Editoriale

Editoriale / Ribelli della montagna

La retorica dei buoni e dei cattivi è senza fondamento. A raccontarlo, la narrazione in soggettiva dai nostri inviati in Valsusa e, di seguito, due interventi dalla conferenza stampa NoTav di lunedì [video]

07 Luglio 2011 - 13:00
thanks to Banksy
(thanks to Banksy)

All’autoporto di Susa arriviamo in ritardo. Ma troviamo ancora qualcuno dei comitati che ci spiega come arrivare ai tre concentramenti, quale corteo sarebbe stato più faticoso

Anche sotto il forte di Exilles arriviamo in ritardo. Il pullman ci lascia a un bivio. Di sotto il concentramento del corteo principale, di sopra la strada già presa da molti altri compagni, che porta a monte del cantiere che sta violentando la valle.

Ci dividiamo, qualcuno scende, noi saliamo. Inizia una camminata, inizia sull’asfalto e finisce sulla terra. E’ il primo incontro con la Valle, bellissima. Chiede rispetto, chiede di non essere ferita.
Noi piovuti da metropoli che qui sembrano pianeti alieni.

A scuoterci da questi pensieri il rumore dell’elicottero della Polizia, non smette di ronzarci sopra. Telefonata da Bologna: “Su Zic cosa mettiamo?”

Ci perdiamo un paio di volte, ma troviamo subito chi ci dà indicazioni. La gente della valle ci saluta, ci aiuta, ci accoglie. Ci troviamo con molti altri nella piazza di una frazione di Ramats. Di nuovo un bivio. “Qui c’è un sentiero più ripido, di là uno un po’ più largo”, dice un uomo, sulla cinquantina. Occorre prepararsi. Le immagini della tempesta di lacrimogeni scatenata sulla Libera Repubblica della Maddalena, lunedì scorso, le abbiamo viste in televisione. Dagli zaini spuntano le bandane, i mille accorgimenti per contrstare il gas, le felpe e i giubbotti perché il cs è anche urticante.

Sentieri, battaglia. L’avevamo detto, i comitati l’avevano detto: domenica sarà assedio al cantiere della Maddalena, e così è stato. Siamo in migliaia, tra chi è più prossimo alle recinzioni e chi come una molla sale e scende tra gli alberi del bosco di Ramats.

Ci si dà il cambio. Avanti con maschere e caschi, c’è la voglia di sfondare, arrivano lacrimogeni a pioggia, indietreggiando si prova a spegnerli nei secchi pieni di foglie e terra. Arrivano le pietre dall’alto. Resistiamo. Provano a caricare… ci provano. Nella nebbia dei lacrimogeni i limoni e le bottiglie di maalox passano di mano in mano. Vediamo passare anche i feriti caricati su barelle di fortuna, i teloni delle tende del presidio che quelle bestie hanno buttato giù lunedì scorso. Sono feriti al volto, al torace, alle gambe. Le merde sparano i candelotti ad altezza d’uomo.

In tanti ci riconosciamo. Quelli che erano sul pullman con noi, ci avevano raggiunto deviando dal corteo sulla statale. Quelli con cui abbiamo condiviso le lotte in università, quelli di San Precario, le compagne e i compagni conosciuti nei centri sociali di mezza Italia. E i campani, incazzati neri più di ogni altro. Quell’amico di anni fa a Bologna che ora vive lontano e fa il medico ma oggi c’è pure lui.

Ma non siamo tutti forestieri. I valsusini ci sono, si riconoscono, sorridono della nostra goffagine di montanari improvvisati: “Questo sentiero non vedeva tanta gente da… da…”

Ore dopo, di nuovo a Ramats, un momento di riposo mentre sotto ancora rimbombano gli spari dei lacrimogeni. “La finanza, cinque camionette, sono qui tra due minuti”.

“Non devono arrivare al sentiero, si bevono quelli che salgono”. Il tentativo di bloccargli la strada, subito la carica, nessuno era pronto. Si corre in salita, di nuovo per sentieri, divisi.

La strada per tornare ce la indica la gente della valle. Il primo pensiero è che senza di loro saremmo stati persi. Il secondo, che siamo tutti dalla stessa parte. Che ogni cosa successa è stata una giusta risposta al grido di aiuto della valle. Che non veniamo da un pianeta alieno. Sul nostro pianeta scendiamo nelle strade della città a gridare che un futuro devono averlo tutti, nessuno escluso, e ci arrampichiamo sulle montagne a batterci per i beni comuni. Noi siamo i buoni, e per loro… Sarà dura!

Zeroincondotta in Valsusa

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> Dalla conferenza stampa NoTav di lunedì 5,
gli interventi del Comitato di Lotta Popolare: