Acabnews Bologna

Imprenditore tenta di importare 80.000 mascherine irregolari

Sequestrato il carico. Iniziata la distribuzione di dispositivi di Riders Union: “Tanti lavoratori le ritirano, bisogno impellente”. Xm24 e Vag61 aderiscono al presidio “per una fase 2 delle lotte”, mentre Làbas avvia un “servizio di ascolto”. Coordinamento Antifascista Murri interviene su multa a mendicante. Allarme a Ospedale Budrio, 19 positivi a Covid e un decesso.

07 Maggio 2020 - 20:04

Nelle ultime 24 ore rilevate altre otto persone hanno perso la vita nel territorio metropolitano dopo aver contratto Covid-19 e sono stati accertati 38 nuovi casi di positività, che dall’inizio dell’epidemia salgono a 4297, di cui 388 nell’imolese (+1). Complessivamente i contagi in Emilia-Romagna sono 26.487 (+108) a fronte di 217.039 test (+5.387), i casi attivi 8391 (-380), i decessi 3766 (+29), i ricoveri in terapia intensiva 173 (-3). I casi nelle altre province: 4300 a Piacenza (5 in più), 3260 a Parma (16 in più), 4812 a Reggio Emilia (13 in più), 3772 a Modena (6 in più), 960 a Ferrara (9 in più), 993 a Ravenna (3 in più), 916 a Forlì (3 in più), 735 a Cesena (4 in più), 2.054 a Rimini (10 in più).

Intanto, in una nota l’Ausl di Bologna segnala di aver riscontrato 19 casi di positività al coronavirus e un decesso nell’ospedale di Budrio, all’interno del reparto di Medicina. Fra i contagiati, quindici pazienti sui trentaquattro ricoverati, e quattro operatori sanitari. I quattro operatori sono stati allontanati dal lavoro, mentre 14 pazienti sono stati trasferiti nei reparti Covid dell’ospedale di Bentivoglio e Villa Erbosa.

I ciclofattorini di Riders Union Bologna hanno invece scritto oggi in rete: “Ritirate le mascherine, inizia la distribuzione!”. Due giorni fa i riders avevano spiegato di essere stati contattati dall’amministrazione comunale -intenzionata a consegnare ai lavoratori i dispositivi di protezione– dopo il presidio tenutosi in Piazza del Nettuno lo scorso Primo Maggio. “Come annunciato, quest’oggi abbiamo ritirato dal Comune di Bologna la prima partita di 500 mascherine. Iniziamo subito con la distribuzione tra i lavoratori: ci troverete oggi in centro a Bologna a partire dalle 18.00, ci saranno due punti, uno in Piazza del Nettuno e un altro in Piazza VIII Agosto. Invitiamo tutti i riders che ne hanno bisogno a passare. Mai più consegne senza diritti!”. E proprio poco fa la sigla dei riders ha spiegato ancora: “Stiamo consegnando il primo stock di mascherine ottenuto dal Comune. Molti riders stanno passando a ritirarle, segno del bisogno impellente dato che le piattaforme non si sono minimamente preoccupate di fornirle a discapito dei propri lavoratori. Inoltre abbiamo rilanciato il presidio di domani mattina sotto la Regione alle ore 11.30 dove saremo anche noi per chiedere un impegno serio e concreto”.

Restando in tema di mascherine, i Carabinieri hanno sequestrato, in due depositi logistici nelle province di Bologna e Rimini “circa 80.000 mascherine protettive, interamente importate dalla Cina, il cui valore commerciale ammonta a 200.000 euro”. Il legale rappresentante dell’azienda è stato denunciato per frode in commercio e violazione della normativa sui Dispositivi di protezione individuale, e sono state inflitte sanzioni per 30.000 euro. I prodotti sequestrati, destinati ai mercati dell’Emilia-Romagna e delle regioni limitrofe e che “riportavano in etichetta la marcatura Ce e le indicazioni relative a dispositivi di protezione individuale di tipo Ffp1, Ffp2 e Kn95”, erano stati immessi nel circuito commerciale “in assenza di corrette indicazioni al consumatore e delle indicazioni di sicurezza”. Inoltre, le mascherine erano “prive della documentazione che attesta le prove tecniche effettuate e l’idoneità all’impiego”.

Intanto, all’elenco di adesioni al presidio convocato in Regione domani mattina da Adl Cobas, Si Cobas e Sgb per “aprire una fase 2 delle lotte”, si aggiungono anche quelle di Xm24 e Vag61, mentre Làbas spiega oggi di aver “avviato un percorso di supporto e rivendicazione attraverso l’attivazione di un servizio di ascolto che provi a fornire le soluzioni a quelle necessità impellenti che non trovano risposta immediata o concreta nelle misure emergenziali emanate dal governo”. Per attiviste e attivisti degli spazi di vicolo Bolognetti “dopo quasi due mesi di lockdown, la chiusura delle scuole e delle università, l’imperativo di restare a casa in condizioni di isolamento, l’assenza o insufficienza di tutele per lavoratrici e lavoratori che non hanno avuto o non avranno alcuna forma di reddito, è purtroppo evidente che il prezzo dell’emergenza sanitaria, e della crisi economica e sociale che ne consegue, è ancora una volta addossato alle nostre vite, spesso già precarie. Tra cassa integrazione e sostegni al reddito non ancora disponibili e insufficienti, buoni spesa che arrivano a rilento il rischio di sprofondare in gravi difficoltà economiche è sempre più reale. Le nostre città sono abitate da persone che rischiano di non poter pagare le bollette, l’affitto di casa e sostenere le spese per la sussistenza quotidiana. Milioni di famiglie sono sull’orlo del collasso, con genitori che man mano tornano a lavorare costringendo in particolare le donne a rimanere a casa obbligate al lavoro di cura e domestico in condizioni di isolamento, ancor più che in passato. La scuola a distanza ha aggravato le disuguaglianze nell’accesso all’istruzione. Sono molte le famiglie sprovviste di computer e dispositivi informatici sufficienti per far seguire la scuola ai figli. Le lavoratrici domestiche rimaste senza lavoro o licenziate a causa del lockdown non ricevono risposte e sostegni sufficienti dalle politiche di emergenza del Governo. Questa nuova ‘fase 2’ per molte e molti di noi si sta rivelando un presente durissimo nel quale le difficoltà del passato, quelle generate già prima della pandemia creavano da disuguaglianze, sfruttamento e povertà, continuano ad avere, in assenza di opportune tutele ed adeguate misure di contrasto, terreno fertile. Di fronte ad una situazione così difficile, c’è però chi non si è tirato indietro, rimboccandosi le maniche per non lasciare sol* nessun*. Le iniziative di solidarietà dal basso di queste settimane stanno mostrando che il mutualismo come pratica sociale che risponde ai bisogni e ai vuoti lasciati delle politiche istituzionali di emergenza, è la strada per organizzare la ricostruzione della società. Attraverso risposte concrete, specifiche e condivise ai bisogni che emergono dal basso, queste esperienze rappresentano le basi sulle quali costruire rivendicazioni su come uscire dall’emergenza dando protagonismo e forza alle persone, affinchè possano resistere e partecipare a questi percorsi rivendicativi. Per molt* non andrà tutto bene, ma nessun* deve rimanere sol*. Andrà tutto bene solo se ne usciamo tutte e tutti insieme! Se hai bisogno d’aiuto, supporto o informazioni contattaci al 3486898436 oppure al 3388897175”.

Parlando infine dell’episodio che ha visto ieri sanzionata una signora che chiedeva l’elemosina nei pressi di via Murri, scrive oggi il Coordinamento Antifascista Murri: “La crisi in atto, legata alla pandemia, ha fatto emergere certamente nuove solidarietà e riattivato energie che, troppo spesso, negli ultimi anni parevano sopite. Però ha messo in luce anche l’inadeguatezza a gestire la situazione di tanti solerti funzionari, alla cui discrezione è stata lasciata l’applicazione di norme spesso confuse e poco chiare. A pagare le conseguenze di una rigidità fuori luogo è stata ieri mattina una signora, solita sostare in via Murri dove chiede qualche spiccio e soprattutto qualcosa da mangiare. I vigili urbani la hanno multata perché stava ‘arrecando disturbo ai passanti, sedendosi per terra e occupando suolo pubblico’. Mentre le aziende continuavano a produrre, facendosi beffe delle norme che imponevano la chiusura, anche quando il contagio ha toccato i picchi, divenendone luoghi di trasmissione, spesso, a essere colpiti da atteggiamenti repressivi sono stati gli ultimi, coloro che non avevano altro modo per sopravvivere se non uscire, nonostante i rischi. Come è accaduto ieri mattina. Ringraziamo i compagni dell’associazione Ya Basta, che, grazie a un volontario delle ‘Staffette alimentari partigiane’ che si trovava a passare, hanno denunciato e fotografato l’episodio, perché sono fatti come questo che mettono a rischio e potrebbero vanificare il lavoro di tanti solidali, che si sono attivati in città per aiutare chi, più di altri, sta pagando le conseguenze della crisi in atto. Abusi e azioni repressive non solo sono inutili, ma portano alla costruzione di una società autoritaria che disprezza i più deboli. E noi, a questo modello di società, ci opporremo sempre. Anche denunciando episodi come questo”.