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In piazza per urlare: “Il razzismo uccide!” [audio+foto]

In piazza Maggiore il presidio promosso da Black lives matter, Coordinamento Migranti e altre realtà dopo l’uccisione di Willy Duarte. Durante la manifestazione il lancio di una nuova giornata di mobilitazione per il 17 ottobre. Oggi flash mob anche a Imola. Palestra Popolare Vag61: “Mascolinità tossica e violenta non è danno collaterale delle arti marziali”.

19 Settembre 2020 - 20:04

“Non lo vogliamo chiamare razzismo questo? E’ razzismo puro! E’ razzismo puro!”. E’ il grido che si alza da piazza Nettuno dove oggi si è svolto il presidio lanciato dopo l’uccisione a Colleferro di Willy Monteiro Duarte, promosso da Black lives matter Bologna e Coordinamento Migranti con l’adesione di Si Cobas, RitmoLento, Hayat Onlus, Decolonising The Academy, Cua, Lab.Crash, Coalizione Civica, Link Bologna, La Mala educación, B-Side Pride, Fridays For Future, Arte Migrante, Làbas, YaBasta, Tpo, PrendiParte, Faenza Multietnica e Palestra Popolare Vag61. Dopo l’indizione dell’iniziativa, inizialmente prevista sabato scorso e poi posticipata a oggi, “siamo stati contattati da alcuni famigliari di Willy Monteiro. Ribadiscono il loro bisogno di giustizia ma non si riconoscono pienamente nelle analisi che  rintracciano esplicitamente nel razzismo una delle cause della sua tragica morte. Proprio in rispetto del loro dolore- spiegano i promotori sui social- avevamo deciso di rimandare il presidio, precedentemente fissato per il giorno in cui si sarebbe svolto il funerale. Pur sostenendoli ed esprimendo vicinanza e rispetto per la loro posizione, non possiamo trovarci in accordo. Non pensiamo di strumentalizzare nessuna morte riunendoci e chiedendo giustizia per le tante vittime di questo sistema di oppressione razzista, maschilista, fascista e omofobo che continuano a riempire le cronache del nostro paese. Vogliamo che le forme, esplicite o latenti, di oppressione e discriminazione vengano denunciate e combattute”.

> Due attiviste di Black lives matter ai microfoni di Zic:

Durante la manifestazione, il Coordinamento Migranti ha lanciato un nuovo appuntamento in occasione della giornata transnazionale di lotta delle e dei migranti, prevista per il 17 ottobre. Quel giorno “centinaia di migliaia di migranti e sans-papiers da tutta la Francia si riverseranno per le strade di Parigi” e il Transnational Migrants Coordination “chiama tutte e tutti i migranti, richiedenti asilo, collettivi, gruppi, sostenitori e sostenitrici a scendere nelle piazze di tutta Europa e non solo”, spiega il Coordinamento: “Il 17 ottobre scenderemo nelle strade per riappropriarci della libertà di movimento e per spezzare le catene del razzismo e dello sfruttamento. È ora di attaccare insieme a livello transnazionale, superando così l’isolamento locale e le iniziative nazionali” e per questo “chiamiamo tutti i gruppi, le associazioni e i sindacati a unirsi a noi nell’organizzazione delle manifestazioni, dei cortei, delle azioni del 17 ottobre: il lavoro migrante è una forza politica, è ora di renderla visibile”.

> Ascolta l’intervento del Coordinamento Migranti:

(l’articolo prosegue sotto le foto)

Il razzismo uccide
Dalla Palestra popolare Vag61 riceviamo il comunicato di adesione al presidio di oggi, che affronta anche gli aspetti della vicenda di Colleferro più legati allo sport. “Non ci stupisce se la matrice razzista dell’ennesima aggressione di questo genere che si registra in Italia passi alla cronaca come il gesto isolato di praticanti esaltati di arti marziali, discipline -si sa- di per sé violente e gradite a potenziali criminali”, scrive la Palestra. “Non ci stupisce che questo avvenga in un paese in cui la gestione delle emergenze avviene sulla pelle dei più deboli e degli emarginati, che sia l’emergenza Covid-19 o quella delle morti nel Mediterraneo poco cambia. Per questo, oggi sentiamo forte e chiaro il bisogno di chiamare le cose con il loro nome e dare tutta la nostra solidarietà e complicità a chi oggi chiede giustizia per la morte di un figlio, un fratello, un amico. Ci rifiutiamo categoricamente di aderire alla narrazione che dipinge gli assassini di Willy come i frutti marci di un’Italia periferica abbandonata a sé stessa. Gli assassini di Willy li conosciamo bene e sappiamo che non sono il prodotto degenere nato in seno ad un Paese tutto sommato civile, ma sono i figli sani di una società intrinsecamente razzista e patriarcale. Noi che trascorriamo buona parte delle nostre vite in palestre in cui si praticano “arti marziali” sappiamo che il culto di una mascolinità tossica e violenta non è il danno collaterale in cui si incorre praticando questo genere di disciplina. La violenza di un certo modello italico di virilità la subiamo e la combattiamo ogni giorno fuori dalle nostre palestre. La vediamo ogni giorno negli insulti che ci vengono rivolti per strada perché siamo negri, magrebine, froci, lesbiche, zecche di merda. La sentiamo attanagliarci lo stomaco quando rientriamo a casa di notte e abbiamo la certezza che, se subissimo un’aggressione, domani direbbero di noi che la nostra gonna era troppo corta, la nostra pelle troppo scura o che abbiamo detto una parola di troppo. Ma proprio perché ci opponiamo con ogni cellula del nostro corpo affinché questo diventi un destino ineluttabile, è nelle nostre palestre che quotidianamente costruiamo comunità inclusive e includenti, lasciando fuori dal ring tutte le discriminanti che ci rendono degli emarginati. Nella pratica stremante di una disciplina che ci obbliga allo scontro ed al confronto, ci interroghiamo sull’attualità di antirazzismo, antifascismo e antisessismo. Oggi più che mai sentiamo quantomai impellente la necessità di farne strumenti quotidiani di intervento sulla realtà, dentro e fuori dalle palestre”.

Sempre oggi, intanto, anche a Imola in piazza Caduti per la libertà si è svolto un flash mob promosso da Trama di Terre: “Sappiamo bene cosa vuol dire vivere l’intreccio di discriminazioni, disparità e violenza di genere, classe e provenienza. Lo stesso odio che ha ucciso Willy, un ragazzo di 21 anni di origini capoverdiane, lo viviamo anche noi. Quotidianamente lavoriamo fianco a fianco, noi donne native e migranti, di prime e seconde generazioni per far fronte alla violenza razzista e sessista che si scaglia sui nostri corpi, sulla carne e la dignità di chi non nasce con il privilegio di essere libera”.