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“La casa non è un regalo”, sabato corteo cittadino

Manifestazione annunciata da Hobo, Idra, Làbas, #ioccupo, Asia Usb e inqulini di via Gandusio. Stamattina blitz all’albero di Natale di piazza Nettuno. Hobo su stabile in via Malaguti: “E’ in stato d’abbandono, proprietario è un palazzinaro”.

03 Dicembre 2014 - 17:26

Albero di natale/Corteo casa (foto Zic)Azione oggi per il diritto alla casa al Nettuno. Scrive su facebook Làbas:”La casa non è un regalo! Questa mattina, siamo stati a consegnare i nostri doni sotto l’albero di Natale in Piazza del Nettuno. Le occupazioni abitative vanno difese, non criminalizzate!”. Si legge inoltre sul profilo di Hobo: “Questa mattina siamo stati in Piazza del Nettuno per dire che occupare è giusto e che gli sgomberi sono illegittimi. Questa sera alle 19 ci troviamo in via Centrotrecento per preparare collettivamente il corteo di venerdì, che si inserisce nel quadro della giornata di mobilitazione nazionale della lotta per l’abitare (appuntamento ore 18 in Piazza Verdi)”.

Il corteo è stato convocato lunedì scorso da Idra, Hobo, Labàs, #ioccupo e Asia-Usb : “È ormai da tempo evidente il legame tra privatizzazione degli spazi urbani, gentrification e speculazione immobiliare, reso ancora più lampante dalla crisi – si legge sull’appello- mentre si impongono sacrifici a studenti, lavoratori e migranti, si tagliano servizi sociali, scuola, università e ospedali, si nega il diritto alla città e alla casa, il governo locale e le imprese redistribuiscono la ricchezza verso l’alto e regalano i soldi pubblici a chi vive di rendita sulle nostre spalle. Progetti come Staveco a Fico ne sono una chiara esemplificazione: si ruba ai poveri per dare ai ricchi. In questa cornice, con lo sgombero di Idra continua in città l’applicazione senza scrupoli del “piano casa” del governo Renzi, nonostante siamo di fronte ad un aumento degli sfratti senza precedenti e ad una quantità enorme di patrimonio abitativo pubblico e privato lasciato a marcire nel vuoto, come frutto avvelenato della speculazione immobiliare. Mentre la crisi morde sempre più forte, sempre più case restano vuote e sempre più persone restano senza casa, o comunque con grande difficoltà a sostenere i costi dell’affitto. Si tratta di una composizione che si allarga e corrisponde ai soggetti che sono colpiti dalla crisi: dai migranti ai giovani studenti e precari, dai lavoratori impoveriti ai ceti medi declassati. Per occultare questi evidenti dati di fatto, la retorica del rubare le case ad altri tramite le occupazioni rimane un punto centrale delle politiche governative e mediatiche della paura: lo abbiamo visto a Milano nelle ultime settimane, così come a Roma e a Bologna. Si prova a incentivare la guerra tra poveri, per consentire a chi sfrutta e specula sulla crisi di portare avanti le politiche di austerity e speculazione immobiliare”.

Prosegue la nota: “Ma le risposte del movimento per l’abitare non si sono fatte attendere, con la resistenza agli sfratti e le nuove occupazioni di case, che si alimentano della legittimazione nei quartieri, in cui quotidianamente si costruiscono relazioni sociali, gruppi di solidarietà e percorsi di autogestione. È venuto il momento anche a Bologna di costruire una risposta forte e collettiva alle dichiarazioni quotidiane del sindaco Merola contro le occupazioni, ai sequestri della Procura, agli strilli razzisti della Lega e a un Partito Democratico emiliano che non perde giorno per chiedere il ripristino della legalità, ovvero quella legalità che persone senza casa e case vuote senza persone”.

Aderisce il Comitato Inquilini di via Gandusio: “Le case popolari appartengono ai proletari e ai lavoratori (italiani e immigrati) che dal 1963 fino al 1992 in Italia hanno versato i contributi, tra i quali esisteva il fantomatico Gescal: un fondo destinato alla costruzione ed alla assegnazione di palazzi Iacp (l’ente nazionale che ha gestito le case popolari prima di essere spezzettato negli enti locali e regionali, come l’Acer). Il Comune di Bologna ed Acer da anni stanno amministrando male un patrimonio che NON E’ IL LORO!”

“Il Comune di Bologna e l’Acer, da anni, stanno nascondendo una sporchissima operazione ai danni degli inquilini – continua il comitato – Sia assegnatari provvisori sia assegnatari definitivi. Per quanto riguarda gli inquilini con assegnazione provvisoria, abbiamo scoperto che esistono varie tipologie di contratti di locazione, le assegnazioni a ‘tempo determinato’ possono essere di un anno, 18 mesi o di tre anni. Allo scadere di tali contratti gli inquilini vengono ritenuti ‘abusivi’ dal Comune e dall’ Acer e dovrebbero quindi “rilasciare” gli appartamenti, ma nel periodo di tempo che va dalla scadenza del contratto all’obbligo di rilascio (quindi lo sfratto), gli inquilini ai quali l’Acer ha promesso un alloggio definitivo, si ritrovano a pagare canone e utenze triplicati. Un’altra problematica sorta, è l’aumento spropositato delle utenze sia per quanto riguarda gli assegnatari provvisori sia per gli assegnatari definitivi”.

Dunque, secondo il comitatio, si tratta di ” un’altra mazzata ai piedi per gli inquilini delle case popolari, ove Comune e Acer vengono a far cassa per risanare qualche buco di bilancio o trasferire gran parte del “ricavato” ai loro amici palazzinari. Quando gli inquilini hanno richiesto il giustificativo delle utenze o la rendicontazione sulla somma dovuta, per lo più triplicata, tale richiesta veniva respinta. Qualcheduno potrebbe pensare, magari bevendosi le bufale dei politicanti, che i proventi estorti del Comune vengano reinvestiti per risistemare gli appartamenti e l’edilizia pubblica… ‘col cavolo!’. Chi vive nelle case Acer, sa che i palazzi sono fatiscenti e gli appartamenti sono spesso invivibili, se non vengono sistemati dagli inquilini.”

Intanto, Hobo torna sull’occupazione-lampo di uno stabile in via Malaguti, sabato scorso, dopo lo sgombero da via San Vitale. Spiega il collettivo: “Lo stabile era in evidente stato di abbandono, in parte ricoperto da una stratificazione casuale di ferri vecchi, masserizie ammucchiate e immondizia. Dopo qualche minuto dall’inizio dell’occupazione dimostrativa è arrivato il proprietario, esibendo una bolletta della luce del 1987 (sic!) per dire che lo stabile era suo e che era utilizzato. Il giorno successivo i media si sono esibiti in una vera e propria campagna di menzognera disinformazione, affermando che la palazzina era la casa in cui viveva questa persona, addirittura dipinta come un ‘povero anziano indigenteì. Ebbene, è bastata una semplice visura catastale (la possono fare tutti, giornalisti compresi, al prezzo di 12 euro) per vedere chi è questo ‘indigente’: è il proprietario di 14 immobili a Bologna (14!), che ogni mese fruttano di rendita al povero palazzinaro molto più di quello che un giovane precario riesce a mettere insieme in un anno di lavoro.”

Secondo Hobo, “Non meriterebbe soffermarsi oltre su questo episodio, se non per porre due questioni. La prima: da che parte dei rapporti di potere i media si collochino non è una novità, e questo riguarda il giudizio sulle notizie; ma nei tanti casi come questo ci chiediamo quali siano le basi con cui le stesse notizie vengono date, prive di alcuna verifica nel migliore dei casi, frutti di aperta menzogna nel peggiore. Verranno ora fatte ammenda pubblica e immediata rettifica delle falsità scritte? La seconda questione: questo episodio diffamatorio non è isolato o casuale, ma rientra in una più ampia strategia politica e mediatica per tentare di screditare e delegittimare il movimento per l’abitare, scatenando una guerra tra poveri che preservi le rendite degli speculatori (abbiamo visto le stesse dinamiche all’opera in città come Milano e Roma). Ma ancora una volta i loro tentativi sono destinati al fallimento e respinti al mittente: le lotte per la casa continuano e si allargano, con una composizione fatta dei tanti soggetti colpiti dalla crisi (dai giovani ai migranti, dai precari ai disoccupati)”.