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Licenziamenti Gls Piacenza, ieri presidio solidale al Nettuno

Emessi anche 12 divieti di dimora, Usb: “Tentativo di colpire sindacalismo conflittuale e lotte dei facchini”. Il sindacato interviene inoltre sull’autonomia di Emilia Romagna, Lombardia e Veneto: “Grande menzogna”. Manifestazione a Roma nel giorno della discussione in Consiglio dei ministri.

31 Gennaio 2019 - 11:02

“Nella mattinata del 29 gennaio sono state consegnate a 38 lavoratori dell’hub piacentino di Gls 32 lettere di licenziamento e 6 lettere di sospensione, che si vanno ad aggiungere ai 12 divieti di dimora consegnati settimana scorsa”.  Così scrive l’Unione sindacale di base, dando notizia di un presidio solidale tenutosi ieri in piazza del Nettuno.

Prosegue il sindacato: “Quello che ci sembra palese è il tentativo concentrico da parte dei padroni della logistica di colpire il sindacato conflittuale e le lotte dei facchini che in questi anni hanno avuto il merito di far emergere le illegalità e lo sfruttamento che si celano nel mondo della logistica e parimenti hanno portato diritti e dignità al al lavoro, le lotte non si arrestano e non si licenziano, le lotte continuano! Solidarietà da tutto il sindacato Usb, se toccano uno toccano tutti!”.

Sempre Usb promuove la partecipazione dall’Emilia Romagna a una manifestazione convocata per venerdì 15 febbraio a Roma, davanti alla Camera dei deputati, giorno in cui è atteso il via libera del govenro Conte al “cosiddetto federalismo aumentato o autonomia differenziata con tre regioni, Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna, che da sole raggiungono il 40% del Pil dell’intero paese. Un provvedimento che è la pura conferma di quello che il 28 febbraio dello scorso anno aveva siglato il governo Gentiloni. L’adesione al percorso da parte dell’Emilia-Romagna, a guida Partito Democratico, è la conferma di una intesa trasversale sul federalismo aumentato, o la secessione dei ricchi come è stata giustamente definita di recente. Siamo di fronte a una grande menzogna”, perché “non sono certo le Regioni a contribuire alla fiscalità generale, perché la tassazione nel nostro paese è su base individuale: chi ha di più dovrebbe pagare di più, a prescindere dal fatto che viva a Milano o a Catania, e di conseguenza a prescindere dal luogo in cui risiede dovrebbe avere la stessa qualità di servizi pubblici”.

Prosegue il comunicato: “Con l’introduzione del regionalismo differenziato si aprirà una nuova stagione di tagli ai servizi pubblici e le privatizzazioni, la precarizzazione del lavoro e il contenimento dei salari e di emigrazioni dalle regioni povere a quelle ricche, anche con il meccanismo della emigrazione coatta prevista dal recente decreto sul reddito. Con i tagli, ispirati dalle politiche neoliberiste di Bruxelles, la coperta si è ristretta per tutti, ma il federalismo aumentato non potrà che accrescere disparità, aggiungendo a quella sociale anche una disparità tra regioni e tra zone ricche e zone povere della stessa regione”.