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Gli studenti del no ai prof del sì: “Ora dimettetevi”

L’Assemblea di Scienze politiche appende cartelli sugli studi di alcuni docenti: “Il no dei giovani vs il sì dei vecchi privilegi”. E Hobo: “A Bologna è mancato il voto di molti universitari, perchè in maggioranza fuorisede”.

12 Dicembre 2016 - 17:24

sc“Il no dei giovani vs il sì dei vecchi privilegi. Dimissioni!”. E’ il messaggio che gli studenti dell’Assemblea di Scienze politiche hanno deciso di spedire ai docenti della facoltà che si erano espressi per il sì alla riforma costituzionale voluta dal governo Renzi, facendo “attivamente campagna elettorale per il sì nelle aule in cui insegnavano”, è l’accusa. Ora che il sì ha significativamente perso, gli studenti presentano il conto: “Forti dei numeri espressi da questo referendum– i dati ci dicono che più dell’80% dei giovani studenti, lavoratori, disoccupati e precari ha votato no- stamattina abbiamo appeso dei cartelli sulle porte dei loro uffici chiedendone le dimissioni, seguendo l’esempio del loro capo Renzi.
 E a quelli che grideranno alla libertà di pensiero rispondiamo che noi lottiamo per un pensiero di libertà”.

Nei giorni scorsi, sulle conseguenze politiche del referendum si era espresso Hobo: “Cosa sta succedendo nel Pd bolognese e perché pensiamo sia importante costruire un ragionamento che vada a guardare il micro di Bologna all’interno di una ridefinizione degli assetti del macro nazionale? Bologna insieme a poche altre province dell’Emilia e della Toscana è fra le uniche ad aver visto una (seppur risicata) vittoria del sì. Non è così sorprendente, né affatto complicato capirne i motivi: sono luoghi in cui il sistema di potere Pd-Legacoop è storicamente radicato e tocca ogni ramificazione della vita quotidiana dei suoi abitanti, unita all’esistenza di figure intermedie tra governo del Paese/Pd nazionale e popolazione a fare da filtro con le istanze dei due poli, evitando in questo modo che conflitti sociali più o meno radicali emergano del tutto, facendo leva su un compromesso mistificato. E’ però necessario fare dei distinguo e guardare al voto più da vicino. La prima cosa che salta all’occhio è il costante restringimento della zona ‘rossa’, a questo giro è saltato fra gli altri il feudo ferrarese, complice sicuramente la scure del Salvabanche che in quella zona ha mietuto molte vittime ricevendo, come era possibile immaginarsi, un acceso odio verso il governo che l’ha prodotto. A Bologna è mancato sicuramente il voto di gran parte degli 80mila studenti, perchè in maggioranza fuori sede, che vivono la città e sulle cui teste il governo cittadino specula, fa affari e si arricchisce in cambio di una vivibilità sempre più colpita da rinunce. Se più dell’80% dei giovani ha infatti votato no, è lecito pensare un ben altro peso degli studenti universitari se avessero votato in città. Lo stesso non si può dire per il blocco militante ex-Pci, vero volano del sì bolognese che, ancorato ad una concezione di fedeltà al partito, ha votato compatto per il Si-gnor Renzi. 70-80enni uniti per il ‘cambiamento. Potrebbe far ridere ma è la realtà dei fatti… Nonostante tutto si può comunque ritrovare anche a Bologna quella linea di classe che si rispecchia a livello nazionale: nelle zone popolari ha infatti vinto il no (vedi Bolognina) o comunque la distanza tra il sì di partito e il rifiuto del no è stata di poche centinaia di voti anche laddove il sì l’ha spuntata. Ma tanto é bastato a Merola per uscire dal coro e fare il timido ruggito del vincitore in una nave alla deriva, cercando di ritagliarsi un ruolo da protagonista. Ed ecco che l’eterno ritorno dell’Ulivo torna a farsi spazio nella (poca) fantasia dei militanti ‘democratici’ come soluzione ai problemi, o meglio come maschera ‘buona’ da contrapporre ai mille giorni di politiche lacrime e sangue del governo Renzi. Una maschera che già negli anni ha avuto modo di svelare il vero volto, l’unico, della continuità nella razionalità neoliberista di misure anti-popolari e a sola difesa di banche, confindustria e finanza. Un tentativo tanto stupido quanto debole di uscire dalla porta per rientrare dalla finestra”.