Editoriale

Fase Zero. Tutto cambia, Zic cambia.

Ci siamo trovati di fronte a un bivio. Abbiamo scelto. Continuare a esistere e allo stesso tempo tutelare la progettualità di un quotidiano online autogestito che, nonostante le difficoltà, pensiamo possa ancora essere utile alla diffusione del conflitto sociale e culturale in città. Proviamo a spiegare cosa ci passa per la testa. Come andrà?

31 Luglio 2020 - 15:40

“Cambia lo superficial
cambia también lo profundo
cambia el modo de pensar
cambia todo en este mundo

Cambia todo cambia
cambia todo cambia…”

Cambia anche Zeroincondotta. A poco più di 13 anni dalla nascita, il nostro quotidiano online autogestito imbocca una nuova strada. Non è la prima volta che accade: nel tempo il progetto si è trasformato più volte, si è evoluto, nel tentativo di stare al passo con i tempi e di rinnovare l’ambizione di offrire alla città un’informazione antagonista e partigiana, trasversale e senza vincoli di appartenenza, per dare voce alle esperienze di autorganizzazione ed autogestione, a realtà collettive e soggettività che spesso la società in cui viviamo vorrebbe ridotte al silenzio. Un racconto e un’analisi più articolata di cosa ha rappresentato e rappresenta per noi questa sfida è affidata al libro realizzato in occasione dei dieci anni di Zic.it, quindi non ci dilunghiamo in questa occasione. Ma ora è il momento di scrivere pagine nuove.

La nuova strada ha alle spalle tre diverse vesti grafiche succedutesi nel tempo con circa 14.400 articoli pubblicati, 17.700 foto, 1.100 audio, 530 video e oltre 13.800 appuntamenti di natura politica, sociale e culturale segnalati nella rubrica Agenda. Solo numeri, ma dietro a questi c’è anche uno dei criteri che hanno guidato il cammino di Zic negli ultimi anni: cercare di dar conto di tutto ciò che a Bologna è stato prodotto o che ha riguardato il mondo dei centri sociali, collettivi, sindacati di base, comitati e movimenti sociali. Da un lato le notizie direttamente connesse a queste realtà; dall’altro le informazioni che comunque potessero risultare interessanti per chi si muove su questo terreno. Non abbiamo la pretesa di pensare di esserci riusciti, ma senz’altro è l’obiettivo che abbiamo quotidianamente cercato di perseguire raccogliendo e ricercando ogni informazione utile, per poi inserirla in un flusso di notizie costante e il più ampio possibile. “Tutto”, dunque, intendendo con ciò non “qualsiasi cosa” ma ogni elemento di cronaca e ogni contenuto che rappresentasse un elemento di aggiornamento nel racconto di quello che abbiamo sempre considerato – e continuiamo a considerare – il nostro stesso mondo. Non una bacheca, bensì un prodotto giornalistico prima di tutto libero e indipendente ma anche affidabile e capace di confrontarsi con le sfide imposte dalla multimedialità, dalla self-communication, dal dilagare delle fake news e dal rischio di overload informativo. Abbiamo fatto delle scelte, certo, così come nel tempo abbiamo definito una policy (anche questi temi, per chi volesse, sono affrontati nel libro) che si è tradotta nel rispetto di alcuni vincoli a nostro avviso utili a salvaguardare lo spirito e le finalità del nostro progetto: ma, sempre, il criterio di fondo è stato quello di non tralasciare nulla a priori, neanche i tasselli più piccoli del mosaico. Alla ricerca non tanto di un’improbabile esaustività, quanto nel tentativo di restituire la complessità di una realtà mutevole e, ahinoi, spesso frammentata.

Senza infingimenti, è stato un lavoro faticoso. E non è andato tutto bene.

Non tutto ha funzionato per il meglio. La struttura stessa del nostro progetto ha mostrato dei chiari limiti e anche il rapporto con “il nostro mondo” non ha dato i riscontri che forse sarebbe stato lecito aspettarsi. Probabilmente, abbiamo sopravvalutato l’utilità (o almeno quella condivisa) di uno strumento come Zic e con questo punto interrogativo è giusto fare i conti. E poi: tutto cambia. Cambiano i collettivi, cambia la militanza politica, cambiano le tecnologie, cambia la società, cambiano i bisogni. Cambiano le nostre vite. Per superare le difficoltà abbiamo insistito e sperimentato, abbiamo cercato di correggere, rimodulare e reinventare. Non è bastato, Zeroincondotta si è trovato di fronte a un bivio, a una scelta dal sapore ruvido: insistere a testa bassa con il rischio di deragliare, ritenere conclusa questa esperienza o continuare a portarla avanti ma con una forma nuova e più sostenibile. E’ un ragionamento che si è aperto prima dell’emergenza Covid, ma in fondo anche questa crisi così dirompente ha prodotto elementi di riflessione che non avrebbe senso ignorare: in questi mesi convulsi e inediti si sono condensati tutti gli aspetti positivi e negativi che nel tempo abbiamo identificato per analizzare il percorso di Zic. L’emergenza, con la sua cruda radicalità, ha confermato che una decisione andava presa.

La decisione è che Zic cambia. Continua a esistere, finché ci saranno le condizioni, perché nonostante tutte le difficoltà pensiamo che un giornale autogestito possa ancora essere utile alla diffusione del conflitto sociale e culturale in città. Ma cambia, proprio per tutelare la possibilità di proseguire il suo cammino. Abbiamo sempre cercato di mantenere una relazione trasparente con le/i nostre/i lettrici/ori e con le realtà a cui diamo voce, per cui anche in questo caso ci sembra giusto comunicare pubblicamente questa transizione. Pur non volendo rinunciare all’eterogeneità che ha sempre fatto parte del dna di questo progetto, molto probabilmente l’attività editoriale di Zic sarà meno completa e forse anche meno tempestiva. Del resto, i tempi sono molto diversi rispetto a quelli in cui il giornale è nato e poi si è sviluppato: le realtà sociali che rappresentano il nostro punto di riferimento hanno a disposizione molti più strumenti per comunicare e infatti spesso dimostrano di preferire le opportunità della self-communication, social network in testa, a canali informativi come quello che Zic si candida ad offrire.

Possiamo immaginare che ci sarà meno cronaca e non “tutto” potrà più trovare spazio, con l’auspicio di preservare il tentativo di produrre quella parte di contenuti “a più alto valore aggiunto” che da sempre arricchisce il giornale. Potremmo dover ridurre le notizie che sono comunque disponibili sul mainstream, privilegiando le informazioni che più faticano ad emergere.

E’ un tentativo. Fuor di retorica, non lo sappiamo come andrà. E’ un cambio di rotta a cui non possiamo dire di essere pienamente preparati e dovremo orientarci strada facendo. L’autorganizzazione, si sa, non è un algoritmo e non fa rima con certezze.

Zic cambia. Riparte. Affronta un’altra sfida.

La redazione (inquieta) di Zeroincondotta