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Il Pd si approva la riforma Erp [+comunicato]

In Regione la contestata soglia dei tre anni di residenza passa con i soli voti del Partito democratico.

09 Giugno 2015 - 17:34

casa

 

Con l’astensione della Lega e il voto contrario di tutti gli altri gruppi, l’Assemblea legislativa della Regione ha approvato la discussa riforma dell’edilizia residenziale pubblica, introducendo la soglia dei tre anni di residenza per accedere alle graduatorie delle case popolari.

Tra gli emendamenti bocciati, uno che ammorbidiva lo sbarramento affiancando al criterio della residenza anche quello della sede di lavoro e del luogo dove la persona ha stabilito i propri “affari e interessi”.

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> Il comunicato di Asia Usb:

Erp: dallo stato sociale all’emergenza sociale

Oggi una nutrita delegazione dei sindacati Asia-Usb e Adl-Cobas ha dato vita davanti alla sede della regione Emilia Romagna ad un presidio per denunciare le manovre che la giunta regionale sta portando avanti in merito al regolamento sull’edilizia pubblica.
Si riuniva infatti stamattina l’assemblea legislativa per approvare alcuni emendamenti alla delibera, uno dei quali in particolare ha generato malcontento in più di un comune della regione: parliamo del provvedimento secondo il quale per poter fare richiesta di casa popolare sia obbligatorio avere almeno tre anni di residenza, o contratto lavorativo stabile, in regione.
Questa chiaramente è una misura che ostacola ulteriormente il diritto alla casa per i migranti così come per i lavoratori che si ritrovano costretti a spostarsi di regione in regione per inseguire la promessa di un posto di lavoro.
Non a caso, infatti, la proposta di questo emendamento viene dalla Lega Nord, e ha trovato il pieno appoggio del PD, creando così un asse granitico tra forze che giocano ruoli apparentemente contrapposti nel teatrino di maggioranza e opposizione.
Inoltre questa misura taglia le gambe a tutti coloro che hanno scelto di lottare per il proprio diritto alla casa occupando stabili sfitti, in piena coerenza con l’infame articolo 5 del Piano Casa secondo cui chi occupa non può avere la residenza.
Pur non essendo stato possibile oggi bloccare la votazione, in una sede della regione blindata fin dal primo minuto da cordoni di polizia su esplicita richiesta del Consiglio (nemmeno ai giornalisti è stato permesso entrare in un primo momento), continueremo a lottare affinchè questa delibera non sia applicata affatto, in nessuno dei suoi aspetti.

Non si può permettere che la casa popolare, diritto dei lavoratori e delle lavoratrici così come di tutti i soggetti sociali messi in difficoltà dalla crisi dalle politiche restrittive che subiamo ogni giorno, venga relegata a soluzione emergenziale e sempre più inaccessibile.

A tutti gli inquilini di case popolari e a tutti coloro che ne vorranno fare richiesta: uniamoci nella lotta per bloccare questa delibera, la casa è un diritto che deve essere garantito a tutti!

Asia-Usb Bologna