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La pandemia in tasca

In regione 20.000 famiglie scivolate nella povertà e 42.000 posti di lavoro persi, mentre aumenta l’indebitamento. E a Bologna a uscire dal mercato del lavoro sono soprattutto le giovani donne.

29 Marzo 2021 - 12:21

Man mano che escono nuove statistiche si tratteggia in tutta la sua gravità il prezzo dell’emergenza sanitaria. Durante lo scorso anno, segnato dalla prima e dalla seconda ondata dell’epidemia di Covid-19, oltre ventimila nuclei familiari emiliano-romagnoli sono infatti scivolati nella povertà. Lo certificano le stime di Demoskopika su dati Istat: più precisamente sono 22.181 in più le famiglie in condizione di povertà relativa, il cui reddito disponibile ossia è inferiore al 60% della mediana della distribuzione del reddito a livello nazionale.

Sono 42.807 i posti di lavori persi: gli occupati a fine 2020 risultavano 1.989.766, contro i 2.032.573 di un anno prima. Crescono i prestiti alle famiglie (+1,76%) e alle imprese (+3,3%), mentre si stima un calo di oltre il 10% delle entrate degli enti locali. Tra i settori in maggiore sofferenza il turismo: nel 2020, rispetto al 2019 si registra un calo del 54,5% di turisti italiani e del 76,4% dei turisti provenienti dall’estero.

Altri dati, specificamente sul bolognese, sono stati diffusi da Palazzo d’Accursio, e sono in linea con quelli diffusi a febbraio da Infocamere: gli inattivi (cioè coloro che non hanno lavoro né lo cercano) sono aumentati di oltre 10.000 unità nell’area metropolitana, di 6000 nel Comune capoluogo, per un tasso di inattività del 24,8%. A pagare il prezzo maggiore sono le donne: il gender gap occupazione è del 12%, e si fa sentire soprattutto nella fascia d’età tra i 35 e i 44 anni.