Storia e memoria

Ferrara / Lino Aldrovandi: “Non voglio neanche pensare che non li licenzino”

Una nostra intervista al papà di Federico. Domani il Tribunale di Bologna deciderà se i quattro agenti condannati in via definitiva per l’omicidio dovranno andare in carcere, ai domiciliari o in affidamento ai servizi sociali.

21 Gennaio 2013 - 14:56

“Non voglio neanche pensare che non vengano licenziati, perchè mio figlio è stato ucciso senza una ragione da quattro schegge impazzite. E non sono parole che uso io, da padre, sono quelle scritte usate nella sentenza”. Sono le parole di Lino Aldrovandi, il papà di Federico, il 18enne di Ferrara ucciso nel 2005 da quattro agenti di Polizia condannati in via definitiva. Domani il Tribunale di sorveglianza di Bologna deciderà se dovranno andare in carcere (“Purtroppo con l’indulto la pena è scesa a soli sei mesi”, ricorda Lino) oppure se, accogliendo le richieste della difesa, potranno usufruire degli arresti domiciliari o dell’affidamento in prova ai servizi sociali.

Per il papà di Aldro, però, arriverà subito dopo “la parte più importante della storia di questi quattro individui che hanno ucciso mio figlio”. Ne abbiamo parlato con lui proprio a Bologna, qualche giorno fa: Lino ha incontrato Haidi Gaggio Giuliani a Vag61, dove la mamma di Carlo ha presentato il libro “Non per odio ma per amore”. Al di là di cosa dirà il Tribunale di sorveglianza, Lino attende di conoscere soprattutto cosa deciderà “la commissione, probabilmente istituita dalla stessa Polizia, che potrebbe portare al licenziamento” dei quattro agenti condannati. “E’ la cosa più importante affinchè fatti del genere non accadano mai più, anche se visto quello che succede- dice Lino, con amarezza- comincio ad avere qualche dubbio su questo”.

Il 25 gennaio, intanto, sarà la madre di Federico, Patrizia Moretti, a dover comparire in una aula di Tribunale nelle vesti di imputata: è stata accusata di diffamazione, insieme ai giornalisti che riportarono le sue parole, dal primo magistrato che si occupò di indagare sulla morte di Aldro. “Mia moglie parlò di indagini non svolte correttamente e di fascicoli che restavano vuoti, la sua era una critica- commenta Lino- ma tutto quello che ha detto, alla fine, è stato messo nero su bianco anche dai giudici, che anzi sono andati anche oltre”.

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