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Due settimane di lockdown, ma con negozi e fabbriche aperte

Da sabato spostamenti solo con autocertificazione e scuole chiuse, fanno eccezione solo nidi e materne: scatta presidio in piazza Maggiore per domani pomeriggio. Merola ripropone stop asporto alcol in centro. Intanto, esposto Usb: “Mascherine Fca non conformi”.

25 Febbraio 2021 - 19:14

Da sabato 27 febbraio e fino al 14 marzo sarà estesa a tutta la Città Metropolitana di Bologna (ossia, capoluogo e provincia) la zona di contenimento dei contagi Covid-19 “arancione scuro” già in vigore da oggi nell’Imolese. Lo ha annunciato nel pomeriggio di oggi la Regione.

Saranno quindi vietati tutti gli spostamenti sia nello stesso comune sia verso comuni limitrofi, salvo  quelli, per cui servirà l’autocertificazione, “motivati da comprovate esigenze lavorative, situazioni di necessità (come acquisto di beni) o motivi di salute”. Si potrà fare attività motoria (passeggiate) nei pressi della propria abitazione, ma saltano sia la deroga per i comuni sotto i 5000 abitanti, sia quella per le visite a parenti e amici una volta al giorno, sia quella che consente di recarsi nelle seconde case, previste dalla normativa nazionale. “Rimane sempre consentito il rientro presso il proprio domicilio, abitazione o residenza e la possibilità per gli studenti di frequentare le lezioni in presenza, ove previste, se la scuola ha sede in un comune non compreso tra quelli soggetti a restrizione: potranno ovviamente andare e tornare”, specifica viale Aldo Moro. Quelle sugli spostamenti sono misure più severe di quelle in atto da alcuni giorni nel bresciano, territorio interessato da un significativo focolaio della variante cosiddetta inglese di Sars-Cov-2.

Stop a scuole primarie e secondarie, resteranno aperti solo i nidi e le scuole dell’jnfanzia, le eccezione prevedono “la possibilità di svolgere attività in presenza qualora sia necessario l’uso di laboratori o per mantenere una relazione educativa che realizzi l’effettiva inclusione scolastica degli alunni con disabilità e con bisogni educativi speciali”.  Consentita attività sportiva individuale e all’aperto, ma vietati eventi e competizioni

Chiuse anche le mostre, i musei e gli altri istituti culturali “a eccezione delle biblioteche dove i relativi servizi sono offerti su prenotazione e degli archivi”.

Recita inoltre il comunicato della Regione: “Restano consentite le attività economiche, comprese quelle di servizio alla persona, permesse nelle zone arancioni del paese”, ferma restando l’indicazione di ricorrere al lavoro a distanza dove possibile. TIrando le somme, a differenziare le prossime due settimane dal lockdown del 2020 saranno solo negozi e fabbriche, che non interromperanno le proprie attività, e la luce verde per nidi e scuole dell’infanzia.

Già da domani e fino al 6 aprile, invece, entrerà in vigore la nuova ordinanza del sindaco Virginio Merola che vieterà a fast food e minimarket del centro storico la vendita di bevande alcoliche dalle 18 alle 6.

La chiusura delle scuole ha fatto scattare immediatamente la mobilitazione di Priorità alla Scuola, che scrive: Nonostante le preoccupazioni condivise per il peggioramento della situazione epidemiologica, è pericolosa e inaccettabile – oltre che infondata – l’idea che la chiusura delle scuole, da sola, costituisca la condizione e lo strumento per evitare il passaggio di una regione alla zona rossa. La chiusura delle scuole deve essere l’ultima ed estrema misura! Non la prima, come da un anno a questa parte. Oggi stesso in udienza al Consiglio Comunale il direttore dell’Ausl Pandolfi ha dichiarato che a fronte di un 10% di contagio fra la popolazione a scuola la percentuale di contagio è poco superiore al 5 %. Ancora una volta a pagare le spese della pandemia saranno i più giovani, i più deboli e le donne. La scuola non può essere la foglia di fico per l’inadeguatezza delle misure di contenimento. Domani sera in piazza Maggiore Tutt* insieme per ribadire che le scuole vanno tenute aperte”. Appuntamento alle ore 18.

A proposito di scuole, Usb fa sapere di aver presentato un “esposto riguardante la non conformità ai previsti dalle norme in vigore delle mascherine prodotte da Fca distribuite anche nelle scuole della nostra regione. Se verranno ulteriormente confermati i test già effettuati siamo di fronte all’esposizione a un gravissimo rischio per la salute del personale della scuola, degli studenti e delle loro famiglie. La qualità delle mascherine è un punto fondamentale per il contenimento della pandemia e per avere la possibilità di una scuola in presenza, soprattutto considerando le carenze strutturali dell’edilizia scolastica e degli organici del personale che Usb denuncia da anni. Le denunce sono state presentate a seguito delle verifiche di laboratorio promosse dalla stessa Usb in collaborazione con la onlus Rete Iside e all’Opposizione Studentesca d’Alternativa: tali verifiche hanno attestato un “potere filtrante” molto al di sotto dei parametri stabiliti per legge. Sottolineando che le mascherine prodotte da Fca “soddisfano” il 70% del fabbisogno nazionale, riteniamo non più tollerabile che il diritto alla salute sia sacrificato in nome del profitto di una azienda multinazionale. Ci auguriamo che le procure diano corso al più presto alle necessarie verifiche e provvedimenti a tutela della salute di tutti i cittadini”.