Culture

La Cirenaica non molla: ”Più verde e socialità, meno cemento e supermercati!” [foto]

Ieri B.E.C.C.O. in festa “con e per il quartiere” e per ribadire il no al progetto di v.Libia. Sempre in Cirenaica, nuovo murale di Ericailcane-Bastardilla a Vag61: “Tocco di bellezza in quartiere che rischia altro cemento”.

06 Luglio 2018 - 17:15

“Più spazi verdi e libera socialità, meno cemento e supermercati!”.  A pochi giorni dai primi movimenti nell’area ex Atc di via Libia, i residenti della Cirenaica contrari alla realizzazione dell’ennesimo supermercato hanno ribadito ieri il messaggio con una partecipata festa “nel quartiere, con il quartiere, per il quartiere”, organizzata dal Comitato B.E.C.C.O. – Bologna Est Contro il Cemento e per l’Ossigeno con il coinvolgimento di numerose realtà e associazioni (Zic.it compreso), che ha animato per tutta la sera il giardino Lorenzo Giusti di via Barontini: tante attività, musica e soprattutto un nuovo momento di informazione sul progetto di via Libia per confermare che la lotta contro il supermercato non si ferma e sottolineare che, a partire da tante e diverse situazioni specifiche che spingono i contesti territoriali alla mobilitazione, è “il modello complessivo di gestione delle città che deve cambiare, ribaltandone le priorità, ripartendo dalle persone, dalle specificità dei territori, da una nuova socialità”, come si legge in una lettera aperta che il Comitato ha diffuso in occasione della festa.

Questo il testo della lettera: “Siamo i/le cittadini/e del comitato Becco, Bologna est contro il cemento e per l’ossigeno, comitato nato in Cirenaica. Come spesso accade ci siamo conosciuti/e e uniti/e in seguito ad una cattiva notizia, era circa un anno fa quando dai giornali abbiamo appreso che nel rione avrebbero costruito un nuovo supermercato sotto il ponte di via Libia. Da mesi vedevamo solo macerie nell’area, ben conosciuta in città come spazio di aggregazione, socialità e solidarietà, ma la notizia del supermercato ci ha colto di sorpresa perché lì sarebbero dovute sorgere un’area verde, una pista ciclabile, appartamenti e negozietti. E allora qualcuno ha iniziato a documentarsi e a condividere le informazioni, Ric (Resistenze in Cirenaica), Zic. It (quotidiano online autogestito) e Vag61 (spazio libero autogestito) hanno prodotto i primi approfondimenti e momenti collettivi: un report sulla storia passata e recente dell’area scoprendo che la zona era da tempo messa all’asta dalla Provincia ed era stata appena venduta per un quarto del prezzo originale; una mappa dei supermercati della GD del quartiere scoprendo che ce ne sono ben 22, di cui l’ultimo aperto pochi mesi fa a circa 500 metri da via Libia; un presidio comunicativo lì in via Libia dopo giorni in cui in città non si faceva altro che parlare di sostenibilità nei luoghi del G7 Ambiente e un’assemblea pubblica nell’unico giardino pubblico del rione, il giardino Lorenzo Giusti. In quell’occasione ci siamo confrontati/e ed abbiamo deciso che volevamo altro per il quartiere, forse un parco, forse case popolari, forse un’area sportiva, di sicuro non un supermercato. Abbiamo deciso che anche se l’area era già diventata proprietà privata non ci saremmo arresi/e ed avremmo detto la nostra”.

 

Continua la lettera: “Abbiamo chiamato un consiglio di quartiere aperto costringendo le istituzioni di quartiere (e non solo) a confrontarsi con noi ma con grandissima amarezza abbiamo constatato non solo la superficialità con cui questi progetti vengono approvati e favoriti dalle leggi vigenti ma soprattutto l’assoluta incapacità delle istituzioni locali di affrontare tali questioni da un punto di vista anche solo meramente di razionale opportunità, per non dire di pianificazione o addirittura politico. È vero, dicono, ci sono troppi supermercati ma noi non possiamo farci nulla. Abbiamo scelto di comunicare il nostro punto vista anche attraverso un video e di portare avanti una petizione, le cui firme (ad ora 641) sono state consegnate al Comune per richiedere la revisione dell’impatto del traffico, a nostro avviso superficiale e non aggiornato. Abbiamo quindi continuato a farci sentire nel quartiere ma non solo, siamo andati/e oltre ed abbiamo conosciuto le persone che animano gli altri comitati territoriali in città, il comitato contro la cementificazione dell’area dei Prati Caprara, un bosco urbano di 44 ha, il comitato contro l’allargamento dell’autostrada e per la mobilità sostenibile, il progetto di un emporio di comunità che propone un diverso modello di consumo basato su sostenibilità e autogestione, abbiamo partecipato alla campagna Aria Pesa per il monitoraggio condiviso della qualità dell’aria. Dal confronto con queste realtà abbiamo capito che i problemi non sono solo il singolo supermercato in più o l’outlet o le corsie in più dell’autostrada, il problema reale si nutre del fatto che è il modello complessivo di gestione delle città che deve cambiare, ribaltandone le priorità, ripartendo dalle persone, dalle specificità dei territori, da una nuova socialità”.

Temi affrontati non a caso anche nelle parole scelte per segnalare il nuovo murale realizzato da Ericailcane e Bastardilla proprio in Cirenaica, sulla facciata di Vag61. “Questo non è un muro”, scrive il centro sociale di via Paolo Fabbri: “Come vita che si arrampica sfidando la gravità, colora l’orizzonte, avvolge piccole e grandi storie. Respira, ispira, cospira. Perchè non c’è filo spinato che tenga. Non c’è fascismo che non possa essere infranto. Come fuoco che riscalda e traccia il cammino, natura che non si lascia domare. Da poche ore Vag61 ha una nuova veste e già ne siamo innamorati. Un tocco di bellezza in un quartiere che va difeso dal rischio di subire, invece, altro cemento e più consumo. Un quartiere in cui ogni strada porta con sè un morso di storia partigiana, da conservare ma soprattutto rinnovare. La presenza del nostro spazio libero autogestito in Cirenaica e a Bologna scrive una pagina in più. La facciata di Vag61 aveva molte cose da dire anche prima e lo ha sempre fatto, negli anni, ospitando man mano le opere di numeros* artist* a cui non possiamo che essere riconoscenti. Ma il tempo passa, le nostra mura avevano bisogno di rinnovarsi e il risultato è quello che si può ammirare passando per via Paolo Fabbri. La giusta carica, in tempi di buio e di aria rarefatta. Perchè un porto aperto è anche un porto che sa comunicare la propria posizione. Perchè un muro chiude, divide, ma un muro può anche raccontare e farsi punto d’incontro, tendere una mano (o una zampa) e serrare i pugni. Resistere, lottare. Un muro che non è un muro. Grazie di cuore a Ericailcane e Bastardilla”.