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G7, sospeso Schengen anche al Marconi

La misura cesserà mercoledì 31, prima del vertice sull’Ambiente in città, per contestare il quale continuano i preparativi: aperta una “call for action” e stasera assemblea verso una settimana di mobilitazione fino alla manifestazione dell’11 giugno.

10 Maggio 2017 - 13:08

Ministero degli Interni, Polizia di Stato e Ente nazionale per l’aviazione civile hanno dato notizia negli scorsi del ripristino dalla mezzanotte di oggi e fino al 30 maggio dei controlli di frontiera per i cittadini dell’area Schengen in partenza e in arrivo dall’Italia. La misura è stata decisa dal Governo in relazione ai vertici del G7 previsti a Bari dall’11 al 13 maggio e a Taormina il 26 e 27. Non fa eccezione l’aeroporto Marconi d Bologna, che invita i passeggeri a presentarsi allo scalo muniti di carta d’identità o passaporto e con “congruo anticipo”.

Non risulta al momento l’intenzione di prorogare il provvedimento per il vertice dei ministri dell’ambiente di Italia, Francia, Inghilterra, Germania, Usa, Canada e Giappone previsto sotto le Due Torri per l’11 e 12 giugno, per il quale intanto va delineandosi una settimana di contestazioni a partire da lunedì 5. Per stasera, alle 20,45 alla Sala del Baraccano di via Santo Stefano 119, il coordinamento “G7Mobilitiamoci” ha indetto una “assemblea operativa” aperta a tutti, mentre sul blog g7bologna.wordpress.com è disponibile un form per proporre o divulgare “iniziative e azioni”.

Così l’appello nazionale che circola in rete da diversi giorni: “L’11 e il 12 giugno 2017 la città di Bologna sarà teatro del G7 ambiente: la riunione dei ministri dell’ambiente dei 7 Paesi OCSE più ricchi, fra cui, per la prima volta, un’amministrazione USA apertamente negazionista dei cambiamenti climatici e con posizioni estremamente pericolose per il nostro futuro come dimostra il recente fallimento del G7 energia. Un appuntamento che viene prima del G20 di Amburgo dove è prevista una mobilitazione unitaria di tutti i movimenti e le realtà sociali europee che si contrappongono ad un modello economico che consuma risorse naturali e concentra risorse economiche in mano di pochi”.

Prosegue il testo: “In una situazione in cui la temperatura complessiva del pianeta è in costante aumento avvicinandosi in maniera allarmante verso i +2 C°, soglia oltre la quale viene messo in discussione l’equilibrio ambientale del pianeta – mentre l’aria che respiriamo è sempre più inquinata e la terra in cui viviamo è depredata e compromessa da modelli produttivi insostenibili, non è accettabile un passo indietro rispetto agli obiettivi – seppur insufficienti- dell’accordo di Parigi. Un accordo che, grazie alla pressione della società civile, per la prima volta indica come obiettivi: il contenimento del riscaldamento globale entro 1,5 C° , il finanziamento di sistemi di adattamento per i paesi in cui i cambiamenti climatici sono già un tragico presente e la decarbonizzazione dell’economia. Un accordo che ad oggi, non ha fermato i piani di ricerca e sfruttamento delle risorse fossili sulle coste Italiane o di giacimenti inquinanti come le sabbie bituminose dell’Alberta in Canada. Un accordo che quindi, va implementato inserendo tempistiche ambiziose e certe con penalità forti per chi non segue il percorso stabilito”.

Dunque, “la messa in sicurezza delle risorse e dei territori necessita di una mobilitazione continua. Il 12 e 13 giugno prossimi saranno trascorsi 6 anni dalla vittoria referendaria sul nucleare e per l’acqua pubblica, che costituisce un’affermazione democratica di un diritto fondamentale disattesa da tutti i governi che si sono succeduti dal 2011 ad oggi. Interessi economici e finanziari premono per continuare lo sfruttamento dei territori (come non di rado emerge da inchieste giudiziarie) condizionando l’ambiente e il futuro di intere comunità. Per porre un argine è quindi necessario rafforzare e ampliare la democrazia e la partecipazione dei cittadini al governo dei loro territori.Il futuro del nostro paese rischia di essere compromesso da insufficienti investimenti in innovazione sociale e trasformazione produttiva in senso ecologico e dell’economia in chiave circolare, il mancato sviluppo delle comunità energetiche e della produzione di energie rinnovabili, il continuo investimento su mobilità privata e trasporti su gomma che compromettono la qualità dell’aria e la salute dei cittadini, il limitato investimento in ricerca, formazione, politiche attive del lavoro volte alla messa in sicurezza dei nostri territori e nella creazione di un sistema di welfare in grado di sostenerne le trasformazioni attraverso una giusta transizione. La ricerca e il controllo delle fonti fossili di energia è sono tra le principali cause dei conflitti che stanno destabilizzando il mondo, così come i cambiamenti climatici e il depauperamento delle risorse sono causa di milioni di persone in fuga da situazioni ambientali insostenibili: pertanto mentre la politica si concentra su una gestione emergenziale e securitaria dell’immigrazione sono le nostre stesse scelte economiche e i modelli produttivi a costringere intere popolazioni a lasciare la loro terra di origine”.

“Per questo motivo – prosegue l’appello – non crediamo che possa essere un vertice tra i 7 ‘grandi’ – che hanno già dimostrato ampiamente di non avere cura del nostro pianeta e dei suoi abitanti – a dare risposte ai tanti problemi di inquinamento, alla salvaguardia della salute e dei territori. Le pratiche di difesa del territorio, di economia ciclica e di trasformazione dei processi produttivi e dell’agricoltura sono già in atto e partono dalle iniziative diffuse di associazioni, comunità, contadini e piccoli produttori, per questo crediamo che la trasformazione sociale, ambientale ed economica di cui necessitiamo debba essere in primo luogo democratica e partecipata a cominciare dalla definizione di un ambizioso piano energetico nazionale condiviso con i cittadini di tutto il Paese. Per questo motivo invitiamo tutte e tutti a partecipare a 3 giornate di mobilitazione della società civile per rappresentare un presente e un futuro di cambiamento diverso da quello del vertice istituzionale”.

Prosegue l’appello: “Fino al 15 maggio è aperta una call for action in cui raccogliere tutte le proposte di azioni, iniziative, assemblee, attività, seminari, spettacoli con cui inondare Bologna nelle giornate del vertice. In occasione della giornata mondiale dell’ambiente del 5 giugno proponiamo un’attivazione diffusa su tutto il territorio nazionale per rilanciare le nostre proposte in vista del G7. Costruiamo una mobilitazione aperta, inclusiva e partecipata che trasformerà Bologna in una grande piazza pubblica in cui sia possibile dare corpo ad un’alternativa capace di contrapporsi alle politiche in atto nei paesi del G7 che consuma risorse naturali e concentra risorse economiche in mano di pochi: facciamolo con un’assemblea pubblica nazionale popolare, dei cittadini, dei comitati, delle associazioni e movimenti ecologisti, del mondo del lavoro il 10 giugno e con una grande manifestazione per le strade di Bologna l’11 giugno”.