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G8-2001, #Diaz: chiesti 3 anni per il questore del G8

L’allora questore di Genova avrebbe mentito per ammorbidire la posizione del suo capo, Gianni De Gennaro. La sentenza il 20.

14 Novembre 2012 - 13:17

di Checchino Antonini da Popoff

Tre anni e senza attenuanti per aver mentito in Aula per “accomodare” la posizione del suo capo d’allora, il potentissimo Gianni De Gennaro. E’ arrivata oggi la richiesta di pena per l’ex questore di Genova, Francesco Colucci, accusato di falsa testimonianza nell’ambito del processo per i fatti della scuola Diaz.

A pronunciarla il pm Enrico Zucca, lo stesso pm che, assieme al collega Francesco Cardona Albini, ha avuto l’ardire di accusare i vertici della polizia per la mattanza di quella notte di luglio 2001 nel dormitorio dei no global che erano andati a Genova a contestare il G8.

L’ex questore Colucci, a capo in quei giorni della centrale operativa delle forze dell’ordine, avrebbe ritrattato in aula la sua testimonianza su diversi punti chiave della sanguinosa irruzione nella scuola Diaz, per la quale la Corte di Cassazione ha condannato in via definitiva per falso, calunnia e lesioni 25 funzionari di polizia.

In un primo tempo, sia alla Commissione parlamentare conoscitiva (e non inquirente tanto che sia Colucci sia altri protagonisti di quei reati rilasciarono dichiarazioni piuttosto disinvolte), sia in un’audizione testimoniale ai pm del processo, Colucci avrebbe sostenuto che era stato il capo della Polizia De Gennaro a disporre la “perquisizione” e chiedere l’invio di Sgalla, capo ufficio stampa del Viminale, in via Battisti, prima dell’inizio dell’operazione. Durante l’udienza di primo grado, il 3 maggio 2007, invece, Colucci sostenne in aula che era stato lui stesso a mandare Sgalla alla Diaz. Avrebbe mentito anche sulla catena di comando indicando Murgolo (dirigente, digos Bologna, uomo di Andreassi, uno dei pochi archiviati) come l’uomo da lui stesso nominato. Ma, come precisa a Popoff, uno dei legali di parte civile, Emanuele Tambuscio, Murgolo era alla Diaz senza uomini solo come osservatore. In precedenza aveva negato l’esistenza di un coordinatore della spedizione alla Diaz.

Colucci avrebbe mentito, secondo Zucca, anche sulla telefonata tra Mortola e Kovac, uno dei responsabili del social forum, riferendo al tribunale che gli stessi promotori delle manifestazioni non sapevano chi stesse alla scuola. Anche rispetto alla perquisizione arbitraria del media center del social forum, Colucci non avrebbe detto il vero provando in Aula ad avallare la tesi dell’errore. Infine, a proposito delle modalità dell’irruzione, aveva detto agli inquirenti di essere stato pressato dai big del Viminale, Gratteri, Luperi, Caldarozzi (tutti condannati) e da La Barbera poi al processo aveva dirottato tutto sull’ormai defunto La Barbera.

«Durante il processo di primo grado c’è stata una corale opera di inquinamento delle prove» e «una promiscuità oscena tra alcuni testimoni e gli imputati», ha detto Zucca nella sua requisitoria. «Ributtante lo scorcio su quello che accadeva dietro le quinte del processo», ha aggiunto a proposito delle numerose intercettazioni telefoniche che rivelano i costanti contatti tra poliziotti imputati e alcuni colleghi o superiori testimoni del processo. Emanuele Tambuscio di Genova, Laura tartarini, Gilberto Pagani e Lea Sattizzo di Torino, legali delle parti civili, hanno chiesto la condanna di Colucci, il risarcimento dei danni morali e il pagamento per ciascuna parte di 5mila euro di provvisionale. L’avvocato Emilio Robotti, che assiste i giuristi democratici, ha chiesto la condanna di Colucci e il risarcimento dei danni patrimoniali e non patrimoniali.

Sulla sentenza potrebbe pesare l’assoluzione degli imputati “concorrenti” De Gennaro e Mortola, che – secondo i tribunali non avrebbero indotto l’ex questore, oggi prefetto in pensione, a dire bugie ma l’assoluzione cucita su misura per l’ex capo della polizia è arrivata prima che fosse definitiva la minuziosa ricostruzione dei fatti e delle responsabilità per ciò che accadde quella notte alla Diaz fornita dalla quinta sezione della Corte di Cassazione. La sentenza potrebbe già arrivare il prossimo 20 novembre.

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