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Disagio abitativo, parte la richiesta di un’Istruttoria pubblica

Il laboratorio Pensare Urbano comincia a raccogliere le firme e definisce “piccoli avanzamenti” gli annunci fatti in questi giorni dal Comune e dall’Ateneo. Intanto, tra “residence” e “apartments”, i privati continuano a sfornare progetti approfittando della domanda di alloggi da parte degli studenti.

02 Aprile 2019 - 17:47

Un’Istruttoria pubblica sul disagio abitativo, simile a quella vista di recente sui Prati di Caprara e il Cierrebi. A chiedere di avviarla è il laboratorio Pensare urbano, che comincerà a raccogliere le 2.000 firme necessarie per farne richiesta al Comune di Bologna. Lo scopo è elaborare “proposte innovative che contribuiscano, nelle more della revisione dei vigenti strumenti urbanistici- così recita la richiesta- ad arricchire la redazione del nuovo Piano urbanistico regionale e alla formazione del bilancio di previsione dell’ente, anche in relazione alla regolamentazione del mercato degli affitti turistici, e alla stesura di un piano complessivo per l’abitare”. Pensare urbano è “animato da diverse sigle tra cui Link, Ritmolento, Unione inquilini, Arci, Labas, Tpo, Sgb. E anche Rigenerazione No Speculazione ci sostiene”, spiegano in conferenza stampa gli attivisti del progetto, sottolineando che l’Istruttoria “permetterà di allargare la partecipazione e far uscire le decisioni fuori dal palazzo”. Questo per individuare “soluzioni ampie”, continuano, perche’ il “piano delle mille case” annunciato dal Comune o i nuovi studentati di cui sta parlando in questi giorni l’Università rappresentano solo “piccoli avanzamenti”: in particolare, “è sempre un bene se si costruiscono nuovi studentati, però c’è un problema legato ai criteri”, visto che “siamo l’unico Paese in Europa con la figura dell’idoneo non beneficiario”. E se il sindaco Virginio Merola ha lanciato messaggi rassicuranti sulla situazione degli studenti, “a noi la situazione sembra tutt’altro che sotto controllo”, replica Pensare urbano: “Guardiamo ad altre Università e ai servizi messi in campo, come l’ufficio per la denuncia del nero che altrove ha una funzione attiva mentre qui è poco frequentato e funzionale”.

Poi c’e’ il tema delle piattaforme turistiche come Airbnb e Booking, “che stanno divorando la città”, afferma Pensare urbano, chiedendo al Comune di fare come “altre grandi città nel mondo, che hanno preso provvedimenti per regolare queste piattaforme, non per penalizzare chi tenta di sbarcare il lunario ma per colpire le multiproprietà e la grande evasione fiscale”. Per Pensare urbano, parlano i dati di marzo diffusi da Inside Airbnb, il progetto che misura l’impatto della piattaforma sulle città: a Bologna, nell’ultimo anno, gli annunci “sono aumentati di 300 unità arrivando a oltre 3.500, più del 60% dei quali si riferiscono ad interi appartamenti, sottratatti al mercato degli affitti”. Inoltre, il 30% degli host “sono multiproprietari, che gestiscono per conto terzi o per loro stessi una grande quantità di appartamenti. Si va dai tre, quattro o cinque al caso limite di 74″.

Intanto, come già accennato, l’Università ha annunciato l’ok ai finanziamenti chiesti per la realizzazione di nuovi studentati e anche il Comune ha fatto sapere di voler destinare a questo scopo un immobile di proprietà Asp in via don Minzoni: bisognerà però cercare un privato che realizzi l’intervento. E di privati già molto attivi su questo fronte, guarda caso, non ne mancano. Oltre ai progetti di cui già si era parlato, proprio oggi Camplus (società della Fondazione Ceur), già presente sotto le Due torri, ha reso noto che entro il 2020 aumenterà la propria offerta di altri 400 letti: un “residence” verrà aperto nella struttura sopra il centro commerciale ex Dima di via Emilia Levante, di proprietà del Banco popolare di Milano; un nuovo “college” sarà realizzato in via Zanolini, vicino all’ex Veneta; altri “apartments” saranno ricavati in un edificio di proprietà della Curia in via Valverde.

Sempre oggi, poi, il Comune ha annunciato che per regolamentare il mercato degli affitti turistici sarà attivato un “percorso partecipato”. E’ uno degli obiettivi di un “laboratorio permanente sulla condizione abitativa studentesca”, denominato HousINg BO, attivato da Comune e Università tramite la Fondazione per l’innovazione urbana. Tra le promesse che accompagnano questo strumento c’è anche la predisposizione di un non meglio definito “pronto intervento” per aumentare la disponibilità di alloggi per studenti “già dal prossimo anno accademico.