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L’8 marzo sarà molto più di uno sciopero tradizionale

Non Una Di Meno in conferenza stampa: “lo sciopero femminista eccederà, perchè sarà sociale e globale”. Appuntamento l’8 in piazza Maggiore la mattina, poi pranzo sociale e alle 17 concentramento in piazza XX Settembre. Le adesioni di Coordinamento Migranti e Vag61.

05 Marzo 2019 - 18:07

Il prossimo 8 marzo sarà sciopero femminista in un senso “che eccede lo sciopero in senso tradizionale”. A dirlo questa mattina in conferenza stampa in piazza del Nettuno è stata la compagine bolognese di Non Una Di Meno, che ha presentato tappe e temi fondanti dell’astensione dal lavoro prevista per venerdì prossimo: “In primo luogo sarà sciopero sociale: per questo chiamiamo all’astensione da tutte le attività lavorative, comprendendo anche il lavoro domestico e di cura, che sia retribuito o meno, per le ventiquattro ore dell’intera giornata dell’8 marzo. E’ sociale perchè si radica nell’organizzazione delle nostre società, nella quale il lavoro e il ruolo delle donne viene continuamente svalorizzato”. Sarà inoltre più di una normale serrata in quanto “sciopero globale”, infatti ” anche quest’anno coinvolgerà più di cinquanta di paesi nel mondo, perchè in tutto il mondo le donne sono protagoniste del rifiuto di tutte le forme della violenza maschile, che per noi comprendono un’alleanza mortale e feroce fra patriarcato, razzismo e capitalismo: la violenza maschile è una violenza strutturale sulla quale si basa l’organizzazione delle nostre società”. Anche per questo le attiviste ricordano che “in Italia il movimento si chiama Non Una di Meno, richiamandosi al movimento Ni Una Menos nato in argentina nel 2016, che è nato come forma di resistenza e di rifiuto alla violenza maschile sulle donne”.

Le attiviste hanno poi preso parola contro la recente sentenza della Corte di Appello di Bologna, che per un caso di femminicidio avvenuto nel 2016 a Riccione ha riconosciuto all’omicida le attenuanti generiche, scrivendo che avrebbe agito in preda ad una “tempesta emotiva e passionale”: “Vogliamo dire che questa sentenza rappresenta un caso esemplare, perchè mostra come anche la cultura istituzionale legittima e in qualche modo riproduce la violenza maschile sulle donne, e che purtoppo non si tratta un caso eccezionale. In Italia nel 2018 ci sono stati più di 100 donne uccise dai compagni, ex-compagni e padri; in tutto il mondo nel 2017 sono 87.000 morte per mano dei propri partner. La sentenza di Bologna è esemplare ma non eccezionale, e per noi la risposta anche in questo caso è lo sciopero”.

La giornata dell’8, continua Non Una Di Meno, “inizierà alle 8,30 in piazza Maggiore, dove verrà data voce a tutte e tutti coloro che sceglieranno di incrociare le braccia contro la violenza maschile e di genere, il razzismo e la precarietà: insegnanti, studenti e studentesse, operatrici ed educatori, operaie metalmeccaniche, impiegati, lavoratrici e lavoratori della logistica, migranti. Alle 13,30 è previsto un pranzo sociale in piazza Scaravilli e, alle 17, il grande concentramento in piazza XX Settembre, da dove partirà il corteo che riporterà i manifestanti in piazza Maggiore. Lungo il tragitto – via Indipendenza, via dei Mille, via Marconi, via Ugo Bassi – il corteo sosterà di fronte ad alcuni luoghi simbolo dello sfruttamento e degli attacchi patriarcali e razzisti alla libertà sessuale e di movimento”.

Si moltiplicano intanto le adesioni allo sciopero delle realtà autogestite cittadine. Così il Coordinamento Migranti invita alla partecipazione alle iniziative dell’8: “Per prendere parola e manifestare contro la paura che vogliono imporci con la legge Salvini, che vorrebbe costringere tutte e tutti, migranti e richiedenti asilo, ad abbassare la testa e tacere. La violenza maschile e quella razzista rendono sempre più difficile la lotta per la libertà. Quando migrano, le donne non sfidano soltanto i confini degli Stati ma anche i confini familiari e comunitari e si trovano spesso incastrate in altri confini, come quelli delle case dove tante di loro trovano lavoro. Migliaia di donne migranti sono impiegate come domestiche e badanti, hanno orari di lavoro che non permettono loro di avere la vita per cui stanno lottando. Come tutti i migranti, anche loro devono accettare le peggiori condizioni di lavoro se vogliono rinnovare il permesso di soggiorno, ma per chi è impiegata in casa ciò può significare essere a disposizione 24 ore su 24 e lavorare senza soste. Quando lavorano in casa, le migranti molto spesso sono esposte alle molestie sessuali e lo stesso succede nelle fabbriche o nei magazzini. Un sistema di sfruttamento tenuto in piedi da anni dalla legge Bossi-Fini e che ora con la legge Salvini impone in modo ancora più violento insicurezza, paura e clandestinità”.

“Eppure – continua il coordinamento – le donne migranti hanno lottato contro queste condizioni. Lo hanno fatto le lavoratrici di Italpizza, dando vita al primo sciopero contro la legge Salvini, che criminalizza le lotte e vorrebbe costringere donne e uomini migranti al silenzio. Lo hanno fatto prima di loro le operaie della Yoox, che hanno scioperato contro un sistema di sfruttamento che usa le molestie sulle donne come strumento per garantire l’obbedienza ai padroni. Lo fanno ogni giorno le donne migranti che rifiutano il razzismo istituzionale di commissioni, questure e prefetture che decidono del loro permesso di soggiorno. Le loro lotte sono parte dello sciopero femminista globale dell’8 marzo e la loro libertà dalla violenza maschile, dallo sfruttamento e dal razzismo è la libertà di noi tutti, migranti e richiedenti asilo. Finché saranno lasciate sole a lottare, finché l’isolamento nelle case e nei luoghi di lavoro più sfruttati e malpagati non sarà interrotto le lotte dei migranti saranno insufficienti. Per questo noi siamo dalla parte delle donne. Per questo non perderemo quest’occasione e l’8 marzo sciopereremo e scenderemo in piazza contro la violenza maschile che sostiene razzismo e sfruttamento”.

Anche Vag61 aderisce allo sciopero lanciato da Non Una Di Meno: “Come compagne e compagni di Vag61, spazio libero autogestito a Bologna, anche quest’anno supportiamo e partecipiamo attivamente con Non Una Di Meno allo sciopero globale transfemminista dell’8 marzo. Crediamo sia fondamentale portare nelle piazze uno sciopero che tenga conto delle diverse manifestazioni della violenza di genere, per poterle meglio contrastare ed abbattere. Così intendiamo lo sciopero intersezionale! Scioperiamo dal lavoro salariato e di cura, produttivo e riproduttivo, nei posti di lavoro e nelle case. Scioperiamo perché le donne possano lavorare ottenendo una retribuzione oraria uguale a quella dei lavoratori maschi e in condizioni dignitose, elemento spesso sottovalutato come ci dimostra la lotta delle lavoratrici di Italpizza che il 9 febbraio a Modena sono scese in piazza per denunciare le umilianti mansioni a cui sono state ingiustamente sottoposte”.

Continua il comunicato: “Scioperiamo per il reddito di autodeterminazione e per il permesso di soggiorno europeo senza condizioni. Vogliamo bloccare la produzione e il consumo di merci, per questo l’8 marzo sarà sciopero dai e dei consumi! Scioperiamo contro il governo giallo-verde e le logiche del profitto che chiudono luoghi come i consultori e le case delle donne, come testimoniato dalle compagne di Lucha y Siesta, della Casa internazionale delle donne e del centro antiviolenza L.I.S.A. di Roma tuttora sotto sgombero. Scioperiamo contro il ddl Pillòn che dovrebbe rimettere mano al diritto di famiglia a discapito delle donne vittime di abusi e dei figli stessi. Vogliamo lottare contro la patologizzazione delle soggettività LGBTQI+, distruggendo “gerarchie” e stereotipi prodotto dei deliri cattofascisti e spesso e volentieri alimentati da media e social network. Per questo l’8 sarà sciopero dai e dei generi! Scioperiamo contro l’ex decreto Salvini oggi diventato Legge Sicurezza che porta alla progressiva chiusura delle frontiere e ad una sempre maggiore criminalizzazione e controllo delle e dei migranti. Le pratiche della lotta femminista come quella dello sciopero erano, sono e saranno sempre fondamentali per la liberazione di tutt* le soggettività oppresse dal sistema patriarcale e capitalista. ¡La revoluciòn serà feminista o no serà!”.