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Granarolo, “fino a 16 ore al giorno” in magazzino: proteste alla Stef

A vuoto un incontro tra i Cobas e la società. Le scuole, intanto, sono alle prese con blocco delle supplenze, carenza di insegnanti di sostegno, mancate sostituzioni del personale tecnico-amministrativo.

12 Ottobre 2018 - 11:21

Un ennesimo cambio d’appalto e “come al solito lavoratrici e lavoratori sono l’ultimo loro pensiero, tanto basta spostarli come pedine, calpestando diritti e salario”. Lo denunciano i Cobas del lavoro privato, che hanno proclamato lo “stato di agitazione con blocco degli straordinari” nei magazzini  del colosso francese della logistica agroalimentare Stef, a Granarolo in via Buozzi e via Costa “con possibilità di scioperi improvvisi e fermata della produzione” e contestano anche “ore di lavoro fino a 16 nella giornata, con turni variabili ad ogni ora del giorno e della notte”.

Il passaggio di appalto, spiega il sindacato,  avverrà il 14 ottobre tra la coop Service and service e il subentrante Consorzio Vega servizi, tramite un’ulteriore società affidataria.  Stef Italia “ha comunicato all’ultimo momento il solito cambio appalto, dopo 15 mesi circa dall’altro”, riferiscono i Cobas, spiegando di aver riportato le richieste discusse nei giorni scorsi dall’assemblea dei lavoratori. “Gli appalti  si susseguono da anni – si legge poi – sempre assegnati ad aziende cooperative inconsistenti, che non hanno organizzato i magazzini lasciando che lavoratrici e lavoratori supplissero a tutte le carenze di organico, organizzazione del lavoro, in mancanza di sicurezza e di dispositivi di protezione individuali e altro”. Il sindacato segnala inoltre mancato riconoscimento dei livelli inquadramentali, buste paga prive del pagamento della quota una tantum prevista dal rinnovo del contratto nazionale, mancato riconoscimento degli scatti di anzianità, utilizzo di strumentazioni “senza preventive visite mediche adeguate e formazione. Da ciò si evidenzia la mancanza di controllo e di intervento da parte di Stef Italia”.

Tali condizioni “non si devono ripetere – scrive il sindacato- e Stef deve assumersi tutte le responsabilità dell’appalto, partecipando e firmando il cambio appalto imminente rispondendo in solido dei crediti retributivi e risarcitori maturati dai lavoratori”. Ieri con l’azienda c’e’ stato un incontro ma dall’esito “negativo” perché “l’unica concessione fatta da Stef Italia è tata quella di inviare una lettera nella quale si assume la responsabilita’ in solido (prevista dalla legge)”. Su tutto il resto, “preclusione totale”, perché  “Stef demanda tutto alla società uscente Service and service e a quella subentrante. Non ha voluto accollarsi un maggiore impegno economico (sicuramente il costo dell’appalto sara’ al massimo ribasso contando sul costo ridotto di salario e tante ore lavorate) per migliorare le condizioni attuali di lavoratrici e lavoratori, ancora una volta se ne lava le mani e demanda al subappalto del subappalto”.

Dal lavoro privato al lavoro pubblico: le scuole di Bologna sono alle prese con blocco delle supplenze, carenza di insegnanti di sostegno e mancate sostituzioni del personale tecnico-amministrativo. Se ne è parlato ieri in un’udienza conoscitiva in Comune, durante la quale i presidi dell’ambito bolognese hanno consegnato una lettera in cui scrivono di un “oggettiva emergenza” che grava sugli istituti cittadini. “Le difficoltà della scuola le viviamo tutte” ed è ora di “fare della sostanza non solo chiacchiere”, ha poi sollecitato una rappresentante dei genitori del liceo scientifico Fermi.

Sono intervenuti anche i sindacati di base. Secondo i Cobas sulle supplenze “non è chiaro come si stia procedendo. Il ministero non emanato nessun tipo di disposizione comune e ogni Ufficio regionale e provinciale agisce in modo diverso”. Seppur “farraginose e spesso assurde”, il problema non sta nelle procedure ma “negli organici assolutamente insufficienti”, sottolinea Sgb. Per l‘Usb il punto è “guardare la luna e non il dito”, cioè aumentare gli organici, visto che in Italia “ci sono una marea di giovani diplomati e laureati che potrebbero concorrere”.  Usb ha successivamente diffuso un comunicato, dove ribadisce che “quel danno che oggi l’utenza vede nel caso del sostegno agli alunni con disabilità è solo la punta dell’iceberg di una serie di sottrazioni di diritto allo studio: classi pollaio da 29, 30, 31 alunni in presenza anche di studenti con disabilità grave e in spregio alla normativa vigente; mancata copertura totale degli studenti con disabilità grave come prevede invece la Legge 104; sovraffollamento di più disabili 3, 4 fino a 5 studenti nella stessa classe; mancata sostituzione del personale ATA assente e del personale docente in caso di compresenza tra sostegno e materia; tentativi di esternalizzazione del sostegno attraverso le ore di educatori pagati peraltro una miseria dalle cooperative alle quali il comune appalta il servizio. Questa casistica si riscontra in tante, troppe scuole di Bologna, dell’Emilia Romagna e delle altre regioni italiane, senza che nessuno ne risponda mai fino in fondo”.