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La memoria viva del ’77 non è delle istituzioni [foto]

Quarantennale dell’assassinio Lorusso: centinaia in via Mascarella, dai protagonisti di quel movimento ai collettivi d’oggi, arrabbiati per le violenze di polizia dentro e fuori l’Università. Comune assente, l’Ateneo dice di esserci ma non si riconosce nessuno.

11 Marzo 2017 - 15:40

Sono passate quattro decadi ma i fatti del marzo ’77 continuano a fare discutere. Questa mattina, come ogni anno da allora, le compagne e i compagni di quei giorni e molti ben più giovani, in qualche centinaia, hanno partecipato al ricordo in via Mascarella, dove lo studente di medicina e militante di Lotta Continua Francesco Lorusso fu assassinato dai Carabinieri.

I collettivi Cua e Hobo avevano annunciato che avrebbero contestato ogni presenza istituzionale dopo i fatti degli ultimi mesi, dall’irruzione della polizia in Università contro gli studenti in lotta contro i tornelli (la mobilitazione è proseguita anche ieri, con una biciclettata partita da piazza Verdi) agli sfratti e agli sgomberi: così dal Comune non si è presentato nessuno, l’Università invece sostiene di aver mandato due delegati ma nessuno pare averli riconosciuti, e parimenti non si sono viste le corone che tanto l’Alma Mater quanto Palazzo d’Accursio dicono di aver deposto di prima mattina. Sotto la lapide, gli unici nastri riconoscibili sono quelli che rimandano ai alle compagne e ai compagni di Francesco e del movimento.

Gli studenti del Cua erano a schierati sotto la lapide, pronti a respingere presenze indesiderate: “Non siamo disposti ad accettare che le istituzioni cittadine e universitarie vengano a lucrare sulla nostra memoria storica collettiva!”, dicono tra i cori: “Francesco è vivo e lotta insieme a noi”. “Nessuna memoria condivisa”, gridano gli attivisti di Hobo, muniti di cartelli contro Merola e Ubertini, pronti anche nei prossimi giorni a “contestare qualsiasi iniziativa che cerchi di mistificare, pacificare ed edulcorare la nostra storia di lotte e conflitti”.

Tra i “settantasettini” si riconoscono Franco Bifo Berardi, Valerio Monteventi, Tiziano Loreti, Mauro Collina, Mirco Pieralisi, frate Benito Fusco, ma anche attivisti di lunga data da fuori Bologna come Tano D’Amico, Vincenzo Miliucci e Oreste Scalzone.

“Qui ci siamo noi e non quelli che in pompa magna suonano le canzoni di regime”, dice quest’ultimo. Secondo Monteventi: “Il ’77 non può avere un’unica interpretazione” ed è importante che oggi “ci siano ragazzi nati dopo il ’77.  Spero che a partire anche da questa giornata il movimento presente in città trovi dei momenti comuni che non siano soltanto il ricordo di Lorusso”. Che le istituzioni stiano in secondo piano “è abbastanza normale, proprio in questi giorni non hanno dimostrato di aver capito il messaggio lanciato allora”, aggiunge, facendo riferimento allo sgombero del 36 o a quello della Consultoria TransFemminista Queer. “L’8 marzo 1977 – ricorda – le donne, in corteo, arrivarono a una palazzina in porta Saragozza vuota da tempo e la occuparono. I Carabinieri le massacrarono”, e in fondo “l’approccio delle istituzioni è sempre quello. Avrebbe stonato la loro presenza”. Bifo distribuisce un “numero anacronistico” di A/Traverso, storica rivista degli anni ’70. “Oggi va ricostituito un pensiero che si sottragga al fascismo – spiega – perché quello con cui facciamo i conti oggi non è più il neoliberismo degli ultimi 20 o 30 anni. Grazie al Pd, che vorrebbe essere qui ed è meglio non ci sia, noi abbiamo il fascismo praticamente in tutto il mondo. Grazie alla scelta di mettersi al servizio del capitale finanziario, che la sinistra ha compiuto da Blair fino a Merola, abbiamo guerra e fascismo ovunque”.

La giornata proseguirà con il corteo da piazza Verdi previsto alle 16 e con diverse iniziative serali negli spazi di Vag61 in via Paolo Fabbri 110 e a Lettere in via Zamboni 38.

 

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Commemorazione Francesco Lorusso