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Interporto, tornano dalle ferie e trovano il magazzino svuotato

Nessun preavviso per i lavoratori del corriere Xp, le attività parrebbero essere passate a un’altra società. Vertenza Logista: ieri nuovo incontro azienda-sindacati che però “non è riuscito a uscire dall’impasse”, spiega Si Cobas: “Se la multinazionale intende veramente assumersi la ‘responsabilità sociale’ delle proprie scelte produttive, rimandi la chiusura e riporti la produzione in Emilia”.

27 Agosto 2021 - 14:18

“Siamo davanti al magazzino del corriere Xp che il 23 agosto avrebbe dovuto riprendere l’attività operativa”, racconta il sindacalista Si Cobas in un video diffuso sui social, ma “all’improvviso è tutto vuoto: la merce non è arrivata”. I locali, nelle immagini riprese del video, sono effettivamente svuotati di tutto, “ci sono solo i muletti, sono stati portati i computer, la merce…”. Né la cooperativa che li ha assunti né la società “hanno informato di niente, i lavoratori non sanno cosa fare”, prosegue, ma “ci siamo accorti che gli stessi camion che arrivavano a questo magazzino arrivano a un’altra società che si chiama Dvs. Facendo una visura camerale abbiamo scoperto che i soci sono gli stessi, e anche il capitale sociale”. Si sarebbe trattato dunque “di una truffa per potere scaricare tutti i lavoratori e prendere altri a lavorare in questa nuova società”, conclude il sindacato annunciando “lotta dura e senza paura”.

Resta intanto aperta la vertenza Logista: se l’incontro della scorsa settimana non era stato in grado di prospettare alcuna concreta soluzione per i 67 lavoratori dell’appalto e per i 15 dipendenti diretti impiegati nell’hub bolognese, nemmeno questo secondo confronto tra sindacati e aziende è riuscito ad uscire dall’impasse”. Lo scrivono sempre i Si Cobas a valle di un nuovo incontro che si è tenuto ieri, mentre per oggi è prevista un altro incontro del Tavolo di salvaguardia in Città metropolitana “il cui esito resta ad oggi incerto”. Ieri intanto Logista ha presentato nuovamente il suo “piano di riorganizzazione territoriale” che, riferisce il sindacato, ribadisce la decisione di chiudere il sito bolognese il 31 ottobre: “Logista ribadisce che l’ipotesi di mantenere il sito bolognese non sia un’ipotesi percorribile su cui intende confrontarsi. Sino a quel momento saranno pertanto mantenute le attività al minimo coinvolgendo circa un decimo della forza lavoro normalmente impiegata nell’hub”. Decisione legata alla “lenta e costante decrescita che nell’ultimo decennio ha investito il mercato della produzione e distribuzione del tabacco”, è la spiegazione fornita dalla multinazionale, che parla anche di una scelta green perchè “il processo di ammodernamento e riorganizzazione sceglie di investire le proprie risorse in altri hub d’Italia ritenuti maggiormente ecosostenibili”, riportano ancora i Si Cobas.

Il percorso proposto da Logista ieri, spiega il sindacato, ha aggiunto un piano di formazione dei lavoratori ad opera di Open Job (agenzia di sommnistrazione presente sul territorio) consistente in: corsi di addetto al magazzino, corsi di conduzione dei carrelli e aggiornamenti e corsi di gestione del magazzino; tre canali di ricollocazione attraverso agenzie di somministrazione, disponibilità dell’Interporto di Bologna a ricollocare presso altre aziende; ricollocazione da parte di Logistic Time per cinque posti in Lazio, Piemonte, Lombardia.

Ma, scrive il sindacato, ecco “cosa ne pensano i lavoratori e quali risposte hanno dato”: per prima cosa si ribadisce il “no” alla chiusura con la richiesta al contrario di nuovi investimenti, “affrontando se ritenuto necessario una modernizzazione degli impianti e delle strutture di riferimento, così come avvenuto in altri territori”. In secondo luogo, “la scelta di chiusura del sito bolognese motivata dalla crisi decennale del settore del tabacco non è un elemento credibile ed è ampiamente contestabile dagli stessi dati che Logista diffonde ad iniziare da quelli pubblici sul suo fatturato ampiamente in crescita: L’ultimo bilancio depositato e relativo al 2020 riporta un range di fatturato pari a 30.000.000 per l’anno 2020 con un aumento del 17,45% rispetto al 2018”, segnalano i Si Cobas: “Se è vero che il mercato del tabacco ha subito delle contrazioni per le sigarette tradizionali altrettanto reale è la crescita esponenziale che hanno avuto per altri prodotti quali il tabacco trinciato, le sigarette elettroniche e la tanto promossa e pubblicizzata Iqos prodotta nello stabilimento bolognese della Philip Morris che proprio a Logista ha assegnato l’appalto oltre che la distribuzione”. Per quanto riguarda poi la tutela dell’ambiente, “i territori di prossimità territoriale che in precedenza serviva Bologna- continua il comunicato- ora saranno raggiunti da camion e bilici che percorreranno tratte stradali molto più lunghe, partendo da destinazioni quali Anagni (Fr) nel Lazio e Tortona provincia del Piemonte in prossimità della Liguria. Una scelta che comporterà evidentemente un aumento considerevole delle emissioni di Co2 nell’ambiente inquinando ulteriormente il territorio locale e non”.

Per finire, i Si Cobas chiedono garanzie certe di ricollocazione e apertura del sito fino alla risoluzione della vertenza: “Il piano di riorganizzazione territoriale di Logista non comprende il capitale umano ovvero i lavoratori. Nel tanto atteso piano non vi è infatti traccia di una nemmeno vaga ricollocazione dei lavoratori nel network di Logista. Anzi vi è stata una precisa quanto significativa esplicita esclusione. Nessuna possibilità di ricollocazione negli impianti ove Logista rimarrà, sia nell’area 13 dell’Interporto , sia nei suoi depositi territoriali emiliani, sia nell’appalto Philip Morris ove parte della produzione si è riconvertita. La scelta di Logista nel riassetto delle sue attività economiche sul terriotrio comporta pertanto l’esclusione dei lavoratori sino ad oggi impiegati. Il monoplista Logista propone tuttavia di ricollocare i lavoratori in altri ‘ambienti del territorio’ quelli cioè di altre aziende, che assicurano Interporto e Confindustria potrebbero offrire delle opportunità ai lavoratori. Non si tratta qui di non condividere atteggiamenti ottimisti e speranzosi , ma di pretendere certezze e garanzie. Cosa succederà se queste agenzie di ricollocazione e somministrazione non troveranno il lavoro promesso ai 67 operai entro il 31 ottobre? Cosa succederà se le aziende di Interporto non garantiranno quanto affermato dal direttore dell’Interporto? Cosa succederà se le rassicurazioni di Confindustria non dovessero concretizzarsi? Se Logista intende veramente assumersi la ‘responsabilità sociale’ delle proprie scelte produttive rimandi la chiusura e riporti la produzione in Emilia garantendo la piena occupazione e il lavoro fino a quando non abbia realmente concretizzato il piano di ricollocazione presso ‘altri'”.