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Lavoratrici/ori della ristorazione bussano al Comune: “Pretendiamo risposte!”

Federazione del sociale Emilia-Romagna dell’Usb: “Si scarica sulla nostra pelle e sul costo del lavoro il prezzo di chiusure e cali di fatturato in un comparto in cui già eravamo precari”. Ottenuto incontro per venerdì mattina. Nel pomeriggio, poi, presidio davanti alla Prefettura dopo la morte di un’operaia in Toscana: “Basta omicidi sul lavoro!”.

05 Maggio 2021 - 13:46

Presidio delle/i lavoratrici/ori della ristorazione sotto le finestre del Comune, poi un breve corteo su per lo scalone di Palazzo d’Accursio, accolto da un cordone di Carabinieri schierato al primo piano: “Crisi pandemica, chiusure a balzi, contratti in scadenza, ammortizzatori sociali inadeguati, sblocco dei licenziamenti e degli sfratti alle porte: che fine fanno i lavoratori della ristorazione? Pretendiamo risposte!”, scrive la Federazione del sociale Emilia-Romagna dell’Usb. “Ci siamo mobilitati andando sotto all’Inps. Abbiamo ottenuto l’incontro e ‘casualmente’ lo sblocco delle casse integrazioni su cui ponevamo domande, oltre che chiarimenti su Fis e Cig. Lottare serve, non è affatto finita” ed è per questo che è stata organizzata questa nuova manifestazione davanti al Comune, con l’obiettivo di “chiedere un incontro con l’amministrazione comunale, quella della Bologna City of Food vanto nazionale e dei milioni a Fico”, scrive la Federazione: “Tanti verremo licenziati, le condizioni di lavoro per chi rimane o viene assunto peggioreranno scaricando sulla nostra pelle e sul costo del lavoro il prezzo di chiusure e cali di fatturato in un comparto in cui già eravamo precari. Quale destino per noi? Vogliamo: ammortizzatore sociale unico e stabile; integrazione salariale regionale; controllo massiccio sulle condizioni di lavoro e contrasto del lavoro nero e grigio; blocco affitti/utenze/Tari; garanzia di ricollocamento per tutti coloro che perderanno il lavoro”. In piazza con il sindacato anche Cambiare Rotta, che aggiorna sui social: “Il Comune ci informa che non c’è nessuno disponibile a parlare con noi, ma dopo un’ora di presidio ci è stato garantito un incontro per venerdì mattina”.

Sempre la Federazione del sociale e Cambiare Rotta, a partire dalle 18 di oggi, promuovono un presidio davanti alla Prefettura contro le morti sul lavoro. Una ragazza di soli 22 anni, Luana, madre di una bambina, “è morta in una fabbrica tessile in provincia di Prato- è il comunicato diffuso dalla sigla sindacale- inghiottita da un macchinario dopo essere rimasta agganciata al rullo dell’orditoio a cui stava lavorando. La settimana scorsa era morto un operaio per un crollo nel cantiere di un polo Amazon di Alessandria, un mese fa solo per miracolo l’esplosione alla acciaierie ArcelorMittal di Taranto non ha provocato morti, e ai casi cronici di incidenti sul lavoro si aggiungono – contando solo le denunce registrate dall’Inail – più di 500 morti sul lavoro per covid da inizio pandemia. Il caso di questa ragazza, come il caso delle centinaia di morti sul lavoro in questo paese ci parlano di una situazione chiara: questo è omicidio e va considerato come tale, e i colpevoli sono i padroni! Anche durante una pandemia, gli omicidi non si sono mai fermati e continuano indisturbati, nel silenzio della stampa e dei media sempre pronti a bollare i fatti come ‘incidenti’, fatalità. Oltre allo sfruttamento intensivo agli operai e alle operaie tocca anche la sorte di poter essere ammazzati ogni giorno. Intanto i governi che si sono succeduti non fanno nulla: anzi, finanziano le imprese con i soldi pubblici per garantire la produzione e i profitti! Il disprezzo incontrollato dei padroni, nella connivenza delle istituzioni e dei sindacati concertativi, nei confronti della vita dei propri dipendenti è frutto del paradigma capitalista dove l’unico parametro è il profitto. E’ sempre più evidente che questo modello di civiltà non è strutturalmente compatibile con la vita e la salute. Oggi più che mai, di fronte alla strage continua sui posti di lavoro, è necessario istituire la legge di ‘Omicidio sul lavoro’, perché il nostro ordinamento, espressione di una giustizia di classe, non lo prevede. Sappiamo però che solo dei rapporti di forza a nostro favore potranno permettere che questi omicidi non si verifichino più! Luana grida vendetta, i giovani gridano vendetta! Ricambieremo tutto l’odio che ci mostrate!”.