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Làbas: “Quale progetto hanno le istituzioni cittadine su questo spazio?”

Gli occupanti dell’ex Caserma Masini: “Abbiamo lanciato una sfida che la città sta cogliendo, non possiamo essere gestiti come un problema di ordine pubblico”. Il 6 dicembre’012, per lo sciopero Fiom, appuntamento h9 in Piazza S.Francesco.

04 Dicembre 2012 - 16:30

Sono passate due settimane dallo scorso 13 novembre, quando Làbas ha aperto l’ex Caserma Masini in via Orfeo 46, riconsegnandola alla città. Tante cose sono cambiate da quella mattina, quando decine di studenti e precari del collettivo Làbas hanno occupato questo spazio abbandonato e lasciato al degrado da anni.

Innanzitutto è cambiato qualcosa in città: abbiamo aperto non solo un luogo fisico ma uno spazio politico e sociale che ci fa respirare un clima diverso. Dal 14 novembre in poi tanti studenti sono scesi per le strade della città, hanno occupato scuole (quasi tutti i licei e gli istituti superiori sono sotto occupazione o autogestione!), si sono cominciati a riprendere quello che li spetta e di cui sempre più vengono privati.
Verso lo sciopero europeo del 14 novembre abbiamo fatto nostro lo slogan che da Madrid è arrivato a Bologna “toma la huelga”: ci siamo ripresi lo sciopero e lo abbiamo fatto partendo dalla conquista e dalla riappropriazione dell’ex caserma Masini. Alla miseria del presente, alla povertà a cui vorrebbero lasciarci, noi rispondiamo con la ricchezza che vogliamo sprigionare in città partendo dal mettere in relazione attraverso questo laboratorio quella generazione “no future” che incontrandosi, cercando insieme delle risposte, si riprende il proprio presente e costruisce il proprio futuro. aprendo spazi in cui connettersi, per sperimentare pratiche, linguaggi, nuovo modo di vivere la città in maniera libera e senza divieti, per trovare punti di incontro, di condivisione, di complicità, per ricercare insieme un nuovo modo di produrre saperi dentro e fuori le università, per riprendersi la ricchezza socialmente prodotta.
Sappiamo bene che non possiamo né vogliamo rimanere chiusi dentro le 4 mura di questo luogo. Quando abbiamo deciso di occupare l’ex caserma non abbiamo pensato di trovare una casa a Labas, ma cominciare a riappropriarci, pezzo dopo pezzo, della ricchezza che sprigioniamo ogni giorno. E per questo abbiamo attraversato Bologna con azioni, flash mob, manifestazioni: abbiamo lanciato una campagna contro la crisi, perché vogliamo avere il diritto a una vita degna, perché siamo stanchi di dover accettare ricatti, precarietà, non avere la possibilità di realizzare i nostri desideri, di dar voce alle nostre passioni, di soddisfare i nostri bisogni, perché vogliamo scegliere sulle nostre vite e riprenderci ciò che ci spetta.

Diventa sempre più difficile in questa crisi riuscire ad esprimere le nostre esigenze materiali: per pagare l’affitto di casa devi destreggiarti tra mille lavoretti precari, andare al cinema e a teatro è diventato un lusso, per comprare l’ultimo best seller devi sperare che ti salti magicamente in borsa, per fare la spesa devi portarti dietro la calcolatrice come se fosse un problema di matematica da risolvere, per muoverti in libertà per la città con i mezzi pubblici o per spostarti da una città all’altra devi giocare a “guardie e ladri” con i controllori o pagare un biglietto a cifre improponibili per le tue tasche…altro che diritti, qua si parla solo di profitti…
Per questo motivo il 13 novembre abbiamo occupato l’ex Caserma Masini; per questo motivo siamo determinati a difenderla e a ripensarla insieme; per questo motivo il 14 novembre ci siamo ripresi lo sciopero invadendo le strade di Bologna con studenti medi, universitari, precari, docenti delle scuole che hanno bloccato la città e che a fine giornata hanno riempito una grande piazza da cui è nata la spinta per ripartire; per questo motivo il 22 novembre abbiamo occupato la Coop e bloccato le casse affermando di “volerci mangiare la crisi” e dimostrando che “la coop siamo noi”; per questo motivo abbiamo manifestato in migliaia invadendo di antifascismo il quartiere Santo Stefano e più in generale la città, convinti e determinati contro ogni forma di fascismo e per chiudere la sede, da poco aperta, di Casa Pound Bologna; per questo motivo il 24 abbiamo sanzionato l’Er.Go per dire che il diritto allo studio non è lusso e per esprimere la nostra contrarietà ai tagli alle borse di studio, alla chiusura degli studentati, alle tasse universitarie esorbitanti; per questo motivo abbiamo sanzionato l’Atc, l’azienda trasporti bolognese che fa pagare una cifra improponibile per un biglietto, che pubblicizza la campagna “io vado e non evado” quando è proprio questa che evade quasi 2milioni di euro al fisco; per questo motivo siamo vicini, complici con le tante scuole occupate di Bologna che stanno rompendo l’immobilismo che eravamo abituati a vedere; per questo motivo siamo nelle assemblee nelle scuole, in università, nel nostro spazio, provando a connettere tante figure, soggetti, realtà e a sperimentare un’alternativa alla crisi; per questo motivo stiamo portando avanti tre workshop (“L’Europa dei movimenti: diritti e democrazia in crisi” / “Oltre la generazione no future: pratiche di riappropriazione” / ” Bologna bene comune: architettura sostenibile e riqualificazione degli spazi”) in cui riusciamo a confrontarci in termini reali e concreti su determinate tematiche, in cui sperimentiamo nuovi linguaggi, nuove modalità di stare insieme e nuove pratiche da agire, in cui riusciamo a porci delle domande tutti insieme per provare a trovare insieme delle risposte, in cui entriamo nella concretezza delle cose, in cui usciamo da questo spazio e portiamo la potenza esplosiva di Labas (quella che costruiamo qua dentro) nella città, rompendo la linearità.
L’ex Caserma Masini, Làbas Occupato è stato sin da subito attraversato da centinaia di persone tra assemblee, workshop, proiezioni di film, presentazioni di libri, dibattiti, mercatini vintage e di artigianato, mostre, writing, momenti di socialità con musica, castagne, vin brulè, aperitivi contro la crisi, live concert, djset, guerrilla gardening.

E diciamolo con franchezza: non ce lo aspettavamo così. In città si aperto uno spazio non solo fisico che riesce ad essere realmente connettore di quella generazione “no future” che è stata privata del proprio futuro e ora vuole riprenderselo, che è così “choosy” che non si accontenta della miseria del presente e ora si prende pezzo dopo pezzo ciò che gli è stato tolto, che vuole agire in maniera conflittuale all’interno dello scenario complesso in cui è immersa, che vive nella certezza di essere tagliata fuori dal welfare e dalle garanzie conquistate in passato e ora vuole riappropriarsi della ricchezza che ogni giorno produce, che vuole tracciare le linee di una “nuova” Europa che parla il linguaggio comune della ribellione, della disobbedienza a chi ci vuole tutti più poveri e senza diritti, che è sempre più esclusa dai processi decisionali e ora vuole riappropriarsi dei diritti che non si possono cancellare con la scusa della crisi e con ricatti, e conquistarne di nuovi, che vuole costruirsi il proprio futuro, interrogando e incontrando la città, che vuole riprendersi le proprie vite, cominciando dal presente, mettendo in campo obiettivi concreti e praticandoli, che vuole aprire in città laboratori come elementi di anomalia e alterità nella crisi, che vuole agire la complessità, darsi nuove coordinate per riuscire a cambiare l’esistente in maniera sperimentale e dirompente, che sprigiona energie e pulsioni vitali per la città.
Ma in realtà questo spazio è riuscito a parlare a più di una generazione, tenendo insieme tutti coloro che vivono zero diritti sul lavoro, sfruttamento, precarietà, disoccupazione e ora hanno deciso di non accettare più tagli, riforme, politiche di austerity.
Insomma chi sa che “fino a qui non va bene” e ora vuole cambiare l’esistente insieme ad altri.
Dicevamo che tante cose sono cambiate, ed è sicuramente cambiato lo spazio, che abbiamo reso attraversabile e attraversato: un edificio immenso, composto da diversi complessi ampi, da un cortile interno “verde” e lasciato all’incuria, che permetterebbero invece di aprire numerosi progetti cittadini, pensare e immaginare un nuovo modo di vivere Bologna partendo dalla partecipazione e dal coinvolgimento dei cittadini per la riqualificazione di questo spazio.
L’ex Caserma Masini diventa un esperimento: attraverso la riappropriazione è possibile ridare vita a uno spazio, riconsegnarlo alla collettività, è possibile trasformare un luogo abbandonato in uno spazio comune.

Noi abbiamo lanciato alla città questa sfida, perché ci credevamo e ci crediamo profondamente, e la città questa sfida la sta cogliendo, rilanciando progettualità concrete riguardo alla riqualificazione dello spazio, attraverso il workshop “Bologna bene comune”, partecipato dai vicini, da associazioni come “Terra di Nettuno”, da specialisti di architettura sostenibile, che insieme hanno avviato percorsi di riqualifica, come la costruzione di “Orteo”, l’orto libero di via Orfeo 46.
A Bologna vi è una carenza di spazi verdi, soprattutto in centro dove sono privati e sempre più privatizzati e dunque non fruibili da parte della cittadinanza (non ultimi gli Orti di via Orfeo), per questo abbiamo pensato di poter realizzare insieme questo progetto che permetterà scambio di conoscenze, condivisione, cooperazione, e ovviamente darà valore al cortile di questa ex Caserma che potrà diventare finalmente un luogo di incrocio della città.
Ma ci sono tante altre idee in cantiere, che vorremo sviluppare e agire nei prossimi giorni, nelle prossime settimane, con tutta la città, invitandola a partecipare alle assemblee su “Bologna bene comune: architettura sostenibile e riqualificazione degli spazi”.
L’ex Caserma Masini è per noi un bene comune, da difendere, da conquistare con la città.
Uno spazio liberato è sicuramente meglio di uno spazio abbandonato. E l’abbiamo dimostrato in queste settimane.

L’ex Caserma Masini, via Orfeo 46, non può essere chiusa con nessuno sgombero, pensando di risolvere una volta per tutte la situazione, ma deve essere pensata come un modo per aprire contraddizioni e nuovo modo di vivere la città di Bologna, che sempre più viene sottratta di spazi collettivi per svenderli ai privati, o peggio ancora per chiuderli, come nel caso dell’ex caserma Masini. Quale progetto hanno le istituzioni cittadine su questo spazio? Nessuno. Chiuderla e lasciarla in uno stato di abbandono totale per altri dieci anni? Dopo due aste andate a vuoto, svenderla a qualche privato, che non é assolutamente interessato a investire tempo e denaro in un’area abbandonata e dismessa? Oppure cominciamo sul serio a rimettere al centro dell’agenda bolognese cultura e servizi per i cittadini, e cominciare a pensare una progettualità nuova per vivere Bologna in maniera libera e senza divieti inutili? Vogliamo dare continuità a progetti concreti sull’ex Caserma Masini, e più in generale sulle aree dismesse, che devono nascere dal basso, dalla condivisione e dalla cooperazione sociale dei cittadini? Quale futuro vogliamo per questa città?

Non possiamo essere gestiti come un problema di ordine pubblico, sprigioniamo potenza dentro e fuori questo luogo, in città, per le strade, per le piazze, negli spazi occupati, nelle università, nelle scuole. Non ci potrete recintare in un angolo: noi viviamo la città, la rendiamo ricca ogni giorno.
Abbiamo occupato questo spazio perché pensiamo e siamo convinti che soltanto pratiche come questa possano aprire percorsi costituenti.
Troppo spesso e troppo sbrigativamente le occupazioni vengono tacciate come “illegali” e condannate. Soprattutto in questo momento di crisi, dove la ricchezza che produciamo ci viene continuamente sottratta, bisogna assolutamente ripensare al concetto di “illegalità”, che deve essere ridefinito, che deve spostare i propri confini, che deve essere prodotta in termini innovativi, che deve essere motore di nuovi movimenti sociali, che devono essere costituenti, elaborare un proprio punto di vista, un’alternativa che deve vivere all’interno del corpo sociale.
Qual è la vostra legalità? Quella della polizia di stato che manganella, picchia, giovanissimi studenti delle scuole che scendono per le piazze italiane per riprendersi il diritto a un futuro degno? Quella che vorrebbe restringere gli spazi del dissenso, togliendo anche la libertà di manifestare, scioperare, portare in strada i nostri libri, i nostri book block per proteggerci dalle vostre brutali aggressioni? Quella del gruppo Riva dell’Ilva di Taranto di cui siete tutti complici? Quella che esprimete con leggi vergogna e per interessi personali o di profitto in parlamento? Quella che arresta i manifestanti no tav che difendono il proprio territorio? Quella che criminalizza attivisti, studenti, precari, che si autorganizzano in collettivi, in università, nelle scuole, nei centri sociali per cambiare l’esistente? Se è questa la vostra legalità ipocrita, tenetevela tutta. Noi siamo illegali, continueremo a agire in maniera conflittuale per rompere la linearità, praticheremo alternativa di un’altra società, saremo costituenti e saremo ovunque…perché “Làbas is everywhere”.

E’ solo attraverso riappropriazioni come l’occupazione dell’ex Caserma Masini che è possibile restituire determinati spazi alla città, che altrimenti le istituzioni lascerebbero chiusi o penserebbero male di svendere a privati (che non sono neanche interessati). Abbiamo tutta la legittimità politica di stare dentro questo spazio. E siamo determinati a difenderlo e a ri-costruirlo insieme.
Noi abbiamo deciso di mettere in gioco i nostri corpi, i nostri desideri, per riprenderci questo spazio e costruire da qui un’altra Bologna, libera e pensante, per connettere le giovani generazioni che pagano la crisi sulla propria pelle, che si sono stancate di sopravvivere e che vogliono costruirsi e riprendersi il proprio futuro.
E vogliamo continuare a metterci in gioco insieme, rilanciando questa sfida e aprendo la discussione e la costruzione di “ex Caserma Masini bene comune”. Riscriviamo insieme questa storia, tocca a noi dal basso farlo, guardando all’assalto, volando verso l’alto. Aspettare non si può.

Làbas

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Bologna – 6D corteo studentesco: Riprenditi il futuro, Riprenditi la città!
Appuntamento ore 9:00 Piazza San Francesco

“SOLTANTO chi non vuol vedere ciò che ha sotto gli occhi può ridurre ad una questione di ordine pubblico la mobilitazione contro l’austerità, per il lavoro e il welfare che ha riempito mercoledì le piazze d’Europa.” E’ difficile trovare parole migliori di quelle usate da Ezio Mauro per raccontare la giornata del 14 novembre e per leggere in modo più oggettivo e comprensibile possibile la fase di mobilitazioni che stiamo attraversando.
Il 14 novembre, infatti, è stato qualcosa di più di una semplice tappa nelle mobilitazioni autunnali.
Prima di tutto chi è sceso in piazza è stato in grado di configurare lo spazio in cui si stanno muovendo queste mobilitazioni; quello europeo e dei movimenti europei che, dopo aver lanciato a Madrid lo slogan e il progetto di “Toma la Huelga”, è riuscito a diffonderlo e a praticarlo nelle piazze.
In Italia non solo si è rotta definitivamente quella “pax montiana” tanto celebrata dagli stessi Monti e Napolitano ma, chi è sceso in piazza è riuscito anche ad indicare una via alternativa all’austerity e ai tecnici. Chi è sceso in piazza, in prevalenza studenti delle superiori e lavoratori del mondo della formazione, ha avuto la capacità di non parlare solo di tagli alle scuole e di problematiche specifiche. Chi è sceso in piazza ha, in primo luogo, dimostrato di voler riprendersi il proprio spazio di partecipazione attiva nelle decisioni sul proprio futuro, ed è per questo che la difesa dei diritti e la battaglia contro i tagli sono stati subito inseriti in un discorso contro l’austerità e per un nuovo welfare. Le occupazioni, il 24 N, le mobilitazioni, i flash mob delle settimane successive ci hanno parlato proprio per questi motivi di una “spinta costituente”.
A Bologna abbiamo visto proprio questo “sentimento” quando gli studenti hanno spontaneamente e senza troppe difficoltà determinato la piazza conclusiva in cui sono confluiti i 4 cortei diversi che si muovevano in città, rompendo tutte quelle dinamiche rappresentative se non autorappresentative che purtroppo, troppo spesso sovradeterminano scioperi, cortei, e spazi di movimento in generale.
A Bologna lo sciopero è stato ripreso perché dal giorno successivo al 14 è partita tra gli studenti quella “spinta costituente” che ha portato al moltiplicarsi delle occupazioni, delle autogestioni, delle assemblee, degli spazi di discussione e delle mobilitazioni. Abbiamo attraversato questi spazi in tutte le forme possibili perché anche noi il 13 N ci siamo ripresi lo sciopero occupando uno spazio che parla lo stesso linguaggio degli studenti e dei lavoratori scesi in piazza. Làbas è il progetto che tenta di connettere un’intera generazione che vuole tornare a decidere sul proprio futuro attraverso pratiche di riappropriazione, guardando e costruendo i beni comuni, reclamando un nuovo welfare.
Il 14 novembre una via l’ha indicata chiaramente , quella è la strada che percorreremo , partendo però anche dalla complessità e dalle contraddizioni che sono emerse in queste settimane. Perché se queste mobilitazioni stanno parlando un linguaggio comune, non settoriale e generale, dobbiamo capire perché invece altre fasce della popolazione, o meglio della generazione “no future”, sembrano in alcuni casi non dare alcun segno di “vita”. La strada che abbiamo intrapreso e compreso dalle mobilitazioni di questo mese è quella delle assemblee, della gestione in comune e dell’organizzazzione, delle occupazioni e delle riappropriazioni, ma è anche e soprattutto la strada delle pratiche, dei simboli e dei linguaggi che si creano quando entra in gioco una discussione orizzontale e partecipata realmente. E’ questa la strada che scegliamo per contrapporre i nostri desideri, le nostre relazioni e la nostra vita alla miseria dei linguaggi e dei rapporti tecnici e finanziari.
E’ proprio questa la strada che ci porta a stare necessariamente nella data di sciopero del 6 dicembre in cui molti operai saranno in piazza.
Questo è Làbas, questo è guardare all’assalto!
Appuntamento ore 9:00 piazza San Francesco
Stay tuned…follow Làbas!