti facendo leva sullo sfruttamento della forza lavoro, soprattutto immigrata, alle dipendenze delle cooperative in appalto”.

La società aveva firmato a luglio un primo accordo, ricordano i SiCobas “che prevedeva la ricollocazione di 23 licenziati entro il mese di ottobre e l’apertura di un confronto a partire dal mese di novembre per far rientrare i restanti”, ma l’intesa non è stata rispettata, “e per tale motivazione, a partire dal mese di ottobre, di fronte al fatto che solo 9 lavoratori sono stati collocati su 51, si sono intensificate le forme di protesta nei confronti della multinazionale”

“Non abbiamo paura delle intimidazioni e delle aggressioni poliziesche”, si legge in conclusione: “Andremo avanti fino al rientro di tutti i lavoratori licenziati”.