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E il Pd “impedisce agli studenti di parlare”

La denuncia di Hobo dopo che, ieri sera, gli attivisti del collettivo non hanno potuto prendere parola durante un incontro sul referendum costituzionale: “Il no sociale fa davvero paura al regime renziano”.

08 Novembre 2016 - 15:22

14681594_1800760126865563_7613975479569835560_n“Il Pd impedisce agli studenti di parlare”, denuncia Hobo, in riferimento ad un incontro sul referendum costituzionale che si è svolto ieri sera alla “casa del popolo” di via Bastia, con la partecipazione del ministro Andrea Orlando. “Quando viene indetto un incontro pubblico si presume che tutti abbiano la possibilità di partecipare, soprattutto se a indirlo è un partito che ha in mano il governo cittadino, regionale e nazionale, oltre ai mezzi economici e ai media per fare la propria propaganda senza possibilità di contraddittorio da parte delle persone comuni (Renzi ha ormai il quasi monopolio di tv e giornali, impresa che non riuscì neppure a Berlusconi)”, scrive il collettivo. E invece: “Alcuni giovani (giovani veri, senza tessera di partito) volevano prendere parte al ‘dibattito’ ma dopo essere entrati nella sala, sono stati immediatamente segnalati dagli stessi ‘giovani’ carrieristi del Pd, circondati dai loro addetti all’ordine e dai loro amici della Digos. La chiamano ‘casa del popolo’, ma quando il popolo dissente ne nominano uno nuovo! Gli stessi democratici hanno assicurato ai giovani che volevano parlare che ci sarebbe stata la possibilità di intervenire per chiunque ma al termine dell’intervento del ministro non c’è stato alcun ‘dibattito’. Il cosiddetto incontro è infatti stato chiuso in fretta e furia, gli studenti sono stati nuovamente circondati per evitare che potessero prendere parola per esporre le ragioni del No. Tutto ciò non fa che dimostrare che il No sociale fa davvero paura al regime renziano”. Continua ancora Hobo: “Chissà se il Pd farà un comunicato contro se stesso, autodefinendosi ‘squadrista’ e ‘fascista’, come puntualmente fa contro chiunque si opponga alle politiche di devastazione sociale del ducetto Renzi. Chissà se rivendicherà la ‘libertà d’espressione per tutti’, come ha avuto la faccia tosta di fare ogni volta che sono stati contestati, intendendo per libertà l’obbligo di dire sì al capo. E se non basta un sì, il servizio d’ordine del Pd è pronto. Lo abbiamo visto lunedì in via Bastia, lo abbiamo visto sabato scorso tra i lacrimogeni di Firenze. La nostra libertà, al contrario, comincia con un no: un no a Renzi, un no al partito di regime, un no al sequestro delle nostre vite. Un no per cambiare davvero e mandarli a casa”.